La firma del cessate il fuoco
Finalmente una buona
notizia in un contesto internazionale segnato da conflitti ed
emergenze umanitarie.
Arriva dal Congo-Brazzaville, dove nella serata
di mercoledì 23 luglio è stato firmato un cessate il fuoco fra i
gruppi armati rivali che da mesi hanno fatto precipitare nel caos la
Repubblica Centraricana. L'accordo è stato
siglato dal gruppo armato musulmano Seleka e dalle forze cristiane
della milizia Anti Balaka (anti-machete). Poche ore dopo ci sarebbero
stati degli scontri armati a Bambari, tuttavia l'accordo, sia pure
fragile, è stato salutato con soddisfazione dai mediatori e dai
capi delle comunità religiose, cristiane e musulmane, impegnate da
tempo per la ricerca di una soluzione pacifica alla crisi.
Nonostante
la contrapposizione armata di bande appartanenti a due diverse
religioni,
l'arcivescovo cattolico di Bangui, monsignor Dieudonne Nzapalainga,
il pastore Nicolas Grékoyamé-Gbangou (presidente delle Chiese
evangeliche) e l'imam Oumar Kobine Lamaya hanno collaborato per
sedare gli animi ed evitare di lacerare la popolazione in un
conflitto religioso. “Chi uccide, brucia e distrugge il suo
fratello non può dirsi cristiano”, aveva ammonito la scorsa
primavera il vescovo di Bangui. E l'imam Layama aveva ricordato una
lunga tradizione di convivenza “nella fratellanza, nella serenità
e nel rispetto reciproco”.
Nella città di Berberati il vescovo
Dennis Agbenyadzi aveva accolto nela sua chiesa i musulmani in fuga e
lo stesso è stato fatto in altre località. Il 25 marzo scorso, al
termine dell'udienza generale, papa Francesco aveva ricevuto i
rappresentanti della “Piattaforma dei religiosi per la pace”,
composta dal vescovo, dal pastore e dall'imam. Pochi giorni dopo la
Caritas Internationalis aveva sottolineato il carattere complesso
del conflitto, dovuto soprattutto a cause politico-militari e
socio-economiche, non religiose. La situazione in
Centrafrica, Paese già instabile, era precipitata nel marzo 2013
con la fuga del presidente Bozizé e l'arrivo al potere dei ribelli
Seleka. Alle violenze dei Seleka i cristiani hanno risposto con pari
ferocia, creando delle milizie di autodifesa Anti-Balaka
(nati-machete).
Ci sono stati migliaia di morti, centinaia di
migliaia di sfollati e la Francia ha mandato una forza di
intervento. Più volte i due gruppi rivali si sono accusati a vicenda
di aver commesso crimini di guerra.