Carissimo don Antonio, da pochi
minuti è terminata una puntata di
un programma televisivo che mi ha
amareggiata e disorientata, soprattutto
per i commenti in studio. Si parlava
di una causa di separazione perché la
moglie intendeva portare avanti due
relazioni contemporaneamente. La
signora voleva che il marito accettasse
questo suo bisogno di amarlo e, allo
stesso tempo, di amare un altro uomo.
Il povero marito non voleva assolutamente
condividere la moglie con altri.
Per lui il matrimonio era il sigillo di
un amore unico. Quasi tutto il pubblico
era a favore del marito, ma aveva
vergogna a esprimersi. Nel dibattito è
emerso che in America sono più avanti
di noi, perché queste situazioni sono
accettate nella normalità. La ciliegina
finale l’ha messa il giudice che, pur
“dovendo” dare sentenza favorevole al
marito, ha concluso dichiarando che,
umanamente, era dispiaciuto di dover
distruggere l’amore puro che provava
la signora, e che la legge italiana era
troppo retrograda. Così, per l’ennesima
volta, è passata come normale
l’idea che è giusto, anzi è una conquista
sociale, “amare” due persone nello
stesso momento. Ogni opinione differente
è giudicata bigotta.
ANNA MARIA
In una “società liquida” come la nostra,
dove prevalgono egoismo e individualismo,
ognuno fa quel che gli pare. Ogni desiderio
(o capriccio) dev’essere realizzato. E subito.
Anzi, si pretende che diventi legge e abbia
un riconoscimento ufficiale. Ormai, vige
la regola che è bene quel che mi piace o
mi conviene, il resto non conta nulla. Tanto
meno l’etica e i principi morali. Il bene
comune, da tempo, è relegato nel dimenticatoio.
I mass media, inoltre, aggravano la
situazione con programmi insulsi, cui andrebbe
negato l’audience. Ma ciò dipende
solo da noi.