Quoziente familiare: quando copiare è una virtù è lo stimolante titolo del seminario (in presenza a Roma, on line su Facebook) che il Forum nazionale delle associazioni familiari ha realizzato nella mattinata dell’8 febbraio 2023, per riflettere sulla necessità ed urgenza che la famiglia sia protagonista nelle ipotesi di riforma fiscale oggi in discussione nel nostro Paese. In particolare l’idea di fondo dell’evento, come ricorda anche il titolo, è stata segnalare che in tanti Paesi già da molti anni le politiche familiari e fiscali sono una risorsa strategica per sostenere la famiglia, promuovere la natalità e favorire lo sviluppo sociale, umano ed economico delle nazioni. Quello che si sta discutendo oggi in Italia, quindi, tra assegno unico universale e riforma fiscale, non è un territorio totalmente ignoto; anzi, “basterebbe copiare” le buone prassi già consolidate: come il quoziente familiare in Francia, lo splitting tra i coniugi e l’assegno per i figli in Germania, o le politiche al femminile in Svezia, o il più recente modello ungherese, che tra le altre misure al quarto figlio cancella totalmente la madre dal prelievo fiscale (nessuna tassa per tutta la vita!). Si sono sentite tante voci, di giornalisti, politici, esperti universitari e rappresentanti dell’associazionismo, e molti aspetti tecnici sono stati ampiamente trattati – l’intero seminario merita di essere riascoltato integralmente sulle pagine social del Forum, quando sarà disponibile nuovamente on line. Ma alcuni nodi sono stati particolarmente stimolanti, e meritano qui uno specifico richiamo.
In primo luogo è piaciuto molto il prezioso e competente intervento di Gerard Dumon (università di Parigi), inventore dell’espressione “inverno demografico”, che , pur con toni molto preoccupati sulla crisi demografica di denatalità, ha voluto concludere il suo intervento con un tono di speranza, ricordando a tutti che “dopo l’inverno viene sempre la primavera”, e che quindi possiamo sperare che prima o poi possa arrivare una “primavera demografica”, dopo i grandi freddi della natalità, soprattutto nel nostro Paese. Ma – proseguiva Dumon – questa primavera potrà accadere solo se ci affretteremo a fare scelte radicali e strategiche di sostegno alle famiglie e alla natalità, anche in ambito fiscale. Tutte le volte che in Francia le politiche familiari sono state depotenziate, la natalità è calata; tutte le volte che sono state rifinanziate, la natalità è ripartita. Questo richiama direttamente il nostro Paese ad un impegno solido, di lungo periodo ed urgente.
Grande impatto ha avuto anche, sempre nell’intervento di Dumon, la concreta esperienza storia della Saar, regione di confine tra la Germania e la Francia che subito dopo la Seconda Guerra Mondiale è stata attribuita alla Francia, ma che nel 1955 è stata inclusa nuovamente nella Germania, a seguito di un referendum popolare. In tal modo la popolazione di questa regione ha potuto beneficiare fino al 1955 delle generose politiche familiari della legislazione francese, mentre dal 1955 è stata sottoposta alle più avare politiche della Germania (all’epoca Germania Occidentale). Il risultato è stato che nella Saar la natalità fino al 1955 si è sviluppata in modo progressivo, in analogia con il resto della Francia, mentre quasi subito, con il cambio di nazione, la natalità è immediata diminuita in modo consistente, per l’impoverimento degli interventi pubblici di sostegno alle famiglie e alle nascite. Sembra quasi un esperimento di laboratorio, che può dire tanto ai nostri politici ed amministratori, se vogliono passare dalle parole ai fatti, quando sostengono che la natalità e le famiglie sono una risorsa essenziale per il futuro del nostro Paese.
L'intervento del professor Gerard Dumon, colui che ha coniato l'espressione "inverno demografico"
È stata molto apprezzabile, peraltro, la consapevolezza che “imparare dall’estero” non significa riprodurre in fotocopia le prassi attuate negli altri Paesi, perché le differenze sono molte e rilevanti. Da tanti punti di vista: ad esempio, è stato ricordato che il quoziente familiare alla francese, così com’è, è in conflitto con il quadro costituzionale del nostro Paese, che prevede una imposizione individuale (art. 53 della Costituzione, Sentenza 176/1979 della Corte Costituzionale); tuttavia dalla Francia possiamo imparare la dimensione “transpolitica” delle politiche familiari, che non appartengono ad una parte o all’altra, ma sono state sostenute per decenni da ogni partito, di destra e di sinistra. Solo la Presidenza Hollande ha costituito un vero e proprio punto critico di stop, nel 2014, misurabile anche con indicatori economici, a conferma che non si può dare mai niente per scontato. Da questo punto di vista lo scenario italiano sembra incoraggiante, perché il recente “assegno unico universale” ha visto una approvazione quasi all’unanimità nel nostro Parlamento (nessun contrario, solo pochi astenuti), dato che consente qualche maggiore speranza anche per i prossimi passi legislativi in tema fiscale.
L’incontro si è concluso con l’impegno del Governo ad incontrare l’associazionismo familiare (il Forum delle associazioni familiari) per poter discutere insieme sulla imminente riforma fiscale, che dovrebbe arrivare alla discussione in Parlamento nella sua prima versione verso la metà di marzo 2023. E questo è stato un altro elemento incoraggiante, perché non si possono fare le politiche familiari senza un serrato dialogo con le famiglie stesse e con le loro rappresentanze delegate: sia perché si rischia di costruire politiche che “mancano il bersaglio” (come per l’ISEE, oggi in forte messa in discussione), ma soprattutto perché è giusto che le famiglie sia protagoniste attive e non destinatarie passive delle politiche a loro indirizzate: come ricordava un fortunato slogan delle associazioni di disabili, perfetto anche per le famiglie, “niente su di noi senza di noi”.