(Foto Ansa sopra: senza fissa dimora a Torino durante l'emergenza Covid-19)
In Italia aumentano i nuovi poveri, coloro che per la prima volta chiedono aiuto rivolgendosi a un centro di ascolto e di assistenza. Nella Giornata mondiale della lotta contro la povertà, che ricorre il 17 ottobre, la situazione generale del nostro Paese, duramente colpito dalla pandemia, è allarmante. Lo rivela la Caritas italiana nel Rapporto su povertà ed esclusione sociale in Italia intitolato “Gli anticorpi della solidarietà” (pubblicato sul sito www.caritas.it): un ritratto accurato e dettagliato della situazione socio-economica del nostro Paese, alla luce degli interventi delle Caritas diocesane.
Il nostro Paese si avvia verso una grave recessione economica, terreno fertile per l’insorgenza di nuove forme di povertà, come avvenuto già all’indomani della grande crisi del 2008. I dati nazionali ci fanno fare un balzo indietro di almeno un decennio. Sono le conseguenze devastanti della pandemia del Covid-19 che si ripercuotono inevitabilmente sull’economia e sul benessere di cittadini e famiglie. A liveli di statistica pubblica (dati Istat), lo scenario entro il quale ci muoviamo mostra una marcata flessione del Pil nel secondo trimestre del 2020, una forte flessione dell’occupazione con un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; un preoccupante balzo in avanti degli inattivi. Nell’Italia pre-Covid i poveri assoluti risultavano 4,6 milioni, pari al 7,7% della popolazione. Si parla di 1,7 milioni di famiglie che corrispondono al 6,4% dei nuclei familiari. Tra le categorie più vulenrabili ci sono i nuclei stranieri, le famiglie numerose e con figli minori, le persone con un minor grado di istruzione. Tra i più svantaggiati ci sono gli under 34, con un’incidenza della povertà pari all’8,9% (tra gli over 65 è del 5,1%). Molto forte il peso della povertà sui bambini, così come sulle persone in cerca di occupazione. Anche se il lavoro di per sé non basta: tra coloro che hanno un’occupazione, il tasso di povertà risulta molto più alto rispetto alla media - intorno al 10,2% - per le famiglie degli operai. Va ricordato, inoltre, che l’Italia si attesta tra i Paesi con i livelli di disuguaglianza di reddito più alti d’Europa. E il nostro Paese si connota per una scarsissima mobilità sociale.
Fin dai primi giorni dell’emergenza Covid, la Caritas ha continuato a stare accanto a chi è in difficoltà, realizzando anche dei monitoraggi periodici per capire l’impatto socio-economico della crisi sanitaria. I dati dei Centri di ascolto diocesani indicano che da un anno all’altro l’incidenza dei “nuovi poveri” è schizzata dal 31 al 45% (quasi una persona su due che ora si rivolge alla Caritas lo fa per la prima volta). Rispetto all’anno scorso, nel 2020 i Centri di ascolto hanno registraro un aumento del 12,7% del numero di persone in povertà. Tra marzo e maggio del 2020, in piena emergenza Covid-19, le persone sostenute dalle Caritas diocesane sono state 450mila.
Il nuovo profilo delle persone accompagnate dai Centri di ascolto delle Caritas diocesane registra un forte incremento delle donne (più del 54%, rispetto al 50,5 del 2019), delle persone con dimora (quasi 86%, contro l’80,6 dell’anno scorso). Il 52% di chi chiede aituo ora è costituito da italiani; più del 74% si tratta di famiglie con figli minori. Aumentano anche i giovani in cerca di assistenza: nel 2020 22,7% sono persone tra i 18 e i 34 anni.
Tra le problematicità maggiori, si segnalano la povertà economica (legata alla perdita del lavoro e alle fonti di reddito) e le difficoltà connesse al mantenimento dell’abitazione (affitto o mutuo). Ci sono poi i problrmi nuovi, legati alla pandemia e al lockdwn: la didattica a distanza e le difficoltà di reperire tablet, computer, connessione Internet. E poi, i problemi legati al disagio psicologico, il senso di solitudine, l’ansia, la paura, il senso di insicurezza. Ad essersi accentuate sono le problematiche familiari, le conflittualità di coppia e tra genitori e figli, le varie forme di violenza, le difficoltà ad accudire i bambini. Tutte situazioni alle quali i Centri di ascolto hanno cercato di dare una risposta.
In questo quadro generale ben poco confortante, va comuque messa in evidenza una nota positiva, che fa ben sperare: la straordinaria partecipazione e solidarietà espressa in questo periodo complicato e doloroso da tutte le comunità. In qurti mesi di pandemia sono fiorite moltissime iniziative a supporto dei più fragili (da parte di aziende, enti, negozi, supermercati, famiglie, singoli cittadini) e molte delle azioni Caritas sono state attivate in sinergia con altri attori del territorio, dalle amministrazioni locali alle parrocchie alla Protezione civile. Accanto all’impegno degli operatori, prezioso è stato il sostegno dei volontari, molti dei quali giovani, che nella fase della piena emergenza hanno garantito con il loro aiuto la continuità dei servizi essenziali, mettendosi a disposizioni in particolare dei più anziani e dei soggetti più fragili. Anche in tempo di pandemia, dunque, l’Italia si conferma un Paese generoso e solidale, in cui le reti di assistenza nelle loro forme più varie non vengono meno e, anzi, proprio nei momenti di difficoltà trovano il modo per attivarsi e rendersi più forti.