Del Nobel per la Medicina a Jeffrey Hall, Michael Rosbash e Michael Young si è detto che è un premio ecologista, qualcuno si è spinto a definirlo un premio francescano. Un'esagerazione o questi aggettivi hanno un fondamento? Secondo noi, è plausibile interpretare le scoperte che sono state premiate in questa chiave.
Leggiamo anzitutto la motivazione dell'Accademia svedese: «La vita sulla Terra si è adattata alla rotazione del nostro pianeta», e le scoperte dei tre scienziati spiegano «come piante, animali e umani adattano il loro ritmo biologico di modo da sincronizzarlo con il moto della terra».
In altre parole, è stato dimostrato che la vita degli esseri viventi è evoluta ed è andata strutturandosi in sintonia con il movimento di rotazione del pianeta in cui abitiamo. Un'intuizione che faceva parte anche della saggezza popolare, ma che ora ha un fondamento scientifico. Legare i nostri bioritmi al movimento terrestre, quindi al dì e alla notte, alla luce e al buio, è (anche) una questione che ha a che fare direttamente con la nostra salute.
Ma c'è un aspetto ancora più interessante da sottolineare. Questo Nobel ci ricorda che noi esseri viventi abbiamo un legame profondo e inscindibile con madre Natura e che soltanto una civiltà che rispetta questo legame, in altre parole una società sostenibile o ecologica, favorisce la salute e il benessere dell'uomo.
Ecco perché le scoperte dei tre scienziati premiati hanno un sapore francescano: rivelano che l'uomo fa parte di un ambiente più grande e che stabilire una relazione armonica con esso non è soltanto questione di sopravvivenza, ma anche di qualità della vita. E questo Nobel è francescano in un doppio senso: nel richiamo all'intramontabile messaggio di San Francesco, che vuiene festeggiato proprio oggi 4 ottobre, e nel spessore scientifico all'insegnamento della Laudato sì' di un Papa che, guarta caso, ha voluto chiamarsi Francesco.