Il cardinale Ravasi con Gianni Letta nell'Aula della Camera (Ansa)
Tra gli oratori scelti dalla famiglia per i funerali laici di Giorgio Napolitano c’era anche il cardinale Gianfranco Ravasi, già Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura e Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano dal 1998 al 2007.
Il porporato, ricordando la propria amicizia con il presidente emerito della Repubblica, scomparso venerdì a 98 anni, ha offerto «quattro istantanee» di questa storia, a cominciare la loro primo incontrò nel 1998, quando l'allora Ministro dell'Interno volle incontrarlo in quanto desiderava visitare la Biblioteca ambrosiana.
Il cardinale ha quindi ricordato il 2010 «quando entra in scena un grande personaggio, Benedetto XVI, con cui il presidente Napolitano ebbe molteplici incontri e una grande sintonia». Ravasi ha raccontato che nel regalare al Pontefice una copia del De Europa, dell'umanista senese Enea Silvio Piccolomini, poi divenuto Pio II, Napolitano scelse per la prefazione «una frase dell'amatissimo Thomas Mann, amato anche da Ratzinger: «il cristianesimo rimane una delle colonne portanti della civiltà occidentale e la civiltà mediterranea è l'altra«. Il Papa la lesse - ha raccontato Ravasi - e la ripetè in tedesco».
Il cardinale ha insistito sul fatto che «Napolitano era una persona di altissima cultura, lo posso testimoniare, amava specie Thomas Mann, di cui citava in tedesco gli incipit di Giuseppe e i suoi fratelli e del Faust; l'altro amore era Dante».
Durante una successiva visita a Palazzo Giustiniani, quando Napolitano era ormai senatore a vita, gli fece vedere una miniatura delle Divina commedia, confidandogli «che quotidianamente ne leggeva alcune pagine». Infine la musica, altro legame con papa Benedetto. In uno dei concerti offerti da Napolitano al Papa, dopo aver ascoltato l'Ave verum Corpus di Mozart, il K618, «finita l'esecuzione disse “sono stati quattro minuti di bellezza ultraterrena”». Il rapporto tra Benedetto XVI e Napolitano ero così stretto che «il papa confidò a lui che si sarebbe ritirato dal ministero petrino», ha rivelato il cardinale. Napolitano, ha proseguito Ravasi, era «attento al discorso spirituale, nel senso più ampio e alto, non confessionale». E ha raccontato come il 5 ottobre 2012, ad Assisi, nell'ambito dell'iniziativa del “Cortile dei gentili”, «tenne una straordinaria lezione sul rapporto società- religione, ma soprattutto alla fine raccontò il momento in cui lasciò la sua pratica religiosa, ma confessò di rispondere sempre a un intimo desiderio di raccoglimento, sfuggendo all'assillo degli impegni da cui si rischia di non sollevare lo sguardo».
Poi ha citato una frase del profeta Daniele (capitolo 12, versetto 3): «I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre». Ravasi ha voluto dedicarla al presidente spiegando di voler posare un «fiore» ideale sulla tomba di Napolitano e che tale fiore è la frase tratta proprio da Daniele.