James Arinze, in primo piano, con i bambini della sua parrocchia.
di Christian-Reddy Nzashi, ssp
«La domenica di Pentecoste ci ricorda il giorno in cui lo Spirito Santo è disceso sui discepoli riuniti in preghiera con Maria, madre di Gesù: è la nascita della Chiesa. Purtroppo, quest’anno a Owo, durante la celebrazione della santa Messa di Pentecoste, è avvenuta un'orribile strage». A parlare è don James Arinze Edeh, 35 anni, sacerdote paolino impegnato pastoralmente vicino a quella zona per conoscere l’entità di questa efferata azione terroristica.
Padre James, come è accaduto tutto questo?
«È mattino presto e, come di consueto, i parrocchiani di San Francesco Saverio di Owo della diocesi di Ondo (dell’omonimo Stato in Nigeria) sono felicemente riuniti nel nome del Signore per ringraziare del dono dello Spirito Santo. La celebrazione volgeva verso il termine quando all’improvviso alcuni uomini armati, non identificati, hanno assaltato il tempio sparando all’impazzata sui fedeli riuniti che cercavano di fuggire e trovare un riparo. Il portavoce del governatore dello Stato di Ondo, Richard Olatunde, ha riferito che “gli aggressori non sono nemmeno entrati in chiesa sparando dalle finestre”. L’attacco è avvenuto proprio alla vigilia del giorno delle elezioni primarie indette dal APC (All Progressive Congress) il partito al governo, per scegliere il loro candidato alle presidenziali previste per il 2023.
Quante sono state vittime? Qualcuno è stato rapito? I sacerdoti sono sati colpiti?
«Questi uomini armati hanno sparato in modo indiscriminato uccidendo bambini, donne e uomini. Ci sono stati moltissimi feriti. Non si conosce ancora il numero delle vittime. I media e canali televisivi parlano di circa 50 persone. Però la Chiesa locale ha finora registrato una ventina di persone uccise e una quarantina di feriti. Non si registrano sacerdoti colpiti o rapiti. Ora il personale di sicurezza e i militari sorvegliano il luogo dell’accaduto. Non vi è stato ancora nessun arresto dei terroristi».
Quale può essere il vero obiettivo di questi attacchi?
«Direi che, pian piano, questi uomini vogliono prendere sotto il loro controllo il territorio soprattutto verso il sud. E ora, stanno venendo dal nord per colpire anche le zone meridionali e accaparrarsi le risorse di queste terre. Vedendo questo, i nostri vescovi hanno capito che non possono tacere. Ecco che noi tutti, dal Sud al Nord, dall’Este ad Ovest, dobbiamo condannare questi infami attacchi».
Ora c’è la possibilità di lavorare e vivere in pace in quella porzione di terra?
«Questa parte di terra era fino a questi attacchi la zona più pacifica di Nigeria. Ora, le popolazioni, i sacerdoti, i religiosi anche i vescovi convivono con il rischio di morire perché totalmente indifesi da questi attacchi. Ma, nonostante questo la Chiesa locale è determinata a non scappare e abbandonare il gregge che il Signore le ha affidato. È diventata proprio una sfida continua. Bisogna comunque continuare a lavorare e ad aiutare la gente a capire la volontà di Dio nella loro vita. Ormai si convive con questa tremenda realtà di nemici in città, nella foresta che possono attaccare da un momento all’altro. Indubbiamente Owo è terrorizzata, tuttavia bisogna perseverare nell’apostolato, nel lavoro. La paura è grande anche perché non ci sono un adeguato supporto e protezione da parte del governo. E quindi si ha paura persino di andare in chiesa».
C’è qualcosa di più ad aggiungere?
«Riferendomi alle informazioni in nostro possesso la maggior parte delle vittime sta meglio. Alcune sono in gravi condizioni: sanguinanti per le ferite, nonostante gli interventi cui sono già stati sottoposti nei diversi ospedali. Purtroppo, molti sono stati colpiti alla testa o in parti vitali del corpo e versano in gravi condizioni. Possa il buon Dio assistere queste vittime e consolare le famiglie di coloro le cui vite sono state perse in questo tragico evento. Preghiamo affinché le anime defunte riposino in pace. Continuiamo anche a pregare affinché la pace e la normalità tornino non solo in questa comunità provata, ma nella nostra terra d’Africa e nel mondo intero».