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domenica 08 settembre 2024
 
La sicurezza del Papa
 

Papa Francesco, la Santa Sede non teme attentati

20/11/2014  Sicuramente il papa è un bersaglio per la sua notorietà internazionale e la sua persona viene protetta, ancorché in modo discreto, dagli uomini della scorta vaticana. Ogni voce viene presa in considerazione dai servizi di intelligence.Ma la tranquillità e la serenità della Santa Sede e degli uomini della Gendarmeria vaticana non è mai stata scalfita voci periodiche.

La Santa Sede non teme attentati in Turchia e il portavoce vaticano padre Federico Lombardi non ritiene nemmeno il caso di commentare articoli di stampa che ormai in occasione di ogni viaggio all’estero di papa Francesco indicano il rischio di attentati. Era accaduto anche in occasione della missione in Albania, viaggio di un giorno a Tirana a settembre, prima del quale era stata ventilata la possibilità di un attentato da parte dell’’Isis attraverso presunte cellule terroristiche attive tra i musulmani del Kosovo, pronti ad attivarsi a Tirana.

Naturalmente ogni voce viene presa in considerazione dai servizi di intelligence e verificata attraversi fonti riservate. Ma la tranquillità e la serenità della Santa Sede e degli uomini della Gendarmeria vaticana non è mai stata scalfita dalle voci periodiche di attentati. Sicuramente il papa è un bersaglio per la sua notorietà internazionale e la sua persona viene protetta, ancorché in modo discreto, dagli uomini della scorta vaticana. Ma voci di attentati, dopo il ferimento in piazza san Pietro di Giovanni Paolo II da parte di Alì Agca, si sono sempre rincorse in occasione di ogni uscita dal Vaticano di un Pontefice. E’ sempre accaduto per Wojtyla e per Ratzinger e accade naturalmente per Bergoglio.

Wojtyla dopo l’attentato è stato protetto da un sistema di scorta personale che si è via via rafforzato nel tempo, anche se spesso si è trattato di scrupoli eccessivi da parte delle forze dell’ordine e dei servizi segreti dei Paesi che visitava. Il papa è sempre un capo di Stato e i protocolli di protezione di un capo di Stato sono previsti da procedure ritenute standard, che tuttavia possono essere rafforzate in determinati periodi. La protezione è affidata in primo luogo agli uomini della Gendarmeria vaticana, al comando del generale Domenico Giani. Sono loro il primo anello di protezione del papa dappertutto. Qualche volta ci sono state discussioni con i servizi segreti di alcuni Paesi, che volevano sostituirsi alla Gendarmeria.

E’ accaduto per esempio in Israele durante la visita di Benedetto XVI e poi anche con Bergoglio. Gli israeliani avevano lasciato intendere che non si fidavano della Gendarmeria vaticana e si è sfiorato, soprattutto durante il viaggio di Benedetto XVI, l’incidente diplomatico. Anche durante la visita in Brasile di Joseph Ratzinger i rapporti tra Gendarmeria vaticana e gli uomini del servizio segreto brasiliano non sono stati facili. Il governo di Brasilia non aveva fatto trovare all’arrivo a San Paolo di Benedetto XVI le auto per la scorsa vaticana nel corteo del Pontefice e così in tutta fretta Giani i suoi uomini hanno dovuto affittarle. Ma sono casi rari, poiché la collaborazione tra Gendarmeria e polizie dei Paesi visitati è al massimo livello.

Oltretutto la Gendarmeria da qualche anno ( iniziativa presa e realizzata proprio dal comandante Giani) fa parte dell’Interpol, con protocolli consolidali e concordati a livello internazionale, anche per quanto riguarda la protezione delpapa, come accade per qualunque capo di Stato. Naturalmente anche in Vaticano ci sono vari livelli di allerta e in occasioni dei viaggi del papa vengono concordati con le polizie locali. La Gendarmeria fa sopralluoghi prima delle visite e coordina la protezione con i servizi e le teste di cuoio dei vari Paesi. E’ Bergoglio che tuttavia non ritiene necessario alti livelli di protezione che lo allontanano dall’abbraccio della folla. Ha rifiutato l’auto blindata e preferisce utilitarie.

Ma ciò non significa che la protezione non si debba adeguare ai suoi desideri. La protezione funziona se è flessibile. Ma non è vero che il papa non è protetto. Ciò che accadde in Brasile con la sua auto stretta dalla folla è stato un errore della scorta locale che ha infilato una strada sbagliata. Naturalmente per Giani e i suoi uomini sono stati momenti drammatici, anche se il papa non si è assolutamente preoccupato. Un attentato al papa è sempre possibile ed è più facile realizzarlo in piazza San Pietro che altrove. Gli scenari da film d’azione, con droni armati pronti a colpire, stuzzicano la fantasia di tutti e fanno naturalmente titoloni sui giorni e discussioni sui social network. MaBergoglio è sempre sereno. Come accade per tutti coloro che ritengono il Vangelo l’unica vera protezione della propria vita.

 
 
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