Povertà vecchie e nuove, disagio, marginalità. Sono le conseguenze della crisi che vive l'Italia e che si fanno sentire anche nella città del papa. Il 3° Rapporto sulla povertà a Roma e nel Lazio, curato dalla Comunità di Sant'Egidio, racconta e analizza gli aspetti della crisi. Pesano la disoccupazione (il Lazio è al quarto posto fra le regioni con il maggior numero di disoccupati), la crisi del settore del commercio (chiudono bar e negozi), le sofferenze monetarie. Così aumentano gli ospiti delle mense convenzionate con Roma Capitale (da 13-15 mila ospiti a 16-20 mila). In nuovi poveri sono sempre più spesso italiani, uomini e donne del ceto medio risucchiati dalla crisi, molti anziani. Sono colpite anche le famiglie numerose.
Il Rapporto mette in evidenza anche la condizione difficile dei minori. Nel Lazio 37 mila bambini soffrono di indigenza alimentare e a Roma vivono 30 mila bambini in povertà assoluta (stime dell'Assessorato al sostegno sociale e alla sussidiarietà). «La crisi sociale è molto profonda e sarà molto più lunga della crisi economica», mette in guardia Linda Laura Sabbadini, direttore del dipartimento statistiche sociali dell'Istat. Se la situazione, nonostante tutto, non precipita e non si arriva a “marginalità estreme”, si deve a due ragioni sottolineate da Giuseppe De Rita: la famiglia regge e la gran parte degli italiani vive in case di proprietà. «La risorsa delle risorse, depauperata e indebolita, il welfare del Lazio come del resto d'Italia, si chiama famiglia», aggiunge Mario Marazziti.
Ma fino a quando potrà reggere? «La famiglia non è più un ammortizzatore sociale come è statro all'inizio della crisi, ora le famiglie non ce la fanno più», osserva Sabbadini. Un dato positivo sottolineato dal Rapporto è la crescita delle attività imprenditoriali degli immigrati, viste come una risorsa contro il declino demografico e culturale. A Roma le imprese degli stranieri crescono ad un ritmo del 10,6 per cento l'anno.