Hai
un’idea d’impresa per far crescere e migliorare la tua città? Fab ti aiuta a
realizzarla. E’ partita lo scorso 15 dicembre la seconda “call” per entrare a
far parte del social net-work delle startup rivolto a chi è
senza lavoro e cerca una opportunità di occupazione: ideato dalla Cooperativa Itaca è il generatore d’impresa per lo sviluppo sociale che può sostenere chi ha
l’idea giusta, offrendo l’occasione a costo zero per trasformarla in impresa.
Dal
15 dicembre sino al 15 febbraio 2013, questi i termini annunciati da Itaca per
la presentazione degli embrioni di progetto, porte aperte a visioni
innovative del futuro e alla costruzione di progetti che possano far emergere
talenti e passioni. Tra le novità, il recentissimo ingresso della Fondazione
Crup tra i partner che finanzierà sei borse di studio per l’intera
durata del progetto.
Acronimo
di Faber Academy Box, Fab è il progetto con cui la Cooperativa sociale Itaca ha
inteso celebrare i 20 anni di fondazione, «pensato per far sì che le idee
viaggino in fretta tra le persone che lo popolano – afferma
il presidente di
Itaca, Leo Tomarchio -, creando un processo di collaborazione che possa dare
forma a un nuovo modo di fare impresa».
FAB
mette a disposizione
un luogo fisico – la sede è in pieno centro a Pordenone in
via San Francesco 1/C – collegato al mondo reale e virtuale, strumenti, la sua
rete di relazioni con enti locali, finanziari, università.
«Abbiamo
scelto di puntare sulle persone, disoccupate, con un lavoro parziale o
precario, e sulle buone idee – prosegue Tomarchio - per farle diventare lavoro
e un
motore di sviluppo e cambiamento del territorio e della società».
L’obiettivo
è «scommettere sul sapere e sulle potenzialità di persone che nessuno sa più
dove collocare – sottolinea
Christian Gretter, coordinatore di FAB -, oltre che
sulle idee di professionisti che necessitano di una rete forte di relazioni e
di collaborazioni per veder realizzata la propria intuizione e i propri talenti».
Per
una Cooperativa sociale come Itaca, che nel 2011 ha sfiorato i
35 milioni di
euro di fatturato segnando un + 7,8%, incrementando il numero degli occupati
(oltre 1300, l’83% dei quali donne) e dei soci lavoratori (oltre 1000),
lanciare un progetto come FAB significa anche altro. «Noi vogliamo proporre un
nuovo modello di mondo e di comunità sociale – evidenzia ancora Gretter -,
coerente con la mutevolezza del contesto economico. Inclusivo e aperto a
chiunque, ma basato sulla valorizzazione delle caratteristiche che rendono
unico ogni essere umano e mirato ad un effettivo progresso sociale». Si
potranno sviluppare idee imprenditoriali focalizzate su
tre marco aree: uomo,
ambiente, comunità. Fab è un progetto della Cooperativa Itaca che gode della collaborazione di Dof
Consulting e del supporto di diversi partner, fra cui l’Università degli Studi
di Trento nella persona del prof. Luca Fazzi, di A.I.C.C.O.N. (Associazione
Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit)
nella persona del suo direttore Paolo Venturi, DMAV. Dalla maschera al volto –
Social Art Ensemble, Provincia di Pordenone e Comune di Pordenone.
Le idee sono ancora top secret ma i ragazzi si sono resi disponibili a raccontare la loro esperienza. Nella speranza che il valore sociale dei loro progetti diventi presto impresa e dunque patrimonio per tutta la comunità.
Come ti sei avvicinata a FAB?
Elisa Delli Zotti: «Mi è stato suggerito di leggere un articolo in un
quotidiano locale dove si presentava l’iniziativa FAB e se ne annunciava la sua
presentazione al pubblico. Così sono andata a sbirciare cosa stesse succedendo
in centro città durante quell’occasione. Da lì il colloquio informativo, la
email con allegato il mio progetto, e poi la selezione e l’incontro con
Federica…».
Federica Vaglio: «Ho scoperto FAB da un
volantino raccolto in mediateca a Pordenone, era l'ultima settimana prima della
chiusura della prima call. Dopo aver letto attentamente il sito, ho fissato un
appuntamento e incontrato Christian Gretter, coordinatore di FAB, il generatore
d’impresa della Cooperativa sociale Itaca, che mi ha mostrato la sede e
spiegato il percorso. Ho deciso di dare una possibilità a un progetto che avevo
nel cassetto. Poi, qui in FAB, da una siamo diventate due e le idee si sono
moltiplicate».
Da
quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«Ci sono continui incontri di formazione personale, a volte
il ritmo è davvero incalzante. Il percorso “The Village” e il lavoro di Dof Consulting
sono davvero molto utili. Nel gruppo dei fabers, soprattutto in questo periodo,
sono giornate intense. Ci si allena a pensare a come possa essere, di qui a
pochi mesi, la nostra impresa e, con la simulazione alla partecipazione a bandi
internazionali, si affinano le strategie di comunicazione adeguate alla nostra
idea di partenza. Tutto può essere una palestra!».
Come si sta sviluppando la vostra idea imprenditoriale?
«Tra continui ostacoli e abbagli non è facile realizzare un
progetto che sia open e che non abbia fini di lucro! Impossibile? ...forse! Che
una buona idea non basti da sola, l’avevamo capito, bisogna renderla
comprensibile anche alla nonna e quantificabile con numeri e business plan per potenziali investitori. Ma ai nostri occhi serve
soprattutto una buona dose di cioccolata e chilometri e chilometri di spazio in
“cloud” da condividere con le scrivanie
vicine e lontane del nostro team, sparpagliato per la penisola e non solo. É un
continuo creare e distruggere, cambiare prospettiva e lavorarci disperatamente
e ironicamente. Sempre pronte a cambiare tutto il giorno successivo e
ricominciare con un nuovo entusiasmo!».
Come ti sei avvicinata a FAB?
«Su
suggerimento di una conoscente, mi sono recata alla giornata di presentazione
di FAB a Pordenone presso l’ex convento di San Francesco, dove sono venuta a
conoscenza delle iniziative di Itaca e di Dof consulting relative alla proposta
di una sorta di concorso di idee per un incubatore d’impresa.
Una
volta comprese le dinamiche del progetto, ho promosso l’opportunità presso i
miei amici, tra cui il mio attuale socio Dante e, armata di carta e penna, mi
sono decisa a presentare una mia idea. Così, dopo un mese, sono stata
contattata inaspettatamente e sono stata catapultata in questa avventura».
Da quali fasi è scandita la vita
quotidiana nel generatore d’impresa?
«La
giornata tipo all’interno dell’ufficio di FAB si svolge tra lezioni frontali
dai ritmi molto serrati in cui impariamo a gestire le problematiche tipiche del
lavoro di gruppo, della relazione con le istituzioni - e del nostro
collocamento in esse - e riflessioni con i tutor sulle aspettative nei
confronti di noi stesse e della società, che sarà l’obiettivo finale dei nostri
progetti. Nel tempo libero, l’ufficio rimane a disposizione per momenti di
conviviale collaborazione tra fabers e momenti di ricerca sul progetto».
Come si sta sviluppando la tua
idea imprenditoriale?
«L’idea
sta incontrando non poche difficoltà per diventare vero e proprio progetto. Attraverso
statistiche e dati, prende forma il contesto normativo in cui collocare e ipotizzare
le varie declinazioni e le possibilità di realizzazione. Al momento stiamo
cercando di aprirci un varco tra le fumose leggi che ospiteranno il nostro progetto,
attraverso colloqui con vari professionisti dei settori di legislazione
ambientale e contabilità.
Il
nostro “recyClab” ora è nella fase più critica poiché, oltre a dimostrare la
sua sostenibilità economica, deve anche delineare una strategia d’azione
aderente alle possibilità offerte dalla legislazione sul riuso. Se la supererà,
sarà pronto per diventare una realtà concreta in grado di produrre un progresso
in campo ambientale e un beneficio per la comunità che lo ospiterà.
In
linea con le attuali normative europee, entro il 2020 gli stati devono
costantemente indirizzarsi verso un risparmio delle risorse: recyClab, quindi,
diventa lo strumento con il quale attuare nuove strategie per migliorare la
qualità della vita di tutti».
Come ti sei avvicinata a Fab?
«Informandoci sul mondo della cooperazione e consultando il
sito della cooperativa sociale Itaca abbiamo trovato le informazioni su Fab e
l’occasione per la creazione di nuove imprese. Abbiamo partecipato alla
giornata di presentazione e all’Open Day per ricavare le notizie del caso.
Successivamente, abbiamo presentato la nostra idea di progetto, che è stata
valutata positivamente e che ci ha dato la possibilità di passare alla fase
successiva dell’Academy».
Da quali fasi è scandita la vita quotidiana nel
generatore d’impresa?
«All’interno di Fab seguiamo corsi specifici, un paio di
volte alla settimana, tenuti da diversi professionisti su temi come la
progettazione, il business & social plan, l’amministrazione generale, il
sociale, coaching, problem solving relazionale, sviluppo personale e lavoro di
gruppo, e tutto ciò che più in generale in questa fase ci servirà per avere
un’ampia visione d’insieme, che ci permetta di rendere concreto il nostro progetto.
Nelle giornate libere abbiamo a disposizione lo spazio di Fab con le
attrezzature necessarie per il lavoro, uno spazio ricreativo per la pausa
pranzo e l’ interazione con gli altri partecipanti, con i quali si è instaurato
un bel rapporto di complicità e collaborazione».
Come si sta sviluppando la tua idea imprenditoriale?
«Siamo partiti dal bisogno di crearci un lavoro stabile e
l’abbiamo unito alla passione per l’ambiente che accomuna il nostro gruppo. Il
nostro progetto di Parco rurale sinergico è a buon punto, da un’idea “grezza”
ora siamo arrivati ai dettagli e stiamo ultimando il business and social plan.
Stiamo anche allacciando relazioni con le realtà del
territorio, ma non solo (cooperative, imprese, associazioni), indispensabili
allo sviluppo della nostra futura rete sociale e commerciale. I professionisti
che ci aiutano, e ci offrono le loro consulenze, sono utili per un confronto
con le realtà imprenditoriali esistenti. Siamo prossimi alla registrazione di
un video di presentazione della nostra idea imprenditoriale che sarà visibile
al pubblico e, quindi, anche agli eventuali investitori e partner».
Come
ti sei avvicinata a Fab?
«Mi
sono avvicinata a Fab attraverso “Imprenderò”, un progetto volto al supporto della
creazione d'impresa e alla promozione della cultura imprenditoriale nella regione
Friuli Venezia Giulia».
Da
quali fasi è scandita la vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«Le
giornate sono molto variegate e sempre cariche di interessanti spunti e nuovi
stimoli.
Nella
fase iniziale la formazione è stata l’elemento più rilevante. Abbiamo lavorato
molto su noi stessi e sulle nostre risorse personali grazie al team di Dof Consulting, che ci ha spalancato le porte di “The
Village”, il paese virtuale nel quale ognuno ha potuto incontrare e scegliere,
attraverso delle carte illustrate, i personaggi che più gli assomigliavano e
quelli di cui avrebbe avuto bisogno per realizzare il proprio progetto. Questo
ci ha permesso di sviluppare al meglio le caratteristiche che ancora non
avevamo o che possedevamo solo in parte per gestire in modo ottimale la nostra
idea d’impresa.
L’équipe
della Cooperativa sociale Itaca, invece, ci ha introdotto alla progettazione e
alla stesura del business plan, lasciandoci però grande libertà di ricerca e di
azione.
Nella
fase attuale, le giornate di scambio e formazione collettiva si alternano a
periodi di lavoro individuale, nello sforzo di concretizzare l’idea calandola
nella realtà dei numeri e del mercato di riferimento, definendo dettagli e
cercando informazioni e contatti utili.
Molto
importanti sono anche i momenti di pausa. Davanti a un caffè o durante il
pranzo ci si confronta con i colleghi fabers: nascono così nuove idee, si
scambiano consigli, indicazioni, punti di vista, si creano amicizie e
collaborazioni».
Come
si sta sviluppando la tua idea d’impresa?
«La
mia
idea sta prendendo forma attraverso la stesura del progetto e la messa a punto
del business plan, con il supporto dei possibili fornitori. Ero approdata in
Fab molto determinata, ma adesso mi sento ancora più consapevole e decisa,
perché ho cucito il mio progetto punto dopo punto per renderlo aderente alle
necessità del territorio.
Ma
il vero motore del generatore Fab è, a mio avviso, l’attenzione rivolta alla
motivazione personale, rafforzata da incontri individuali con il coach, che ci
affianca nel pianificare le azioni da mettere in campo per raggiungere gli
obiettivi che ci siamo prefissati. Credo che avere una persona di riferimento
aiuti a non perdere di vista l’obiettivo di fronte alle inevitabili difficoltà
che s’incontrano nella fase iniziale dell’avvio d’impresa. È importante
sentirsi supportati non solo come futuri imprenditori ma anche come individui:
questo Fab l’ha capito, a conferma della sua attenzione alla persona, prima
cellula della società».
Come ti sei avvicinata a Fab?
«Luglio 2012: “Ciao Tiz, l’altra
sera sono stata ad un’inaugurazione della Cooperativa Itaca di “qualcosa” per
cui se presenti l’idea per un progetto te la finanziano”.
“Ma sei sicura?”.
“No”.
“Andiamo a leggere cosa dicono
nel sito?”.
“Sì”
E così è stato, ci siamo fatte
un’idea di cosa fosse e cosa offrisse Fab e poi ci siamo presentate all’Open Day.
Da una chiacchierata a braccio con Massimo Tuzzato, area Ricerca e sviluppo di
Itaca, è nata l’idea che poi abbiamo sviluppato e presentato alla selezione».
Da quali fasi è scandita la
vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«C’è un calendario di Academy (la
parte formativa proposta da Itaca), che è in continua evoluzione e si modella
sulle esigenze che emergono man mano, a seconda delle nostre competenze e dei
nostri progetti. Intervengono membri della Cooperativa sociale Itaca ed esperti
esterni di varie aree.
Con i consulenti di comunicazione
di Dof Consulting, oltre a fare formazione, portiamo anche avanti il progetto
“The Village”, un modo interessante di individuare, analizzare e sviluppare le
nostre competenze sociali.
Ci siamo noi fabers, che
lavoriamo individualmente o in gruppo ai nostri progetti, tra una risata, un
pranzo riscaldato al microonde, un lavaggio di tazzine del caffè in bagno e
qualche confidenza…
C’è Christian Gretter, il
coordinatore del progetto, il nostro funambolo tentacolare sempre ottimista,
motivante, e rassicurante… buena onda.
E poi c’è Fabio Della Pietra,
dell’ufficio stampa di Itaca, che scrive, posta, fotografa, documenta e ci
ripete sempre: “taggatevi!”».
Come si sta sviluppando la tua
idea imprenditoriale?
«La mia idea è l’apertura di una
scuola dell’infanzia bilingue. Per concretizzarla, sto facendo un “bagno di
legge”, cercando e studiando tutta la normativa di riferimento; sto facendo
un’analisi della concorrenza, visitando e interrogando tutte le scuole bilingui
presenti nel raggio di un centinaio di chilometri; sto facendo ricerche in
internet per trovare possibilità di entrare in rete con altre scuole
eccellenti; sto riflettendo come mamma su quello che voglio e quello che manca
a Pordenone; sto usando un po’ di fantasia e visione per dare corpo all’idea e,
infine, sto mettendo a frutto i miei studi di progettazione per scrivere al
meglio la mia proposta».
Come ti sei avvicinata a Fab?
«Ho conosciuto Fab grazie a un
amico che me ne ha parlato e mi ha dato tutte le informazioni utili (sito,
brochure, ecc.) per saperne di più».
Da quali fasi è scandita la
vita quotidiana nel generatore d’impresa?
«La vita quotidiana nel generatore
d’impresa è scandita da diversi momenti, di studio, di riflessione, di
partecipazione, di pausa, di collaborazione e di creatività. La giornata tipo
inizia alle 9.30, quando a turno una faber di buona volontà, o il tutor, apre
la sede. Dopo, a seconda degli impegni giornalieri che si hanno, i fabers
lavorano ai loro progetti fino alla pausa pranzo, solitamente fino alle 13. La
pausa pranzo rappresenta un momento conviviale in cui, tra un boccone e
l’altro, si scambiano opinioni e impressioni su argomenti disparati. In
seguito, si ritorna al lavoro e, salvo impegni, si procede fino alle 18. Alcuni
giorni a settimana, la routine lavorativa si arricchisce grazie all’Academy,
una serie di incontri di formazione dai contenuti tecnici e non solo, che hanno
lo scopo di sostenere i fabers nello sviluppo dell’impresa e nell’auto-sviluppo
personale e professionale (o di gruppo)».
Come si
sta sviluppando la tua idea imprenditoriale?
«Lo sviluppo della mia idea
imprenditoriale si sta realizzando attraverso un percorso che finora ha
previsto azioni precise. La prima azione del mio percorso in Academy è
consistita nello scomporre l’idea e la sua riformulazione, attraverso l’ausilio
del quadro logico e degli strumenti di progettazione propri del ciclo di progetto.
La seconda si è concretizzata
nella prima formulazione del budget e nelle indagini di mercato relative ai
costi da sostenere (richiesta preventivi, visione siti per fornitura strumenti
e materiali di lavoro, ecc.).
La terza azione ha previsto la
prima stesura del business plan con le rispettive indagini settoriali e di
mercato. La quarta azione è l’ideazione e la creazione dello storyboard del
video di presentazione dell’idea di impresa.
Le azioni che prevedo di attuare
e portare a termine per la fine di questa prima fase di Fab sono di revisione e
controllo del business plan e del budget».