“Regolamentazione sì, proibizionismo no”. Questo, in sintesi, il motto del professore Ranieri Razzante su gioco d’azzardo e ludopatia. Razzante è presidente di AIRA (Associazione Italiana Responsabili Antiriciclaggio), membro dell'Osservatorio sul gioco istituito presso la Presidenza del Consiglio e di alcune commissioni dell'Aams, i Monopoli di Stato, per l'assegnazione delle licenze di gioco. «Ormai», dice, «stiamo assistendo ad una criminalizzazione senza precedenti dell'industria del gioco, quello lecito, a vantaggio di quello illecito».
Mi faccia qualche esempio di criminalizzazione.
«Il decreto Balduzzi e la legge approvata qualche settimana da dalla Regione Lombardia».
Cominciamo dal primo. Cosa c’è che non va?
«Prevedere delle distanze minime di sicurezza delle slot machine da scuole e luoghi di culto è assurdo. Se un ragazzino o un adulto vuole giocare, prende il motorino e va alla sala giochi a due chilometri di distanza. Dobbiamo mettere i limiti d’età, questo sì. La criminalità se la ride di queste discussioni sui 500 metri, stiamo solo perdendo tempo».
E la legge lombarda?
«Trovo semplicemente assurdo dare sgravi fiscali come incentivo per chi disinstalla le macchinette. Chi stacca le slot spesso lo fa per sottrarsi ai controlli e non pagare le tasse ai Monopoli e quasi sempre lo beccano. Perché premiare chi disinstalla le macchinette? È come far togliere tutti gli alcolici da un bar, compreso il Campari e noi non ci possiamo fare più gli aperitivi. Non sto dicendo che il problema non esiste ma che, così affrontato, è mal posto».
Eppure dal 2004 al 2007 è successo che migliaia di macchinette che sarebbero dovute essere collegate alla rete della Sogei, la società informatica del ministero dell’Economia, non lo erano. Come mai?
«Non sto dicendo che non possa accadere. La criminalità organizzata sa sempre attrezzarsi. Dal 2010 abbiamo nuove macchinette più difficili da clonare ma il distacco purtroppo è sempre possibile. È anche vero che con i mezzi tecnologici sofisticati di cui l’Aams oggi dispone è più facile scoprire le slot staccate. Faccio un esempio: se l’agenzia Razzante che sta a piazza di Spagna a Roma mi versa 1000 euro al mese di imposte e poi, ad un certo punto, scende a 100 euro è un campanello d’allarme. Dopo 2-3 mesi che mi manda 100 le mando un’ispezione e verifico. Poi ci sono i controlli che fanno sui propri corner di gioco le stesse case madri, Lottomatica, Sisal, che sono molto stringenti. Spesso mandano in incognito i propri funzionari a giocare per vedere se le regole sono rispettate, le “mistery shopping”. Non nego che ci sono le infiltrazioni mafiose in questo settore. Questo però non significa che bisogna vietare il gioco tout court. Allora vietiamo anche il bicchiere di vino a tavola!».
Non è la stessa cosa.
«Si parla di milioni di malati di ludopatia, ma non arriviamo a qualche centinaia di migliaia di persone. Credo che su questo si stia facendo un po’ di disinformazione dicendo che lo Stato favorisce l’azzardo e fa cassa sulla pelle dei poveretti. Lo Stato vende le sigarette, gli alcolici e i biglietti della lotteria. Se decidiamo che tutte queste cose sono dannose allora vietiamo la pubblicità e non vendiamo nulla, dai Gratta e Vinci al tabacco. L’unica cosa, onesta, da fare è dire a chi si vuole avvicinare a questo vizio, chiamiamolo così, che potrebbe danneggiarlo. Smettiamola con questa tiritera che il gioco fa male, pensiamo piuttosto a meccanismi nuovi di prevenzione».
Quali?
«Ad esempio, prevedere il blocco automatico della macchinetta quando uno arriva a perdere 100 euro. O divieti più stringenti per i minori di 16 anni. Bisogna capire una cosa: mettendo le briglie al mercato legale del gioco noi favoriamo indirettamente il mercato illegale. Il proibizionismo non crea altro che il contrabbando. Noi abbiamo una legislazione sul gioco legale preventiva e repressiva che è sufficiente a tutelare coloro che giocano in maniera non responsabile. Ci sono le campagne informative dei Monopoli di Stato, gli ispettori dell’Aams in giro, le norme severissime sui siti Internet che, se illegali, vengono segnalati e chiusi immediatamente».
Forse non basta.
«Il discorso è un altro».
Cioè?
«Dobbiamo metterci d’accordo sulla definizione esatta di gioco d’azzardo. Mi chiedo: è giusto ritenere che tutto il gioco legale sia gioco d’azzardo? Se è così, anche acquistare un biglietto della Lotteria d’Italia lo è. Qualsiasi tipo di gioco ha una componente di alea. Uno scommette, rischia, non sa se vince».
Il poker online, che è puro azzardo, lo Stato lo ha liberalizzato e lo tassa pochissimo.
«Questo si poteva evitare, è stato un grosse errore. Oltre ad essere azzardo, i giochi online sfuggono ai controlli. Il vero problema, infatti, sono le piattaforme estere dei siti. I Monopoli ne hanno chiuso e oscurato centinaia in collaborazione con la Polizia postale e la Guardia di Finanza che hanno task-force efficientissime. È ovvio che Internet facilità questo. Sulla regolamentazione internazionale siamo deboli ed è su questo che bisogna intervenire più che sul gioco fisico. Noi le regole le abbiamo, ma se uno installa i provider di siti in Spagna, Gran Bretagna dove le regole sono più elastiche è un problema. Stiamo parlando di criminali informatici che possono fare di tutto, noi dobbiamo solo rendergli la vita il più difficile possibile. Detto questo, non posso privare i cittadini a divertirsi, nei limiti del lecito, perché ci sono i criminali e il rischio di infiltrazioni mafiose».
Forse anche una stretta sulle licenze di gioco non sarebbe male.
«Da membro della commissione di selezione per le gare di affidamento delle licenze le assicuro che siamo stati severissimi, abbiamo escluso molte imprese che non ci davano garanzie sufficienti, ci sono dei controlli molto stringenti. Più di così cosa si deve fare? Se la proposta è abolire a monte il gioco legale diciamolo chiaro. Così facendo, però, distruggiamo diverse migliaia di posti di lavoro. Il problema grosso è l’infiltrazione della criminalità, del riciclaggio e dell’usura nel gioco legale perché il gioco illegale è stato molto ridotto dalla regolamentazione del gioco legale. Se ben regolamentata questo ha fatto emergere molto più facilmente i fenomeni di irregolarità come nel caso delle slot machine».
Il decreto Balduzzi non le piace, la legge regionale sulla Lombardia neanche. Se dovesse scriverla lei una legge quadro cosa metterebbe?
«Nominatività obbligatoria dei mezzi di pagamento utilizzati, divieto assoluto di contante fino a bassissime vincite, identificazione obbligatoria del soggetto che vince. L’erogazione delle vincite deve avvenire tutta, anche per somme basse, presso i Monopoli di Stato. Il corner di gioco non deve pagare in contanti le vincite a meno che non si tratti di pochi spiccioli. Divieto assoluto di accostarsi al gioco per i minori di 18 anni. Controlli ancora più rigorosi da parte dei concessionari con l’obbligo di fare relazione almeno semestrali ai Monopoli di Stato per riferire sui controlli effettuati e su eventuali problemi riscontrati. Inoltre, organizzare campagne informative obbligatorie nelle scuole sul tema della ludopatia».