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domenica 15 settembre 2024
 
 

Questa Rosita parla italiano

19/05/2010  Al Piccolo di Milano la prima dell'opera di Garcia Lorca per la regia di Lluis Pasqual.

Lluís Pasqual, regista catalano di fama internazionale, che è stato anche assistente di Strehler, scegliendo attori cult e giovani del Piccolo Teatro di Milano in uno spettacolo evocativo per rendere omaggio al suo Maestro, torna al prediletto García Lorca con Donna Rosita nubile in scena al Grassi fino al 6 giugno (info: www.piccoloteatro.org).

Rosita (Andrea Jonasson) resta fedele per trent’anni al fidanzato, emigrato in Argentina, che le scrive lettere piene di bugie per nasconderle di aver sposato un’altra. Ostinata nel suo amore, non si preoccupa dei discorsi delle amiche che aprono squarci sui sogni e le aspettative delle donne, sempre presenti nelle opere di Lorca. Partecipano alla solitudine forzata di Rosita anche la nutrice di Giulia Lazzarini, straordinaria nell’alternare il registro ironico al drammatico, e gli amorevoli zii, magistralmente interpretati da Franca Nuti e Gian Carlo Dettori che, marito e moglie anche nella realtà, creano con naturalezza episodi di vita familiare per proteggere l’amata nipote anche a costo di mentirle.
 
La Jonasson tratteggia con delicatezza una Rosita che non perde la speranza e, anche quando soffre, mostra fermezza nella fedeltà alla promessa d’amore. I dialoghi sono inframmezzati a momenti di poesia, come i versi sulla rosa mutabilis, coltivata dallo zio botanico, simbolo del vano e rapido trascorrere della vita della nipote: al mattino la rosa è rossa, al pomeriggio impallidisce e alla notte sfiorisce. E dedicato al linguaggio dei fiori è uno dei preziosi momenti di canto e ballo, già previsti da Lorca, interpretato dalle “zitelle” con la vivace Rosalina Neri.
 
Pasqual sceglie di iniziare dal terzo atto e utilizza efficacemente la tecnica del flashback, aiutato dalla suggestiva scenografia di Ezio Frigerio: gli attori, modificando postura, intonazione e dettagli dei costumi di Franca Squarciapino, passano tra pannelli di velo così da simboleggiare l’alternanza tra  presente e passato e ricreare la rarefatta atmosfera cechoviana insita nel testo.  

 
 
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