(Foto Ansa)
A febbraio è finita in ospedale per contusioni multiple, con una prognosi di 31 giorni. Suo padre e suo fratello di 35 anni - ha raccontato lei sporgendo denuncia contro la famiglia - la picchiavano fino ad arrivare a frustarla a sangue, con il cavo del computer, perché lei voleva vestire e comportarsi "all'occidentale". E la madre non solo approvava le botte ma incitava gli altri membri della famiglia a punirla. Ancora una vicenda di attriti e maltrattamenti familiari legati al conflitto culturale e religioso fra padri e figli, tra prima e seconda generazione di immigrati, allo scontro fra il radicamento nelle tradizioni dei Paesi di origine e il desiderio di integrazione nei costumi e nella vita sociale del Paese di approdo.
Questa volta è accaduto in provincia di Pavia a una ragazzina nata 14 anni fa in Italia da genitori marocchini. La vicenda è stata ripercorsa dal quotidiani locale La Provincia pavese: i familiari si sono difesi dalle accuse di maltrattamenti sostenendo di intervenire con severità per punire il comportamento secondo loro sbagliato della figlia che, dicono, non voleva più andare a scuola, la sera rientrava a casa tardi e si vestiva in modo riprovevole.
Intanto, il Tribunale dei minori di Milano ha deciso di togliere temporaneamente la ragazzina alla famiglia e di affidarla a una comunità, in attesa di accertare i fatti e sentire anche i genitori e il fratello. Da quanto raccontato dalla ragazza, le botte erano sempre state parte della sua educazione, ma la situazione si era notevolmente aggravata negli ultimi anni: i genitori non volevano che lei uscisse con le sue amiche, non accettavano le sue frequentazioni e il suo modo di comportarsi ritenuto troppo lontano dalla cultura di origine.