Siamo nonni di due nipoti molto
affettuosi e studiosi, che però non
ascoltano i nostri consigli nell’osservanza
della prima e più importante
virtù cardinale: la prudenza. Viviamo
insieme in una zona decentrata della
città e abbiamo tanto raccomandato
al nostro primo nipote, diciannovenne,
di rientrare a casa prima della
mezzanotte; e all’altra nipote, quindicenne,
di uscire con gli amici solo
di sabato sera e rientrare non molto
tardi. Per le feste collettive, compleanni
ecc… Questi nipoti non hanno
nessuna limitazione di orario. Poiché
queste misure prudenziali, che ci farebbero
stare tranquilli, non sono accettate
da loro e neppure dalla madre,
cioè nostra figlia separata e affidataria,
abbiamo deciso di andare a vivere
da soli, perché “occhio non vede,
cuore non duole”. La ringraziamo se
riterrà opportuno esprimere un suo
parere in merito, che potrebbe interessare
i lettori che si trovano in una
situazione analoga.
G.C. - SALERNO
Il rientro a notte inoltrata dei figli
è il cruccio di tanti genitori, che non
prendono sonno fino a quando i ragazzi
non sono rincasati. Generalmente, papà
e mamma non sono d’accordo su queste
abitudini dei propri figli, ma non sanno
come intervenire e quali ragioni portare
per impedirne le uscite. Forse, il vero
problema è chiedersi perché i ragazzi
preferiscono vivere di notte e dormire di
giorno, sfasando i normali tempi della
vita. Una risposta la dà don Armando
Matteo, ex assistente nazionale della
Fuci: «In una società che li tiene perennemente
in panchina e li fa sentire inessenziali,
i giovani vivono di notte perché
di giorno nessuno li convoca». Vale la
pena rifletterci seriamente.