Oratori che accolgono, oratori che abbracciano, oratori che ascoltano. Luoghi che servono per uscire dagli oratori stessi ed entrare nella vita chiedendosi che cosa c’entra Dio. È un ritratto corale il film documentario scritto da Gianmarco Altieri e diretto da Giorgio Horn, Qui è ora. Voluto da Odielle, Oratori della Lombardia, e prodotto da FeDS, Fondazione Ente dello spettacolo con Todos contentos y yo tambien Napoli, è una narrazione a più voci: un giovane prete di città, un educatore senegalese, un’anziana suora, un gruppo di adolescenti che fa un’esperienza vocazionale di vita comunitaria e il parroco di una cittadina montana. Ecco allora don Mattia Bernasconi, 32 anni, dell’Oratorio San Luigi Gonzaga di Milano, un carismatico trentenne che dopo una laurea in Ingegneria aerospaziale e un’importante proposta di lavoro in Cina, ha deciso di entrare in seminario. «Per quanto abbia vissuto con passione l’università mi ha sempre accompagnato un senso di inquietudine. Quasi come se mancasse qualcosa. Il Signore mi stava chiedendo di donare la mia vita agli altri». Tra le attività rivolte ai giovani e il suo impegno per i poveri con pranzi che sono veri momenti per trascorrere del tempo in compagnia, don Mattia riflette sulla vocazione.
Akon Diao, 38 anni, invece, è arrivato a Brescia dieci anni fa dal Senegal. Da allora lavora come educatore nell’Oratorio di San Faustino, nel centro storico della città, affollato da bambini quasi tutti figli di immigrati. «La cosa più bella qui è che chi entra è con tutti, parla con tutti e gioca con tutti al di là della lingua e del colore». Akon crede in quello che fa e nel rapporto che si instaura con i più piccoli, affrontando le problematiche di un quartiere particolare che fa dell’integrazione il suo punto di forza.
A poche centinaia di metri c’è suor Elisea Ridolfi dell’Oratorio San Giovanni, una religiosa di 70 anni che ha fatto dell’oratorio la sua missione: «Un ambiente di formazione umana». Tra innovazione e disciplina, insegna ai giovani a non badare all’aspetto esteriore, ma ad accrescere la propria personalità dialogando e confrontandosi. Punto di riferimento per tutti, fa catechismo agli adolescenti adottando metodi originali che aiutano la crescita. «L’accusa che mi fanno è che vorrebbero vedere questi ragazzi a Messa. Io, invece, desidero che si arricchiscano pian piano dentro e poi verranno. La Messa è un punto di arrivo, non di partenza».
C’è poi il gruppo adolescenti del Sicomoro, cinque ragazzi dell’Oratorio San Siro di Lomazzo, in provincia di Como, che hanno deciso di intraprendere un percorso di vita comunitaria perché «ognuno di noi deve cercare il proprio posto nella vita». Ecco allora una settimana di discernimento, accompagnati da una coppia di sposi e guidati da un sacerdote, tra impegni scolastici e incontri con gli amici, occasione per interrogarsi sul senso della propria esistenza e immaginare il proprio futuro senza escludere la strada vocazionale.
Don Giuliano Borlini, infine, è il parroco sessantaseienne dell’Oratorio San Giovanni Bosco di Clusone, Bergamo, centro vivo della comunità, di cui segue tuttora le attività. Ed è lui che trasmette ai più piccoli la passione per il significato profondo che le opere celano dietro la loro magnificenza, interrogandosi sul nesso tra fede e arte e impegnandosi per mandare avanti il cinema e il teatro dell’oratorio, gli unici del paese. «Protagonisti come fossero parentesi autonome e con stili propri» ha sottolineato il regista Giorgio Horn, «ma che riescono a fondersi tra loro perché uniti da un unico ideale e mossi da una profonda convinzione: l’attenzione alle ultime generazioni per creare un futuro migliore».
Presentato a Venezia, ospitato all’interno della Festa del cinema di Roma, da novembre è disponibile per le sale di tutta Italia. «L’oratorio è un universo giovanile che presenta molte più luci che ombre, più impegno, speranza e creatività che stanchezza, fatica e rassegnazione» ha commentato monsignor Davide Milani, presidente della Fondazione Ente dello spettacolo. «Attraverso il linguaggio del cinema, che non è confessionale, abbiamo voluto raccontare questa realtà in trasformazione». Restituirne, con un docufilm a tratti anche divertente, un ritratto dell’oratorio che, come dice il titolo, è “Qui è ora”.