«Questo attacco non è nuovo, si ripete periodicamente. Non voglio pensare male, ma sembra quasi orchestrato». Il cardinale Francesco Montenegro (nella foto), presidente di Caritas italiana respinge al mittente le accuse di chi si sta scagliando in questi giorni contro le ong che soccorrono in mare e contro l’accoglienza dei migranti. E a chi insinua dubbi sui troppi soldi che lo Stato darebbe alla Chiesa ribatte che «la generosità di tanta gente è la risposta chiara a chi pensa che si voglia approfittare. Noi andiamo avanti a stare accanto a chi ha bisogno. E non lo facciamo certo per guadagnare. Penso che sia chiaro a tutti chi è che vuole approfittare, per i suoi fini, della sofferenza dei migranti. La Chiesa sta tentando di dare tutto l’aiuto possibile a chi è nel bisogno, anche con gli aiuti dell’8 per mille investiti per il bene di chi è povero».
«Faccio mio l’esempio di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei» aggiunge dal canto suo don Francesco Soddu, direttore della Caritas, «se ci sono delle mele marce in un cestino queste devono essere innanzitutto ben identificate e poi allontanate. Così, invece, si sta cercando di buttare via tutto il cestino. Questo sbarazziamoci di tutto non fa altro che acuire il disinteresse per il bene per cercare di portare a casa un po’ di consenso elettorale».
E, per quanto riguarda i dubbi sui finanziamenti che la Chiesa avrebbe ricevuto dallo Stato, don Soddu è più che esplicito: «Si tratta di una grande bugia e una grande disinformazione, non occorre dire altro».
E poi parlano le cifre. «
Avremmo ricevuto un miliardo di euro? Mi sembra un po’ tanto. Non m irisulta affatto», spiega monsignor Gian Carlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes. «Posso dire che la Chiesa italiana sta dando, per l’accoglienza, 50 milioni di euro l’anno cui si aggiungono circa 150 milioni di risorse diocesane, che vanno anche agli operatori delle strutture», aggiunge.
Delle 23 mila persone accolte, 18 mila, secondo i dati Caritas, sono in Centri di accoglienza straordinaria in convenzione con le prefetture, 3 mila in collaborazione con il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. In entrambi i casi le strutture partecipano ai regoli bandi di appalto. Per le altre 2.000 persone l'accoglienza è in famiglie, istituti religiosi, parrocchie. «Stiamo lavorando in sussidiarietà», continua monsignor Perego, «avendo indicato anche ai Comuni una via nuova da seguire sulla logica dei servizi alla persona.
Al momento stiamo dando noi risorse alle comunità occupandoci di quelle persone che sono in difficoltà ivi compresi i migranti. Aspettando però che lo Stato faccia nascere i
servizi all’interno di ogni Comune attraverso una accoglienza diffusa, di piccoli numeri, che facilita l’integrazione e non crea allarmi nella popolazione. Servizi sul modello di quelli per gli anziani, per i portatori di handicap, per i senza dimora. Non capiamo questa polemica contro i migranti. Non siamo certo noi a speculare su questo fronte».