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giovedì 23 marzo 2023
 
 

Centrafrica, finalmente un cessate il fuoco

25/07/2014  Firmato in Congo un accordo per porre fine alla guerra civile. Importante il ruolo di mediazione della Chiesa e dei leader musulmani.

La firma del cessate il fuoco
La firma del cessate il fuoco

 

Finalmente una buona notizia in un contesto internazionale segnato da conflitti ed emergenze umanitarie. Arriva dal Congo-Brazzaville, dove nella serata di mercoledì 23 luglio è stato firmato un cessate il fuoco fra i gruppi armati rivali che da mesi hanno fatto precipitare nel caos la Repubblica Centraricana. L'accordo è stato siglato dal gruppo armato musulmano Seleka e dalle forze cristiane della milizia Anti Balaka (anti-machete). Poche ore dopo ci sarebbero stati degli scontri armati a Bambari, tuttavia l'accordo, sia pure fragile, è stato salutato con soddisfazione dai mediatori e dai capi delle comunità religiose, cristiane e musulmane, impegnate da tempo per la ricerca di una soluzione pacifica alla crisi.

Nonostante la contrapposizione armata di bande appartanenti a due diverse religioni, l'arcivescovo cattolico di Bangui, monsignor Dieudonne Nzapalainga, il pastore Nicolas Grékoyamé-Gbangou (presidente delle Chiese evangeliche) e l'imam Oumar Kobine Lamaya hanno collaborato per sedare gli animi ed evitare di lacerare la popolazione in un conflitto religioso. “Chi uccide, brucia e distrugge il suo fratello non può dirsi cristiano”, aveva ammonito la scorsa primavera il vescovo di Bangui. E l'imam Layama aveva ricordato una lunga tradizione di convivenza “nella fratellanza, nella serenità e nel rispetto reciproco”.

Nella città di Berberati il vescovo Dennis Agbenyadzi aveva accolto nela sua chiesa i musulmani in fuga e lo stesso è stato fatto in altre località. Il 25 marzo scorso, al termine dell'udienza generale, papa Francesco aveva ricevuto i rappresentanti della “Piattaforma dei religiosi per la pace”, composta dal vescovo, dal pastore e dall'imam. Pochi giorni dopo la Caritas Internationalis aveva sottolineato il carattere complesso del conflitto, dovuto soprattutto a cause politico-militari e socio-economiche, non religiose. La situazione in Centrafrica, Paese già instabile, era precipitata nel marzo 2013 con la fuga del presidente Bozizé e l'arrivo al potere dei ribelli Seleka. Alle violenze dei Seleka i cristiani hanno risposto con pari ferocia, creando delle milizie di autodifesa Anti-Balaka (nati-machete). Ci sono stati migliaia di morti, centinaia di migliaia di sfollati e la Francia ha mandato una forza di intervento. Più volte i due gruppi rivali si sono accusati a vicenda di aver commesso crimini di guerra.  

 
 
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