La parrocchia come una grande famiglia. E nella vita ordinaria della quotidianità c’è un percorso di fede che accomuna tutti per fare cose straordinarie. Dalla condivisione del messaggio evangelico alla disponibilità verso il prossimo, dal catechismo alle attività ludico-sportive. Un fermento di iniziative che lascia trasparire il senso di appartenenza e la partecipazione della gente. «I laici hanno un ruolo fondamentale», dice don Francis, arrivato dall’India in Italia 27 anni fa: «Il mio desiderio è che tutti si sentano importanti. Stare insieme per avere più forza operando con entusiasmo e slancio umanitario. Come ripeteva spesso Madre Teresa di Calcutta “non è facendo cose grandi che dimostriamo l’immenso affetto verso Dio e il popolo, bastano le piccole cose fatte con amore”. Io cerco di trasmettere i valori e gli insegnamenti del Vangelo. In momenti difficili come quelli che stiamo vivendo la vera gioia è riconoscersi in Gesù, una ricchezza immensa per essere uomini saggi e sapienti».
Da sempre la realtà parrocchiale di San Leucio, molto attiva sul territorio di Bitonto, popolosa città a nord di Bari, opera in ambito sociale occupandosi soprattutto dei bambini e dei giovani. L’oratorio e il campetto sportivo sono punti di riferimento sotto il profilo educativo e formativo. «I minori vanno curati e salvaguardati perché rappresentano il futuro», dice don Francis, che in India aiutava i bambini che non avevano la possibilità di studiare. «“Nel gioco si conoscono i ragazzi”, diceva don Bosco. Nell’oratorio non facciamo solo catechismo ma anche attività di laboratorio e teatro. Da quest’anno abbiamo anche avviato il doposcuola per i piccoli che hanno bisogno di sostegno, una forma di prevenzione sociale. Sono molteplici le iniziative che favoriscono il processo di aggregazione, grazie anche al lavoro dei volontari. Visitiamo gli anziani, portiamo la comunione agli ammalati, distribuiamo viveri ai poveri».
Il campetto sportivo, rifatto in erba artificiale, è intitolato alla figura del professor Giovanni Modugno, insigne pedagogista bitontino scomparso nel 1957, che donò tutti i suoi beni alla parrocchia. Dopo essere stato dichiarato Servo di Dio, è ora in corso il processo di beatificazione. «Un educatore di larghe vedute che ha lasciato una traccia indelebile», conclude il parroco: «Anche lo sport fatto in piena libertà aiuta i ragazzi a crescere in modo sano. Dai più piccoli alle famiglie c’è un unico filo conduttore che nel segno di Nostro Signore apre il cuore alla speranza. Voglio anche ringraziarli perché mi hanno accolto bene. Da quando sono in Italia non mi sono mai sentito straniero perché gli italiani sono molto generosi». Di questi tempi, un’altra goccia che scava nel muro dell’indifferenza.