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domenica 28 maggio 2023
 
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Quella scuola rinata sulle macerie, opera delle Misericordie

13/12/2017  E' l'istituto di Pieve Torina, in provincia di Macerata,

La caparbietà di un sindaco che vuole permettere al suo paese semiabbandonato di rinascere dopo il terremoto dell’agosto 2016. E la capacità delle Misericordie di raccogliere fondi presso aziende e singoli e poi di organizzare i lavori. Grazie a quest’alleanza, sabato 16 dicembre sarà inaugurato uno dei primi edifici definitivi realizzati nell’area colpita dal sisma, il primo con donazioni interamente private: è la scuola elementare di Pieve Torina, in provincia di Macerata, che temporaneamente ospiterà anche le medie. Sarà intitolata a monsignor Mirello Paoletti, morto nel 2016 e che tanto ha fatto per la Diocesi di Pisa.

«L’avventura – racconta Andrea Del Bianco, direttore della Confederazione delle Misericordie – è iniziata nelle settimane successive al terremoto: eravamo sul posto, da subito apparve chiaro che la sfida era permettere alle famiglie non solo di mettersi al coperto, ma anche di restare sul posto». A Pieve Torina l’inagibilità delle strutture era attorno al 98%. «In quella prima fase – continua – ci è stato chiesto di essere il catalizzatore delle risorse private. Se fossero stati donati al Comune, i tempi dei lavori sarebbero diventati lunghissimi». Hanno aperto i portafogli grandi finanziatori (Enel Cuore, la famiglia Bezos di Amazon, i coniugi Piacentini, la Fondazione Teatro alla Scala), mentre l’Auser, il Centro di Solidarietà Marche Sud, le Misericordie di Sesto Fiorentino e Firenzuola hanno organizzato raccolte popolari alle quali hanno contribuito centinaia di persone. Anche il Comune ha a sua volta convogliato altri finanziamenti.

«La missione della Misericordia – spiega il direttore – è l’assistenza, non costruire. Ma in questa occasione, su richiesta dell’Amministrazione e del Ministero dell’Istruzione, siamo stati soggetto committente ed esecutore». Su un punto il sindaco ha sempre insistito: la scuola andava ricostruita nello stesso posto dove sorgeva quella distrutta dalle scosse, psicologicamente un segnale importante. «All’inizio i bambini preferivano fare scuola nelle tende provvisorie, nelle strutture chiuse avevano paura, c’è voluto tempo a riabituarsi. Per un anno gli scolari hanno frequentato a 20-50 km di distanza: tornare ora nella loro scuola significa superare la paura e ricominciare». Vuol dire anche contrastare l’amarezza dei genitori per una realtà, che se non è sostenuta, perderà le radici.

Nicola Fredducci è il giovane ingegnere responsabile della ricostruzione per le Misericordie: «Tolte le macerie, ai primi di agosto l’Amministrazione locale, di cui abbiamo apprezzato la grande competenza, ci ha consegnato il cantiere con basamento. Con una procedura veloce ma trasparente abbiamo costruito la scuola antisismica in legno, su due piani». Una struttura di 1.300 metri quadri, più 800 di palestra, che sarà il punto di riferimento anche per i bambini delle frazioni vicine (140 alunni in totale). Soprattutto un edificio definitivo, non provvisorio. A Pieve Torina dunque è andata in scena un’ottima sinergia tra privato puro, privato sociale e pubblico: i finanziatori hanno versato alle Misericordie, che hanno costruito e a loro volta donato al Comune. In questo caso i permessi ai lavori sono dipesi dal Commissario straordinario alla ricostruzione, che non prevedono deroghe ma vie ordinarie, compreso il pagamento dell’iva.

«Altre tre scuole ricostruite in precedenza dalle Misericordie – precisa Fredducci – dipendevano invece dalla Protezione civile ed erano normate dallo Stato di emergenza, che permette canali preferenziali e deroghe». La Confederazione ha infatti realizzato anche le scuole antisismiche di Cittareale (RI), Gualdo di Macerata (MC) e Acquasanta Terme (AP), che però sono strutture provvisorie. A San Ginesio (MC) sono stati acquistati i macchinari per il laboratorio di meccanica dell’Istituto tecnico, mentre a Esanatoglia (MC) si sta procedendo con le fondamenta per la scuola media. «Un impegno reso possibile – conclude il direttore – grazie alla raccolta di oltre 3 milioni di euro da privati, che sono stati interamente utilizzati a favore delle comunità terremotate».

 
 
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