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venerdì 04 ottobre 2024
 
Scuola
 

Imparare divertendosi: «Le insegno come è bello giocare con le parole»

14/03/2022  "Ritengo che la noia sia il peggior nemico dell’apprendimento a scuola. Ricordo di quando una supplente ci fece divertire in classe con i giochi di parole e le metafore, così le propongo sempre a mia figlia di 10 anni, in modo che possa apprezzarle di più quando le studia"

Ho sempre pensato che la noia sia il peggior nemico dell’apprendimento a scuola. Ripenso a ore trascorse a guardare fuori dalla finestra prima e all’orologio poi, per scoprire che erano passati solo pochi minuti dal controllo precedente. In sottofondo quelle parole dal tono costante del professore, che non disturbavano e anzi favorivano la tentazione del sonno. Ma ricordo ancora il giorno che una supplente entrò in classe e cominciò a scrivere sulla lavagna “lucida follia, silenzio eloquente, uno per tutti, tutti per uno, bisogna avere fegato, carta canta, il troppo stroppia” e altre figure retoriche, che non ricordo ma che da allora mi intrigano.

Le propongo sempre a mia figlia, che a 10 anni ama in particolare le antifrasi tipo: “Magnifica giornata oggi” dopo una gara di atletica persa sotto la pioggia, con ritorno a casa a piedi perché la chiave per aprire l’auto era scarica! Vorrei proporre di prendere spunto dalla quotidianità per far notare ai ragazzi quanto questi giochi della lingua siano presenti nella loro vita, nelle storie e nei film che li appassionano, per poi apprezzarli quando li studiano. GIORGIO

— Caro Giorgio, papà creativo di una figlia ironica, mi inviti a nozze (giusto per rimanere in tema!) a raccomandare con te i mille spunti che offrono le parole di ogni giorno, un ricco materiale su cui riflettere a partire dai significati, ma ancora prima dai significanti, che non sempre automaticamente indicano una e una sola cosa.

Ma spesso alludono, si intrecciano, si concatenano, fingono di escludersi per dire altro o forse solo per diventare poesia. Quando frequenterà le medie, tua figlia sarà pronta ad apprezzare il “naufragar m’è dolce in questo mare” del Leopardi, la “lucida follia” di Pascoli o la “provvida sventura” del Manzoni, ma può certo divertirsi fin d’ora con la litote di “Non è un cuor di leone” o la paronomasia di “Dalle stelle alle stalle” o l’ossimoro del “Grido silenzioso”.

In questo caso ricordale che la stessa parola è un ossimoro perché composta da due parole di significato opposto: acuto e ottuso. Ma così passeresti a un’altra meraviglia di cui per ora puoi godere tu nella splendida rubrica che il cardinale Ravasi dedica su Famiglia Cristiana alle parole greche del Nuovo Testamento. Ma per tornare alle figure retoriche, invece, ti consiglio un manuale singolare di Elisa Puglielli intitolato Si figuri! (Clichy), che potrete gustarvi insieme, catturati dai brevi e incisivi testi e dalle efficaci invenzioni dell’illustrazione

 
 
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