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martedì 20 maggio 2025
 
 

Quelli che... è meglio l'incubatore

09/01/2013  Viaggio nella realtà di Fab, il social network delle start up pensato per chi è disoccupato ma ha idee imprenditoriali vincenti per lo sviluppo sociale

Hai un’idea d’impresa per far crescere e migliorare la tua città? Fab ti aiuta a realizzarla. E’ partita lo scorso 15 dicembre la seconda “call” per entrare a far parte del social net-work delle startup rivolto a chi è senza lavoro e cerca una opportunità di occupazione: ideato dalla Cooperativa Itaca è il generatore d’impresa per lo sviluppo sociale che può sostenere chi ha l’idea giusta, offrendo l’occasione a costo zero per trasformarla in impresa. Dal 15 dicembre sino al 15 febbraio 2013, questi i termini annunciati da Itaca per la presentazione degli embrioni di progetto, porte aperte a visioni innovative del futuro e alla costruzione di progetti che possano far emergere talenti e passioni. Tra le novità, il recentissimo ingresso della Fondazione Crup tra i partner che finanzierà sei borse di studio per l’intera durata del progetto.


Acronimo di Faber Academy Box, Fab è il progetto con cui la Cooperativa sociale Itaca ha inteso celebrare i 20 anni di fondazione, «pensato per far sì che le idee viaggino in fretta tra le persone che lo popolano – afferma il presidente di Itaca, Leo Tomarchio -, creando un processo di collaborazione che possa dare forma a un nuovo modo di fare impresa». FAB mette a disposizione un luogo fisico – la sede è in pieno centro a Pordenone in via San Francesco 1/C – collegato al mondo reale e virtuale, strumenti, la sua rete di relazioni con enti locali, finanziari, università. «Abbiamo scelto di puntare sulle persone, disoccupate, con un lavoro parziale o precario, e sulle buone idee – prosegue Tomarchio - per farle diventare lavoro e un motore di sviluppo e cambiamento del territorio e della società». L’obiettivo è «scommettere sul sapere e sulle potenzialità di persone che nessuno sa più dove collocare – sottolinea Christian Gretter, coordinatore di FAB -, oltre che sulle idee di professionisti che necessitano di una rete forte di relazioni e di collaborazioni per veder realizzata la propria intuizione e i propri talenti». Per una Cooperativa sociale come Itaca, che nel 2011 ha sfiorato i 35 milioni di euro di fatturato segnando un + 7,8%, incrementando il numero degli occupati (oltre 1300, l’83% dei quali donne) e dei soci lavoratori (oltre 1000), lanciare un progetto come FAB significa anche altro. «Noi vogliamo proporre un nuovo modello di mondo e di comunità sociale – evidenzia ancora Gretter -, coerente con la mutevolezza del contesto economico. Inclusivo e aperto a chiunque, ma basato sulla valorizzazione delle caratteristiche che rendono unico ogni essere umano e mirato ad un effettivo progresso sociale». Si potranno sviluppare idee imprenditoriali focalizzate su tre marco aree: uomo, ambiente, comunità. Fab è un progetto della Cooperativa Itaca che gode della collaborazione di Dof Consulting e del supporto di diversi partner, fra cui l’Università degli Studi di Trento nella persona del prof. Luca Fazzi, di A.I.C.C.O.N. (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit) nella persona del suo direttore Paolo Venturi, DMAV. Dalla maschera al volto – Social Art Ensemble, Provincia di Pordenone e Comune di Pordenone.


Le idee sono ancora top secret ma i ragazzi si sono resi disponibili a raccontare la loro esperienza. Nella speranza che il valore sociale dei loro progetti diventi presto impresa e dunque patrimonio per tutta la comunità.

Come ti sei avvicinata a FAB?

Elisa Delli Zotti: «Mi è stato suggerito di leggere un articolo in un quotidiano locale dove si presentava l’iniziativa FAB e se ne annunciava la sua presentazione al pubblico. Così sono andata a sbirciare cosa stesse succedendo in centro città durante quell’occasione. Da lì il colloquio informativo, la email con allegato il mio progetto, e poi la selezione e l’incontro con Federica…».  

Federica Vaglio: «Ho scoperto FAB da un volantino raccolto in mediateca a Pordenone, era l'ultima settimana prima della chiusura della prima call. Dopo aver letto attentamente il sito, ho fissato un appuntamento e incontrato Christian Gretter, coordinatore di FAB, il generatore d’impresa della Cooperativa sociale Itaca, che mi ha mostrato la sede e spiegato il percorso. Ho deciso di dare una possibilità a un progetto che avevo nel cassetto. Poi, qui in FAB, da una siamo diventate due e le idee si sono moltiplicate».

Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa? 
«Ci sono continui incontri di formazione personale, a volte il ritmo è davvero incalzante. Il percorso “The Village” e il lavoro di Dof Consulting sono davvero molto utili. Nel gruppo dei fabers, soprattutto in questo periodo, sono giornate intense. Ci si allena a pensare a come possa essere, di qui a pochi mesi, la nostra impresa e, con la simulazione alla partecipazione a bandi internazionali, si affinano le strategie di comunicazione adeguate alla nostra idea di partenza. Tutto può essere una palestra!».     

Come si sta sviluppando la vostra idea imprenditoriale?
«Tra continui ostacoli e abbagli non è facile realizzare un progetto che sia open e che non abbia fini di lucro! Impossibile? ...forse! Che una buona idea non basti da sola, l’avevamo capito, bisogna renderla comprensibile anche alla nonna e quantificabile con numeri e business plan per potenziali investitori. Ma ai nostri occhi serve soprattutto una buona dose di cioccolata e chilometri e chilometri di spazio in “cloud” da condividere con le scrivanie vicine e lontane del nostro team, sparpagliato per la penisola e non solo. É un continuo creare e distruggere, cambiare prospettiva e lavorarci disperatamente e ironicamente. Sempre pronte a cambiare tutto il giorno successivo e ricominciare con un nuovo entusiasmo!».

Come ti sei avvicinata a FAB?

«Su suggerimento di una conoscente, mi sono recata alla giornata di presentazione di FAB a Pordenone presso l’ex convento di San Francesco, dove sono venuta a conoscenza delle iniziative di Itaca e di Dof consulting relative alla proposta di una sorta di concorso di idee per un incubatore d’impresa. Una volta comprese le dinamiche del progetto, ho promosso l’opportunità presso i miei amici, tra cui il mio attuale socio Dante e, armata di carta e penna, mi sono decisa a presentare una mia idea. Così, dopo un mese, sono stata contattata inaspettatamente e sono stata catapultata in questa avventura».

Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«La giornata tipo all’interno dell’ufficio di FAB si svolge tra lezioni frontali dai ritmi molto serrati in cui impariamo a gestire le problematiche tipiche del lavoro di gruppo, della relazione con le istituzioni - e del nostro collocamento in esse - e riflessioni con i tutor sulle aspettative nei confronti di noi stesse e della società, che sarà l’obiettivo finale dei nostri progetti. Nel tempo libero, l’ufficio rimane a disposizione per momenti di conviviale collaborazione tra fabers e momenti di ricerca sul progetto».

Come si sta sviluppando la tua idea imprenditoriale? 
«L’idea sta incontrando non poche difficoltà per diventare vero e proprio progetto. Attraverso statistiche e dati, prende forma il contesto normativo in cui collocare e ipotizzare le varie declinazioni e le possibilità di realizzazione. Al momento stiamo cercando di aprirci un varco tra le fumose leggi che ospiteranno il nostro progetto, attraverso colloqui con vari professionisti dei settori di legislazione ambientale e contabilità. Il nostro “recyClab” ora è nella fase più critica poiché, oltre a dimostrare la sua sostenibilità economica, deve anche delineare una strategia d’azione aderente alle possibilità offerte dalla legislazione sul riuso. Se la supererà, sarà pronto per diventare una realtà concreta in grado di produrre un progresso in campo ambientale e un beneficio per la comunità che lo ospiterà. In linea con le attuali normative europee, entro il 2020 gli stati devono costantemente indirizzarsi verso un risparmio delle risorse: recyClab, quindi, diventa lo strumento con il quale attuare nuove strategie per migliorare la qualità della vita di tutti».

Come ti sei avvicinata a Fab?

«Informandoci sul mondo della cooperazione e consultando il sito della cooperativa sociale Itaca abbiamo trovato le informazioni su Fab e l’occasione per la creazione di nuove imprese. Abbiamo partecipato alla giornata di presentazione e all’Open Day per ricavare le notizie del caso. Successivamente, abbiamo presentato la nostra idea di progetto, che è stata valutata positivamente e che ci ha dato la possibilità di passare alla fase successiva dell’Academy».

Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«All’interno di Fab seguiamo corsi specifici, un paio di volte alla settimana, tenuti da diversi professionisti su temi come la progettazione, il business & social plan, l’amministrazione generale, il sociale, coaching, problem solving relazionale, sviluppo personale e lavoro di gruppo, e tutto ciò che più in generale in questa fase ci servirà per avere un’ampia visione d’insieme, che ci permetta di rendere concreto il nostro progetto. Nelle giornate libere abbiamo a disposizione lo spazio di Fab con le attrezzature necessarie per il lavoro, uno spazio ricreativo per la pausa pranzo e l’ interazione con gli altri partecipanti, con i quali si è instaurato un bel rapporto di complicità e collaborazione».

Come si sta sviluppando la tua idea imprenditoriale?
«Siamo partiti dal bisogno di crearci un lavoro stabile e l’abbiamo unito alla passione per l’ambiente che accomuna il nostro gruppo. Il nostro progetto di Parco rurale sinergico è a buon punto, da un’idea “grezza” ora siamo arrivati ai dettagli e stiamo ultimando il business and social plan. Stiamo anche allacciando relazioni con le realtà del territorio, ma non solo (cooperative, imprese, associazioni), indispensabili allo sviluppo della nostra futura rete sociale e commerciale. I professionisti che ci aiutano, e ci offrono le loro consulenze, sono utili per un confronto con le realtà imprenditoriali esistenti. Siamo prossimi alla registrazione di un video di presentazione della nostra idea imprenditoriale che sarà visibile al pubblico e, quindi, anche agli eventuali investitori e partner».

Come ti sei avvicinata a Fab?

«Mi sono avvicinata a Fab attraverso “Imprenderò”, un progetto volto al supporto della creazione d'impresa e alla promozione della cultura imprenditoriale nella regione Friuli Venezia Giulia».

Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«Le giornate sono molto variegate e sempre cariche di interessanti spunti e nuovi stimoli. Nella fase iniziale la formazione è stata l’elemento più rilevante. Abbiamo lavorato molto su noi stessi e sulle nostre risorse personali grazie al team di Dof Consulting, che ci ha spalancato le porte di “The Village”, il paese virtuale nel quale ognuno ha potuto incontrare e scegliere, attraverso delle carte illustrate, i personaggi che più gli assomigliavano e quelli di cui avrebbe avuto bisogno per realizzare il proprio progetto. Questo ci ha permesso di sviluppare al meglio le caratteristiche che ancora non avevamo o che possedevamo solo in parte per gestire in modo ottimale la nostra idea d’impresa. L’équipe della Cooperativa sociale Itaca, invece, ci ha introdotto alla progettazione e alla stesura del business plan, lasciandoci però grande libertà di ricerca e di azione. Nella fase attuale, le giornate di scambio e formazione collettiva si alternano a periodi di lavoro individuale, nello sforzo di concretizzare l’idea calandola nella realtà dei numeri e del mercato di riferimento, definendo dettagli e cercando informazioni e contatti utili. Molto importanti sono anche i momenti di pausa. Davanti a un caffè o durante il pranzo ci si confronta con i colleghi fabers: nascono così nuove idee, si scambiano consigli, indicazioni, punti di vista, si creano amicizie e collaborazioni».

Come si sta sviluppando la tua idea d’impresa?
«La mia idea sta prendendo forma attraverso la stesura del progetto e la messa a punto del business plan, con il supporto dei possibili fornitori. Ero approdata in Fab molto determinata, ma adesso mi sento ancora più consapevole e decisa, perché ho cucito il mio progetto punto dopo punto per renderlo aderente alle necessità del territorio. Ma il vero motore del generatore Fab è, a mio avviso, l’attenzione rivolta alla motivazione personale, rafforzata da incontri individuali con il coach, che ci affianca nel pianificare le azioni da mettere in campo per raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Credo che avere una persona di riferimento aiuti a non perdere di vista l’obiettivo di fronte alle inevitabili difficoltà che s’incontrano nella fase iniziale dell’avvio d’impresa. È importante sentirsi supportati non solo come futuri imprenditori ma anche come individui: questo Fab l’ha capito, a conferma della sua attenzione alla persona, prima cellula della società».

Come ti sei avvicinata a Fab?

«Luglio 2012: “Ciao Tiz, l’altra sera sono stata ad un’inaugurazione della Cooperativa Itaca di “qualcosa” per cui se presenti l’idea per un progetto te la finanziano”. “Ma sei sicura?”. “No”. “Andiamo a leggere cosa dicono nel sito?”. “Sì” E così è stato, ci siamo fatte un’idea di cosa fosse e cosa offrisse Fab e poi ci siamo presentate all’Open Day. Da una chiacchierata a braccio con Massimo Tuzzato, area Ricerca e sviluppo di Itaca, è nata l’idea che poi abbiamo sviluppato e presentato alla selezione».

Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«C’è un calendario di Academy (la parte formativa proposta da Itaca), che è in continua evoluzione e si modella sulle esigenze che emergono man mano, a seconda delle nostre competenze e dei nostri progetti. Intervengono membri della Cooperativa sociale Itaca ed esperti esterni di varie aree. Con i consulenti di comunicazione di Dof Consulting, oltre a fare formazione, portiamo anche avanti il progetto “The Village”, un modo interessante di individuare, analizzare e sviluppare le nostre competenze sociali. Ci siamo noi fabers, che lavoriamo individualmente o in gruppo ai nostri progetti, tra una risata, un pranzo riscaldato al microonde, un lavaggio di tazzine del caffè in bagno e qualche confidenza… C’è Christian Gretter, il coordinatore del progetto, il nostro funambolo tentacolare sempre ottimista, motivante, e rassicurante… buena onda. E poi c’è Fabio Della Pietra, dell’ufficio stampa di Itaca, che scrive, posta, fotografa, documenta e ci ripete sempre: “taggatevi!”».

Come si sta sviluppando la tua idea imprenditoriale?
«La mia idea è l’apertura di una scuola dell’infanzia bilingue. Per concretizzarla, sto facendo un “bagno di legge”, cercando e studiando tutta la normativa di riferimento; sto facendo un’analisi della concorrenza, visitando e interrogando tutte le scuole bilingui presenti nel raggio di un centinaio di chilometri; sto facendo ricerche in internet per trovare possibilità di entrare in rete con altre scuole eccellenti; sto riflettendo come mamma su quello che voglio e quello che manca a Pordenone; sto usando un po’ di fantasia e visione per dare corpo all’idea e, infine, sto mettendo a frutto i miei studi di progettazione per scrivere al meglio la mia proposta».

Come ti sei avvicinata a Fab?

«Ho conosciuto Fab grazie a un amico che me ne ha parlato e mi ha dato tutte le informazioni utili (sito, brochure, ecc.) per saperne di più».

Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«La vita quotidiana nel generatore d’impresa è scandita da diversi momenti, di studio, di riflessione, di partecipazione, di pausa, di collaborazione e di creatività. La giornata tipo inizia alle 9.30, quando a turno una faber di buona volontà, o il tutor, apre la sede. Dopo, a seconda degli impegni giornalieri che si hanno, i fabers lavorano ai loro progetti fino alla pausa pranzo, solitamente fino alle 13. La pausa pranzo rappresenta un momento conviviale in cui, tra un boccone e l’altro, si scambiano opinioni e impressioni su argomenti disparati. In seguito, si ritorna al lavoro e, salvo impegni, si procede fino alle 18. Alcuni giorni a settimana, la routine lavorativa si arricchisce grazie all’Academy, una serie di incontri di formazione dai contenuti tecnici e non solo, che hanno lo scopo di sostenere i fabers nello sviluppo dell’impresa e nell’auto-sviluppo personale e professionale (o di gruppo)».

Come si sta sviluppando la tua idea imprenditoriale?
«Lo sviluppo della mia idea imprenditoriale si sta realizzando attraverso un percorso che finora ha previsto azioni precise. La prima azione del mio percorso in Academy è consistita nello scomporre l’idea e la sua riformulazione, attraverso l’ausilio del quadro logico e degli strumenti di progettazione propri del ciclo di progetto. La seconda si è concretizzata nella prima formulazione del budget e nelle indagini di mercato relative ai costi da sostenere (richiesta preventivi, visione siti per fornitura strumenti e materiali di lavoro, ecc.). La terza azione ha previsto la prima stesura del business plan con le rispettive indagini settoriali e di mercato. La quarta azione è l’ideazione e la creazione dello storyboard del video di presentazione dell’idea di impresa. Le azioni che prevedo di attuare e portare a termine per la fine di questa prima fase di Fab sono di revisione e controllo del business plan e del budget».

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