Il poliedrico Massimo Ranieri affronta un’altra sfida, confrontandosi con il personaggio storico, ricreato da Shakespeare, di Riccardo III, debuttando il 17 luglio al 65° Festival Shakespeariano nel Teatro Romano di Verona. Da tempo Ranieri voleva interpretarlo, incuriosito dalla sua misteriosa personalità, e ora, con le musiche di Ennio Morricone, e con la sua regia, lo mette in scena affermando: «Riccardo III, ultimo monarca della casa di York, è l’incarnazione del male, è un re crudele e ambizioso che, per la sete di potere e di rivincita, colpisce i suoi congiunti, anche se poi viene sconfitto dai Tudor. Un personaggio così affascina chi fa l’attore, interpretare “un buono” è semplice poiché la bontà è innata nell’uomo, almeno nella maggior parte, però si è attratti da personaggi come Riccardo, come Macbeth, malvagi per il loro tornaconto. Riccardo, tuttavia, è costretto a comportarsi da malvagio per difendere la sua dinastia, ma vive un momento di riscatto, un attimo di debolezza in cui è implicato il cuore quando dice “ho paura”. Questa affermazione mi ha risollevato perché essere così malvagio dall’inizio alla fine dello spettacolo è dura anche per un attore, poiché scopre, recitando, un lato negativo dell’anima, quindi per me è uno sforzo intellettuale notevole.». Ranieri, come regista dello spettacolo, ha voluto farne «un dramma sociale, politico, poiché nel testo di Shakespeare ho intravisto, fin dalla prima lettura, al di là del dramma in se stesso, un groviglio di situazioni politiche, così l’ho riferito ai giorni d’oggi come un odierno intrigo politico, considerando i tempi che viviamo…».
Oltre al costante successo come cantante, confermato anche dallo show dei record Canto perché non so nuotare che dal 2007 ha avuto oltre 700 repliche con il tutto esaurito e dal nuovo recital Sogno e son desto, Massimo si è avvicinato al teatro da ragazzo grazie alla guida di grandi registi che ricorda con stima e gratitudine: «Se io recito ora, lo devo a loro, soprattutto a colui che mi ha voluto in teatro per la prima volta, che mi ha fatto capire che non ero solo un cantante, Peppino Patroni Griffi, chiamandomi per Napoli chi resta e chi parte dell’autore napoletano Raffaele Viviani. Poco dopo ho recitato con Romolo Valli e Giorgio De Lullo, che mi dicevano sempre che avrei dovuto lavorare con il più grande uomo di teatro: Giorgio Strehler. Infatti poco dopo, quando Strehler mi ha diretto in L’anima buona del Sezuan di Brecht e L’isola degli schiavi di Marivaux, è stato un punto di arrivo per la mia carriera di attore teatrale.Anche altri spettacoli sono stati per me importanti: Hollywood, sempre di Patroni Griffi, dedicato a John Gilbert, grande attore del cinema muto, amico di Greta Garbo. Rinaldo in campo, una vicenda ispirata alla spedizione dei Mille, mi ha riempito di gioia perché, dopo l’interpretazione di Domenico Modugno, un maestro del musical come Pietro Garinei lo ha affidato a me; lo spettacolo non raggiungerà più quel livello di bellezza messo in scena con così tanto amore da Garinei.».
Ranieri è anche paladino del teatro italiano all’estero, insieme a un
altro regista fondamentale nella sua carriera, Maurizio Scaparro che si
adopera sempre per portare anche fuori d’Italia le compagnie teatrali
italiane, come quando ha diretto il Théâtre des Italiens a Parigi per
cui Massimo è stato interprete di Pulcinella, la tradizionale maschera
napoletana. «Sono legato a Maurizio da una fraterna amicizia, lui è il
mio mentore, quando ho dei dubbi, e ne ho spesso, lui mi aiuta nelle mie
scelte professionali, con la sua sensibilità e la sua maestria; nella
prossima stagione porteremo il nostro Viviani varietà, dedicato al
drammaturgo napoletano, a Parigi oltre che riprenderlo in una tournèe
italiana.»
Ranieri si è anche battuto per riportare il grande teatro in
televisione: hanno incontrato il favore del pubblico i testi di Eduardo
De Filippo Filumena Marturano, Napoli milionaria, Questi fantasmi e
Sabato, domenica e lunedì da lui diretti e interpretati insieme a
grandi attrici come Mariangela Melato, Barbara De Rossi, Donatella
Finocchiaro, Monica Guerritore. Napoli, la città in cui Ranieri è nato e
ha trascorso la sua infanzia è sempre nel suo cuore; infatti dice: «il
legame è forte, viscerale come è giusto che sia, anche se adesso vivo a
Roma, non riesco a non essere napoletano, anche se faccio Shakespeare
io penso in napoletano, è il mio modo di essere. Rispetto a quando ero
“scugnizzo”, Napoli è cambiata come sono cambiate altre città italiane e
europee, ma rimane sempre quella poesia napoletana che non trovo in
altri luoghi, ha un suo fascino, è una città speciale, nel bene e nel
male, ha un suo carisma che si porta dentro sempre.».
Tra i ricordi
legati alla sua città d’origine, quando era Giovanni Calone, prima di
prendere il nome d’arte di Massimo Ranieri, ci sono anche i suoi
genitori di cui parla anche nel libro autobiografico Mia madre non
voleva (edito da Rizzoli): «Mio padre era operaio all’Italsider di
Bagnoli e si alzava all’alba e tornava alla sera, aveva avuto
un’infanzia molto difficile, orfano di guerra, era cresciuto in
orfanotrofio dove si distraeva suonando una trombetta, dimostrando
interesse per la musica e infatti, per questa sua inclinazione mi
incoraggiò fin dall’inizio a dedicarmi al canto e ha sempre gioito dei
miei successi. Mia madre era casalinga e, poiché eravamo otto fratelli,
avrebbe voluto vedermi impiegato in comune, con uno stipendio fisso,
mentre il mio è il mestiere meno sicuro del mondo, ma quando ha visto
che è diventato la mia vita, il mio unico scopo, mi ha sostenuto,
volendo però che rimanessi sempre con i pieni per terra. Anche i miei
amici d’infanzia del rione Santa Lucia mi incoraggiavano, ero il loro
idolo, l’amichetto che diventava famoso e ricco, l’esempio di colui che
con passione e costanza ce l’ha fatta a lasciarsi alle spalle la
povertà. Ogni tanto ripenso a quando da bambino cantavo su uno scoglio
sul mare di Castel dell’Ovo, a Napoli, per i clienti di un ristorante,
con mio fratello che mi incitava a continuare a cantare, minacciando
me, che non sapevo nuotare, di buttarmi in mare. Ora tutti i miei
fratelli, i miei nipoti e pronipoti sono entusiasti del mio successo!».E
ogni volta che si esibisce sia come cantante sia come attore il
pubblico lo festeggia e lo sostiene infatti conclude: «il rapporto con
il mio pubblico è passionale, è vero amore, un rapporto meraviglioso.»
Dove & quando: RICCARDO III di William
Shakespeare. Traduzione e adattamento di Masolino d’Amico. Con Massimo
Ranieri e, tra gli altri attori, Paolo Lorimer, Carla Cassola,
Margherita Di Rauso, Giulio Forges Davanzati e Federica Vincenti.
Musiche di Ennio Morricone. Regia di Massimo Ranieri. Scene di Lorenzo
Cutuli. Costumi di Nanà Cecchi. Produzione Ghione. Dal 17 luglio al 20, a
Verona al Teatro Romano; 26 luglio a La Versiliana, Marina di
Pietrasanta; 7 agosto al Teatro Romano di Ostia Antica, dal 14 al 21
agosto al Magna Graecia Teatro Festival (14 agosto - Cassano allo Jonio
(Cs)/ Parco Archeologico di Sibari, 15 agosto / Lamezia Terme (Cz),
Abbazia Benedettina/16 agosto-Borgia (Cz) Parco Archeologico
Scolacium/17 agosto Locri (Rc)Parco Archeologico di Locri Epizefiri/ 19
agosto-Ricadi (Vv) Teatro di Torre Marrana/ 20 agosto Palmi (Rc), Teatro
all'aperto in località Motta/ 21 agosto Diamante (Rc), Parco
Archeologico di Cirella.) Info: http://www.massimoranieri.it, Estate
Teatrale Veronese, al Teatro Romano di Verona, tel. 045 8077201;
spettacolo@comune.verona.it; www.estateteatraleveronese.it