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mercoledì 19 febbraio 2025
 
 

Ravello Festival: ancora due mesi di musica

02/09/2019  Il 31 agosto si è chiusa la rassegna di concerti sinfonici, ma ci saranno appuntamenti fino al 20 ottobre. Tempo di primi bilanci per il Commissario Felicori e per il Direttore artistico Pinamonti, che hanno coraggiosamente puntato su un programma molto italiano e molto novecentesco.

È tempo di primi bilanci per il Ravello Festival, uno dei più longevi festival musicali italiani, giunto quest’anno alla 67a edizione. Cominciato il 17 aprile con un concerto dell’Orchestra Sinfonica e Coro del Conservatorio di Salerno, il Festival si concluderà il 20 ottobre con una Festa dei Cori  nel Duomo di Ravello. Gli appuntamenti sinfonici del Festival si sono chiusi sabato 31 agosto con un concerto da “tutto esaurito”, quello dell’Orchestra Filarmonica della Scala diretta da Lorenzo Viotti nello splendido Belvedere di Villa Rufolo.

Il programma sinfonico “Orchestra Italia” era una delle cinque sezioni in cui è articolato il Ravello Festival 2019. In programma anche un ciclo di concerti organistici nel Duomo di Ravello, i concerti di mezzanotte nella Sala dei Cavalieri di Villa Rufolo, i concerti dei conservatori della Campania e di altre città ospiti, tre concerti curati dall’Associazione regionale dei cori campani.

Mauro Felicori, Commissario della Fondazione Ravello, e Paolo Pinamonti, Direttore artistico del Teatro San Carlo, rivendicano con orgoglio la scelta di aver realizzato un Festival con una forte motivazione culturale e una precisa identità. “Abbiamo pensato”, spiega Felicori, “un Festival in grado di offrire una immagine vibrante di Napoli, della Campania e dell’Italia. Un Festival vetrina dell’Italia per la grande platea del turismo internazionale, che è il mondo di Ravello. Da qui la collaborazione con il Teatro San Carlo di Napoli e con la Città della Scienza, grazie alla quale abbiamo organizzato degli appuntamenti dedicati all’osservazione della Luna e all’intelligenza artificiale. Dal punto di vista dei programmi abbiamo fatti una scelta coraggiosa, puntando sul sinfonismo italiano e sulla musica del primo Novecento”.

In due mesi si sono esibite sul Belvedere di Villa Rufolo l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli, l’Accademia Barocca di Santa Cecilia, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, l’Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, l’Orchestra del Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra Sinfonica del Comunale di Bologna, l’IOrchestra Filarmonica Salernitana “Giuseppe Verdi”, l’Orchestra Giovanile Italian, l’orchestra Sinfonica di Milano Giuseppe Verdi, la Filarmonica “Gioachino Rossini” di Pesaro e infine la Filarmonica della Scala.

“Ho abbracciato subito con entusiasmo”, spiega Paolo Pinamonti, “l’idea di un Festival con una grande motivazione culturale, commissionando alle orchestre tutti i programmi, senza prendere pacchetti a scatola chiusa. Così abbiamo potuto far conoscere il repertorio sinfonico italiano, poco conosciuto e poco eseguito. Quest’anno chi è venuto a Ravello ha potuto ascoltare compositori italiani come Giuseppe Martucci, Giorgio Federico Ghedini, Antonio Smareglia, oltre ai più noti Alfredo Casella e Ottorino Respighi. Nei programmi dei concerti abbiamo fatto dialogare il sinfonismo italiano con la grande musica europea del primo Novecento, quella di Zemlinsky, Strauss, Stravinskij, Mahler. Sottolineo anche proposte originali come quella del pianista francese  Pierre-Laurent Aimard, che il 17 agosto, in quattro diversi luoghi e orari , ha eseguito il Catalogue d’Oiseaux di Olivier Messianen”.  Una proposta molto originale è stata anche quella proposta il 28 agosto dal giovane percussionista Simone Rubino, che a Villa Rufolo ha fatto dialogare Bach con autori contemporanei come Boccadoro, Piazzolla e Xenakis.

Come ha reagito il pubblico? “Non è un Festival da tutto esaurito, ma abbiamo avuto il 75-80 per cento dei posti sempre occupati”, risponde Felicori. Per il prossimo anno c’è l’idea di proseguire sula stessa strada, coinvolgendo altre grandi orchestre italiane, come quella del Maggio Musicale di Firenze e quella dell’Accademia Nazionale di di Santa Cecilia. Sarà dato spazio anche alla musica sacra, in particolare a quella contemporanea, sfruttando la buona acustica del Duomo (ottimo l’organo) e delle altre chiese di Ravello.

 

 

 

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