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mercoledì 27 settembre 2023
 
L'ambasciatore
 

"Qui l'Italia è arrivata prima con i missionari"

21/12/2021  Intervista a Massimiliano Mazzanti, Ambasciatore d'Italia in Uganda, Burundi e Ruanda. "La percezione positiva che si ha degli italiani nella regione dei Grandi Laghi è da attribuirsi principalmente alla straordinaria storia delle nostre missioni".

L’Ambasciatore Massimiliano Mazzanti dall’ottobre del 2019 rappresenta l’Italia in tre paesi africani: Uganda, Ruanda, Burundi. Nato a Roma il 25 febbraio1968, Mazzanti si è laureato in Scienze Politiche presso l’Università “L.U.I.S.S.” di Roma. È entrato nella carriera diplomatica nel dicembre del 1997, lavorando al Servizio Stampa e Informazione del Ministero degli Affari Esteri. Lo abbiamo intervistato in occasione della 14a Conferenza degli Ambasciatori e delle Ambasciatrici, in corso alla Farnesina.

Ambasciatore Mazzanti, quali sono le priorità del suo lavoro e dell'Italia nei rapporti con Uganda, Ruanda e Burundi?

“Il tessuto economico di Uganda, Ruanda e Burundi presenta alcune similitudini con quello italiano: é costituito principalmente da PMI se non addirittura da forme di micro-business. Si tratta, però, di economie in cui l’agricoltura conta ancora per circa il 90% dell’intero mercato e della forza lavoro impiegata. L’Uganda offre molte opportunità per le aziende italiane, in particolare nell’esportazione di macchinari per la trasformazione agricola e per la lavorazione delle carni suina ed avicola e, più in generale, per lo sviluppo della cd. Smart-agriculture. A ciò si affianca il lavoro straordinario della nostra Cooperazione allo Sviluppo che, grazie anche al sostegno delle nostre ONG, ha concentrato le proprie attività nello sviluppo sostenibile delle colture agricole e delle infrastrutture sanitarie. Nell’agosto scorso abbiamo firmato un credito di aiuto di 10 milioni di euro per lo sviluppo infrastrutturale sanitario nella regione della Karamoja, la più povera del Paese, e sono ora allo studio progetti di riforestazione.

Con il Burundi, cui l’Italia guarda, con la Presidenza Ndayishimiye, con rinnovato interesse, abbiamo avviato, assieme alla nostra Cooperazione, il Comune di Parma ed AVSI, un interessante progetto per lo sviluppo della filiera del pomodoro. Contemporaneamente, in collaborazione con Assafrica, stiamo identificando le aziende per lo sviluppo di un’altra importante filiera, quella della trasformazione alimentare delle carni suina ed avicola.

Con il Ruanda la collaborazione tocca diversi settori: primo fra tutti quello della transizione verde (il Paese é il primo in Africa ad aver messo al bando l’uso delle buste di plastica) che offre eccellenti possibilità alle nostra aziende specializzate in energie alternative.

In Uganda e Ruanda l’Arma dei Carabinieri ha avviato un’intensa attività addestrativa in materia di contrasto al bracconaggio,  antiterrorismo ed ordine pubblico. Le attività formative nell’antiterrorismo verranno, ora, allargate anche al Burundi.

Con Uganda e Ruanda sono alla firma due importanti accordi di cooperazione nella Difesa, strumenti importanti anche per il procurement militare a favore delle nostre aziende. Infine, Saipem e Nuovo Pignone sono parte del consorzio per la costruzione della prima raffineria in Uganda, che consentirà di ridurre il prezzo del gas liquido con importanti ricadute ambientali in termini di mitigazione della deforestazione e della produzione e consumo di carbone per uso domestico.

Nel corso degli “Incontri con l’Africa” organizzati alla Farnesina dal Segretario Generale e dal Direttore Generale per la Mondializzazione  nell’ottobre scorso é emersa, fra le altre cose, anche la necessità di tenere conto, per quanto riguarda l’Africa, di un giusto equilibrio fra sviluppo sostenibile e transizione verde. In questo ambito, il gas rappresenta ancora una risorsa importante per garantire una forma sostenibile di transizione ecologica.

Quali sono le principali criticità della regione?

La Regione dei Grandi Laghi ha vissuto fasi alternanti di stabilità e di conflitto. I recenti eventi in Afghanistan, Sudan ed Etiopia non stanno mancando di produrre effetti anche nella stabilità della regione. In particolare la crisi afgana, che ha rivitalizzato i movimenti legati al terrorismo islamico. I ben quattro attentati terroristici che hanno colpito Kampala in poco più di un mese sono il frutto del riavvio delle attività di alcuni di queste formazioni: le Allied Democratic Forces-ADF nella Repubblica Democratica del Congo stanno tentando, con tali attacchi, di accreditarsi presso l’ISIS, vero e proprio franchising del terrorismo.Di qui la decisione ugandese di reagire con l’operazione “Eroe”: campagna di bombardamenti nel Nord Kivu e Ituri cui é stato affiancato l’impiego anche di truppe di terra. É ancora presto per fare un bilancio della campagna, che é ancora in pieno svolgimento. A Somalia, Sudan, Etiopia e RDC si aggiungono, a poca distanza geografica, il Mozambico e la Repubblica Centrafricana, dove operano invece truppe ruandesi nel contrasto al terrorismo.L’Africa orientale é tornata ad essere purtroppo protagonista in materia di terrorismo internazionale.

I paesi africani sono tradizionalmente terra di missione per la Chiesa. Quali sono i suoi rapporti con la comunità  missionaria e quali forme di collaborazione avete stabilito?

La percezione positiva che si ha dell’Italia e degli italiani nella Regione dei Grandi Laghi è da attribuirsi principalmente alla straordinaria storia dei nostri missionari.I Comboniani sono approdati in Uganda sin dal 1910. Sono poi arrivati gli Scalabriniani in Uganda, i Saveriani in Burundi e personalità molto note come padre Giuseppe Ambrosoli, prossimo alla beatificazione, giunto in Uganda nel 1956. L’identificazione dei missionari e l’italianità e pressoché totale nella regione. Nei miei incontri con i Presidenti Museveni, Kagame e  Ndayishimiye ho raccolto unanime ammirazione per lo storico lavoro dei nostri missionari in materia di educazione e sanità. Molti dei Ministri di Governo sono stati educati dalle nostre scuole missionarie.I rapporti fra l’Ambasciata e la comunità missionaria sono forti e continui e si intersecano spesso con le stesse attività della nostra Cooperazione allo Sviluppo nei settori della sanità e dell’istruzione”.

Le autorità e le popolazioni locali: che cosa si aspettano dall'Italia e più in generale dell'Europa? Che immagine ha l'Italia nella regione?

Nei confronti dell’UE vi é, in generale, l’aspettativa di consolidare il partenariato per progetti ed attività a favore dello sviluppo sostenibile. L’Italia ha, però, un vantaggio nei confronti della maggiore parte dei partner europei: quello di essere presente nella regione, grazie ai nostri missionari, ben prima di molti di loro (ricordavo prima l'approdo dei Comboniani in Uganda sin dal 1910). Ma anche quello di non appartenere alla storia coloniale di questi Paesi ed essere percepito pertanto come un “attore neutro” nelle dinamiche politiche della Regione. Tale percezione appare evidente in ogni forma di interlocuzione con le Autorità, ma anche con le comunità locali. Ancora una volta, la nostra storia ed i nostri missionari ci pongono in posizione di relativo vantaggio nella regione rispetto agli altri partner UE”.

 

Una domanda più personale: come ci si organizza per rappresentare l'Italia in tre diversi Paesi?

L'organizzazione di ogni missione od attività nei miei tre Paesi di accreditamento deve tenere sempre presente le diverse sensibilità che caratterizzano i rapporti fra quegli stessi Paesi. Ma come dicevo prima, l’Italia é percepita come un attore neutro, senza retro pensieri storici, senza interessi geopolitici. Come Ambasciatore residente a Kampala, cerco di effettuare missioni frequenti anche a Kigali e Bujumbura. Persino durante la pandemia, ho effettuato due missioni in Ruanda ed altrettante in Burundi. Voglio che la presenza dell’Italia sia sentita nelle Capitali sia dalle Autorità, ma ancor più dalle comunità di connazionali, che hanno tutte sofferto delle chiusure, dei coprifuoco, delle limitazioni imposte dalla pandemia, ma che hanno anche dimostrato una resilienza straordinaria, tutta italiana e, devo dire, ancora più forte negli italiani d’Africa. Sono molto fiero di loro”.

”.

 
 
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