Chi ha un cuore, chi ha un'anima, non può far finta di niente di fronte a questa foto. La foto parla di un naufragio al largo di Rodi, l’ultimo, l’ennesimo. Si vedono naufraghi ormai già immersi fino alla cintola attendere i soccorsi, aggrappati a quel che resta di un barcone. Sono nostri fratelli, sono nostri figli, in fuga da un incubo, alla ricerca di un sogno, cercano la felicità, come ha detto domenica Francesco. E poi quel bambino immerso nel mare, quella madre senza nemmeno il giubbetto di salvataggio protesa per salvare la sua creatura, immersa nell’acqua. Non è un film, è quel che sta accadendo nel Mediterraneo in queste ore. Per loro ci sarà un angelo che li trarrà in salvo, per un soffio, ma quella foto rimanda a tante scene che non abbiamo visto e che si sono ripetute allo stesso modo, con un finale diverso, un finale di morte.
Nel peschereccio naufragato al largo delle coste libiche, c’erano cinquanta bambini di cui non si sa più nulla insieme alle loro madri, inghiottiti dai flutti del Mediterraneo, il Mare Monstrum che la cecità dell’Europa, le strumentalizzazioni dei politici e la nostra indifferenza ha creato. Questa foto ci interpella come uomini, come cristiani e soprattutto interpella coloro che sono preposti al Governo della Cosa pubblica. Dobbiamo far presto, non c'è più tempo, dobbiamo fare di tutto affinché tutto finisca. Le soluzioni sono complesse ma ci sono: si ammetta il fallimento della missione Triton, si torni a Mare Nostrum, si dichiari una guerra senza quartiere ai trafficanti di uomini, si creino dei corridoi umanitari per permettere a chi fugge dalla guerra e dalla disperazione, a chi ha perso tutto, di non incontrare la morte in mare. Ne va la nostra dignità di europei, di occidentali, di uomini degni di questo nome.