Cinquant’anni fa Raffaella Bongermino e Raffaele Manzoli si giurarono amore eterno davanti a Dio. Lui nativo di Pincara, vicino Rovigo, e maestro di musica alla scuola media di Rapallo; lei giovane insegnante di Laterza, in provincia di Taranto, dove vivono tuttora. Il 4 settembre scorso hanno festeggiato le Nozze d’oro circondati dall’affetto dei tre figli Pietro, Fabiola e Consuelo, del genero Pietro, della nuora Giustina e dei 6 nipoti. Un’unione felice scolpita nella roccia di un sentimento forte che sbocciò sulle colonne di Famiglia Cristiana.
Era il 25 luglio del 1965 quando Raffaella, che aveva 24 anni, sul numero 30 del nostro settimanale scrisse una lettera all’allora direttore don Giuseppe Zilli in cui dava conforto a una giovane “solitaria” che in una precedente missiva aveva esternato tutto il suo dolore e la sua tristezza per essere stata raggirata da un uomo che aveva poi scoperto essere sposato e con dei figli. «Rimasi colpita dall’esperienza tormentata di questa ragazza e volli farle coraggio», racconta Raffaella, che dall’età di 16 anni è abbonata fedelissima e assidua lettrice di Famiglia Cristiana. «Ma allo stesso tempo rivelai tutta la mia felicità interiore nonostante non fossi mai stata fidanzata. Il mio unico desiderio era quello di trovare l’uomo giusto che sarebbe diventato il padre dei miei figli e avrebbe saputo educarli cristianamente».
Quelle parole così genuine e ricche di valori profondi lasciarono il segno. In un paio di mesi la signora Raffaella ricevette oltre cento lettere. «Mi scrivevano persone deluse dalla vita e dalle loro storie sentimentali, anche carcerati. Ci fu persino una famiglia di un paese vicino a Laterza che voleva prendessi in sposo il figlio ufficiale a Genova». Lei non batté ciglio: continuò imperterrita a fare lezione alla scuola elementare, frequentando quotidianamente la parrocchia della Santissima Assunta, oltre a svolgere il ruolo di presidente dell’Azione cattolica di Laterza. Inviò un altro scritto a Famiglia Cristiana, pubblicato sul numero 40 del 3 ottobre 1965, rivolgendosi a quanti le avevano chiesto aiuto morale per trasmettere loro la sua serenità convinta che «qualunque sia lo stato in cui ci troviamo, va accettato tranquillamente perché espressione della volontà del Signore».
Frasi dettate da un animo nobile, che conquistarono il cuore di Raffaele Manzoli, trasferitosi dopo gli studi del conservatorio da Pincara a Rapallo per insegnare musica alle medie. «Mi capitò di avere tra le mani uno di quei numeri di Famiglia Cristiana che avevo sequestrato in classe a uno studente», fa notare Raffaele con il suo inconfondibile accento veneto. «Rimasi affascinato dalle parole di Raffaella, che ovviamente non conoscevo. Desideravo trovare una bella ragazza per sposarmi e mettere su famiglia. Capii subito che aveva buoni sentimenti. Così nel gennaio del 1966 le scrissi direttamente una lettera per chiederle la mano. Sulle prime non accadde nulla. Poi, mi arrivò la sua risposta in cui diceva di vedere in me una persona di sani princìpi e di essere ammirata dalla mia calligrafia».
L’amore germogliò per via epistolare. A Pasqua del ’66 Raffaele decise di andare a Laterza per conoscere finalmente Raffaella, che di quel momento così particolare ricorda: «Mio fratello Vito mi accompagnò alla stazione di Bari per accoglierlo. Quando scese dal treno il primo impatto non fu proprio piacevole. Indossava una giacca nuova con un pantalone largo che mi fece un po’ sorridere. Poi, arrivati a casa cominciammo a parlare, a scambiarci pensieri e idee. Venni attratta dal suo modo di porsi e dai suoi modi gentili. Ci demmo il primo bacio il Sabato Santo in un bosco qui vicino. Quando lui suonò l’organo nella nostra parrocchia dell’Assunta fu davvero entusiasmante».
All’inizio la famiglia del signor Raffaele non era molto d’accordo sul matrimonio. Poi le cose cambiarono, soprattutto quando nell’estate del 1966 sua madre Massimina e sua sorella andarono a Laterza per conoscere i Bongermino. Un anno dopo, il 4 settembre del 1967, Raffaella e Raffaele si sposarono. «Il nostro è stato un matrimonio solido, indissolubile ma anche vivace», dicono all’unisono.
«Il fatto di essere coetanei (siamo nati entrambi nel 1940), ci ha aiutato molto, anche se inizialmente abbiamo incontrato qualche difficoltà per via della mentalità un po’ diversa. Ma il nostro amore profondo è stato fondamentale per superare piccoli contrasti, alcune incomprensioni. La felicità di condividere tanti anni insieme è il bene più prezioso, nonostante l’età avanzata e qualche problema di salute. È un dono che abbiamo ricevuto dal Signore che ringraziamo durante la preghiera e ogniqualvolta andiamo in chiesa».
Dal matrimonio così gioioso e granitico sono nati quattro figli: Pietro, Consuelo, Ivan, e Fabiola. Persone splendide, impegnate nel sociale, che hanno ricevuto un’educazione esemplare e che si sono realizzate nella vita. Purtroppo Ivan, il più piccolo, è mancato tragicamente il 25 aprile del 2016 a soli 39 anni. «Un dolore profondo, una sofferenza indicibile per tutta la famiglia», dichiara con un filo di emozione la signora Raffaella. «Ivan è morto sul colpo in un incidente stradale mentre viaggiava sulla sua auto, a velocità contenuta, insieme alla ragazza che fortunatamente si è salvata. Una macchina guidata da un giovane che, stando ai rilievi e all’analisi dei carabinieri era sotto l’effetto di stupefacenti, dopo un sorpasso invase la corsia opposta schiantandosi contro la vettura di mio figlio».
Ivan era generoso, altruista, benvoluto da tutti. «Abbiamo perdonato il colpevole, certamente non proviamo odio. Però chiediamo giustizia e verità. Dio è sempre al primo posto e ci dà la forza per andare avanti, per offrire solidarietà al prossimo. Ora con il mio sorriso infondo conforto e consolazione agli altri».
I coniugi Manzoli sono accumunati da una incredibile vena artistica. La signora Raffaella, oltre ad essere stata nominata Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica Italiana dal Presidente Giorgio Napolitano, ha scritto una ventina di libri sulla storia della patria, sulle tradizioni popolari, sui mestieri scomparsi. Il marito Raffaele che è stato anche presidente della Pro Loco di Laterza, nel ’97 realizzò un proprio laboratorio artigianale per produrre maioliche di pregio e decorazioni antiche, molto apprezzate dai turisti ed esposte finanche a Parigi. Sorretti da loro amore eterno guardano al futuro con fiducia e speranza: «Abbiamo ancora tanta voglia di vivere, siamo innamorati e uniti come fosse il primo giorno. Sentiamo il Signore al nostro fianco. Ci piacerebbe tanto incontrare papa Francesco per ricevere la sua benedizione».
(foto di Cosmo Laera)