A Milanocity è andata in scena la disabilità (e non solo) grazie alla rassegna Reatech Italia, con lo scopo di sensibilizzare le masse nei riguardi di un tema molto sentito e presente, qual è quello dell’indipendenza di ciascun individuo, sia che si parli di un bambino, di un anziano, o di una persona con difficoltà motorie o di apprendimento. Ci si trova di fronte ad un evento davvero completo dunque, basti pensare che a questa manifestazione hanno partecipato moltissimi stand, affrontanti argomenti di vario genere.
Per coloro che si trovano in terza età erano dedicati spazi appositi, ma che comunque avevano un “leitmotiv” comune: essere anziani non vuol dire essere indifesi, ma significa essere una classe di cittadini con dei bisogni particolari, ma con un bagaglio di conoscenze ed esperienze invidiabili ai più. Non sono mancate certo le occasioni di socializzazione, si consideri ad esempio lo sport paraolimpico: un eccezionale punto d’incontro tra il mondo dei normodotati, e lo spesso fumoso e sconosciuto mondo dei diversamente abili. “Reatech Italia” ha pensato anche a questo, fornendo un’occasione unica, quella di dare a chiunque un “assaggio” delle numerosissime attività sportive che un portatore di handicap può praticare.
E’ molto toccante vedere come due realtà così apparentemente lontane, come quella di quelli “sani”, e come quella di quelli “malati” (questa è l’immagine che la gente comune si fa di una persona che ha semplicemente capacità differenti), si possano toccare andando ad incrociarsi. Prendiamo come dimostrazione uno sport non molto diffuso, ma comunque molto apprezzato dalle persone con abilità non comuni: la boccia paraolimpica. Avete presente il gioco delle bocce praticato dagli anziani nei circoli? Bene, questa è la stessa attività, con la differenza che si svolge con palle di cuoio al posto delle classiche bocce, ed è praticato con grandissimo entusiasmo da qualsiasi persona che presenti una problematica definita come “paralisi cerebrale infantile”. Tale neologismo apparentemente complesso, sta ad indicare un disturbo del movimento e della postura di natura neurologica.
Tornando alla “Paralimpic Boccia”, è uno sport che si può praticare normalmente seduti, oppure in carrozzina, e cosa assolutamente da non sottovalutare, può essere esercitato anche da persone che presentano difficoltà nel muovere o ruotare il capo. Questo è stato possibile grazie all’ausilio di uno speciale scivolo collegato ad un casco ad infrarossi, che permette al giocatore di direzionare la pallina, potendo così “lanciare” normalmente. Per ben tre giorni è stata concessa la pratica di questo gioco molto particolare(e, come vedremo, non solo di questo), anche ai normodotati, simulando partite vere “handicap vs non handicap” e… volete sapere il risultato? Beh, le persone “normali” si sono trovate in grossa difficoltà in questa attività, e hanno compreso che i movimenti che un diversamente abile pratica tutti i giorni non sono assolutamente semplici per nessuno.
Altre attività ludiche e sportive presenti grazie a Reatech erano (tra le tante), il basket in carrozzina e il baseball per non vedenti. Oltre all’aspetto ricreativo e di divertimento, la rassegna milanese si è concentrata su aspetti pratici che possano migliorare la qualità della vita di ciascuno di noi. Tali considerazioni pratiche comprendono ausili per facilitare il movimento in casa (pensando ad un anziano), strumenti che possano velocizzare le operazioni quotidiane (tutto questo è possibile grazie alla domotica), ed anche “stratagemmi” per abbattere qualsivoglia barriera architettonica. Infatti, parlando proprio di questi “trucchetti del mestiere”, alla fiera Milanocity era presente uno stand che mirava ad affrontare il problema (spesso agognato e sofferto per molti), della rimozione di tutti quegli ostacoli che impediscono ad una persona “carrozzata” di muoversi liberamente, offrendo soluzioni di villeggiatura che possano risultare ottimali per le esigenze di ciascun essere umano.
Insomma, una rassegna di stampo dimostrativo molto utile per tutti, soprattutto è stata davvero positiva perché ha permesso di provare, ad ognuno, cosa si prova a “vestire” i panni di colui che deve convivere con problematiche negli spostamenti, ma mostrando anche che questi individui, pur avendo complessità di vario genere, possiedono una forza d’animo (ed anche fisica) straordinarie.