Sono quasi 3 milioni i bambini a rischio povertà nel nostro Paese: un dato che colloca l’Italia al quinto posto tra i Paesi europei. A rivelarlo è “Crescere in Italia, oltre le disuguaglianze”, il primo rapporto di Fondazione Cariplo sulla povertà e sulle disuguaglianze, presentato a Milano il 28 marzo, durante un incontro al quale è intervenuto anche monsignor Matteo Zuppi, presidente della Cei. Il rapporto si focalizza su una fascia particolarmente vulnerabile, quella dei minori, bambini e adolescenti, partendo dal dato del forte aumento della povertà innescato dalla pandemia: nel 2021 le famiglie in condizione di povertà assoluta erano 2 milioni, più del doppio rispetto al 2005, quando erano 819mila. In Italia sono povere attualmente quasi 5,6 milioni di persone (2,3 milioni al Nord, 2,5 al Sud e 861 mila al Centro), mentre nel 2005 lo erano 1,9 milioni di persone.
Lo studio si concentra sul tema dell’istruzione, mettendo in evidenza la stretta relazione tra il livello di istruzione dei genitori e quello dei figli: nel nostro Paese, infatti, appena l’8% dei ragazzi con genitori senza un titolo di studio superiore riesce a laurearsi e i tassi di abbandono e dispersione scolastica sono più elevati. Inoltre, le condizioni di origine del bambino e ragazzo hanno un peso enorme sul suo percorso di apprendimento. La qualità della vita e il contesto socio-economico incidono profondamente sulla qualità dell’istruzione: i ragazzini che vivono in condizione di svantaggio e marginalizzazione tendono ad andare in scuole svantaggiate dove la qualità dell’istruzione è più bassa. Come spiega il rapporto, «chi ha la disponibilità di tanti libri a casa, chi parla abitualmente italiano in famiglia, chi possiede nella propria abitazione un pc e una connessione internet, e chi ha frequentato la scuola dell’infanzia tende a raggiungere risultati di apprendimento migliori rispetto a chi non ha simili caratteristiche».
In Italia, il percorso dell’istruzione obbligatoria in generale non riesce dunque a colmare le disuguaglianze socio-economiche e culturali di partenza dei ragazzi e a ridurre il divario fra i diversi livelli di apprendimento degli studenti: chi proviene da un contesto familiare benestante tende a mantenere un livello di apprendimento e di istruzione elevato. I ragazzini che provengono da contesti svantaggiati e famiglie con redditi più bassi e difficoltà economiche, nel loro percorso scolastico tendono a restare indietro e a non recuperare il divario con gli altri studenti.
Il rapporto ha condotto un’analisi sul campo in particolare sul territorio di Milano, per indagare lo sguardo dei ragazzi sul loro futuro. Milano rappresenta infatti un avamposto capace di cogliere con anticipo fenomeni sociali emergenti ed è uno straordinario laboratorio di solidarietà che permette di intercettare i bisogni e immaginare nuove soluzioni. Crescere in un determinato contesto sociale, afferma il rapporto, condiziona fortemente fin d ai primi anni di vita lo sviluppo di una persona, le sue attitudini, lo sguardo su di sé e la sua visione del mondo, le sue ambizioni, le sue prospettive, il suo orizzonte: il 55% dei ragazzi che crescono in centro pensano di andare all’estero; fra quelli che vivono nelle periferie solo il 29%. Chi ha meno possibilità. si legge nel rapporto, solitamente ha anche meno informazioni, meno relazioni, meno canali per accedere alle opportunità disponibili.
«Assistiamo a una disuguaglianza crescente che crea un divario di futuro e di prospettiva di vita ed è in questo spazio che perdiamo il potenziale umano di tanti ragazzi, di tanti lavoratori, di tanti cittadini del domani. E questo avviene in un momento storico che ci vede immersi in una trasformazione demografica, dove i giovani saranno sempre meno e dove il talento di ciascuno è e sarà sempre più indispensabile», scrive Giovanni Fosti, presidente di Fondazione Cariplo, nel rapporto.
Nel 2022 la Fondazione ha lanciato il primo bando “Inequalities Research - Generare conoscenza per ridurre le disuguaglianze”, con un investimento di 2,5 milioni di euro. «Siamo convinti», prosegue Fosti, «che davanti a questa disuguaglianza delle possibilità sia necessario passare da un atteggiamento “di attesa” a uno “di iniziativa”. Questo atteggiamento “di iniziativa” emerge come un metodo necessario di fronte a una disuguaglianza di futuro sempre più pericolosa per le nostre persone, per il nostro Paese e per la nostra democrazia, e rappresenta la chiave di volta per liberare le potenzialità delle persone e offrire occasioni di crescita realmente accessibili. Non è sufficiente creare opportunità, è necessario invece portare queste opportunità allo scoperto proprio dove ce ne sono di meno, andare a cercare chi ha una condizione più fragile e sostenerlo nel proprio percorso».
(Foto di Fondazione Cariplo: la presentazione del rapporto sulle disuguaglianze a Milano il 28 marzo)