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lunedì 21 aprile 2025
 
21 marzo
 

Ragazzi Down, l'orgoglio di un lavoro vero

21/03/2014  Il progetto Geox for Valemour ha permesso a oltre 40 ragazzi Down di provare l'orgoglio di un lavoro vero. Creare tessuti per fare scarpe in vendita da oggi.

Serve una Giornata per ricordare al mondo che ci sono le persone Down? Verrebbe da dire di no, perché dovrebbe far parte della quotidianità di tutti ricordarsi che c’è qualcuno che fa più fatica, ma può regalare molto, non solo alla sua famiglia, ma a tutti noi.
Ma purtroppo della Giornata Mondiale della Sindrome di Down di oggi 21 marzo c’è un gran bisogno anche se, invece di tanti discorsi, sarebbero  sufficienti le immagini della campagna  Dear Future Mom promossa da CoorDown,  il coordinamento nazionale delle associazioni delle persone con sindrome di DOWN oppure quelle del Progetto Geox Valemour, un bellissimo esempio di collaborazione tra otto associazioni italiane e la nota azienda di scarpe e abbigliamento.
Oltre quaranta giovani in tutta Italia hanno lavorato sodo,  mischiando tinte e  rullando  i colori per creare i 6500 teli con cui sono state realizzate migliaia di scarpe tutte una diversa dall'altra in vendita da oggi nei negozi Geox. Una soddisfazione  enorme per tutti quanti sono stati coinvolti, dalle famiglie, ai lavoratori della Geox, agli operatori delle cooperative coinvolte dalla Valemour, il marchio sociale ideato dalla Fondazione Più di un sogno.
 Quel che fa allegria profonda è che il lavoro portato a termine dai ragazzi down della Valemour nello stabilimento della Geox non è stato una “finta”, una di quelle attività pensate per far passare il tempo, ma «un lavoro vero che ti porta gli “sghei” veri» come racconta Mario, uno di loro, con la fierezza e l’orgoglio di chi ha fatto fatica, anche quella di prendere l’autobus tutte le mattine, che per tanti sarà un’ovvietà, ma ad alcuni chiede molto di più.
«Un conto è la beneficenza che si fa e non si dice , spiega Anna Licia Balzan Moretti Polegato, madrina dell’iniziativa, "e un altro il business sociale che crea un progetto di vita vera, come questo nato dall’incontro con Valemour, con l’obiettivo di offrire una concreta opportunità di lavoro alle persone affette da disabilità intellettiva. Niente  a che vedere con l’assistenzialismo».

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