I reali del Belgio con i parlamentari congolesi.
di Christian-Reddy Nzashi
Dal 7 al 13 giugno 2022 il re Philippe e la regina Matilde del Belgio, rispettivamente 62 e 49 anni, sono in visita nella Repubblica Democratica del Congo. Oltre la capitale, la loro agenda ha previsto due viaggi interni, rispettivamente, a Lubumbashi dove hanno visitato la scuola belga, oltre ai progetti di sviluppo finanziati dall’Enabel (agenzia belga di sviluppo) e a Bukavu per incontrare il Nobel per la pace 2018, il dottor Denis Mukwege, sopranominato "l’uomo che ripara le donne", e una visita all’ospedale e alla Fondazione di Panzi: istituzioni rinomate nel mondo per la qualità di assistenza olistica alle donne sopravvissute a violenze sessuali.
Passati a Kinshasa, i reali hanno avuto tre importanti appuntamenti: la cerimonia di consegna delle decorazioni agli ultimi reduci congolesi sopravvissuti alla Seconda guerra mondiale con attenzione particolare al caporale Albert Kunyunku, l’ultimo veterano vivo che ha festeggiato da poco il suo centesimo compleanno. Poi la visita all’Accademia delle belle arti e al Museo nazionale dove la delegazione la coppia reale ha ufficialmente restituito una prima opera, la grande maschera africana proveniente dalle collezioni del Museo dell’Africa Centrale di Tervueren. Un gesto molto significativo.
Infine il discorso ufficiale nella sala dei congressi del Palazzo del Popolo con i deputati, i senatori, i ministri e tutte le altre autorità politiche e amministrative. Commentava da Kinshasa il giornalista Serges Kabongo della Cctv (Canal Congo Télévision): «Questa visita avviene mentre il Belgio si prepara a restituire non solo migliaia di opere d’arte congolesi che si trovano nel Museo reale di Tervueren, ma anche un dente di Patrice Émery Lumumba (1925-1961), eroe nazionale e padre dell’indipendenza assassinato presso Élisabethville (l’attuale Lubumbashi) 1961, nel Katanga. La restituzione di questa “reliquia” è prevista per il 20 giugno a Bruxelles».
La delegazione governativa che accompagna la coppia reale in Congo è composta dal premier Alexander De Croo, dal ministro degli Esteri Sophie Wilmès e dal ministro per la Cooperazione allo sviluppo. Felix Tshisekedi, 59 anni, presidente del Congo. aveva già comunicato in una conferenza di stampa qualche anno fa che il re e la regina sarebbero arrivati nel giugno 2020 per la celebrazione del 60 anni dell’indipendenza del Paese. Ma il viaggio fu poi posticipato a causa della pandemia Covid-19. Due anni dopo, grazie all’invito presidenziale, la coppia reale aveva programmato la visita lo scorso marzo, ma ancora una volta procrastinata a causa della guerra Russia-Ucraina.
Re Filippo restituisce la grande maschera al Museo del Congo.
La delegazione belga è stata ricevuta al Palais de la Nation (Palazzo della Nazione) per un colloquio con il presidente Tshisekedi. Poi al Palais du Peuple (Palazzo del Popolo) dove il sovrano ha ufficialmente preso la parola. Per alcuni politici congolesi, il discorso di re Philippe non è apparso soddisfacente. Per altri, invece, le sue parole rispondevano alle loro aspettative. Secondo l’opinione pubblica e qualche giornalista il re avrebbe dovuto manifestare espressamente segni di "sincero perdono". Non sono mancate, comunque, «le sue profonde scuse» per un regime coloniale basato su sfruttamento e razzismo e ha proposto di intraprendere insieme un nuovo percorso di relazioni nella storia belga-congolese. In occasione del 60° anniversario dell’indipendenza dell’ex colonia belga, nella sua lettera ufficiale del 30 giugno 2020 al presidente Tshisekedi, il sovrano manifestava il suo più profondo rammarico per le ferite della colonizzazione. Per il popolo congolese, la presenza di re Philippe nell’aula del Parlamento congolese è stata un’opportunità singolare per momento di “perdono” al fine di lenire le ferite causate dalle atroci barbarie coloniali.
A 62 anni dall’indipendenza del Congo, il monarca è convinto che comunque bisogna voltare pagina per iniziare un nuovo cammino di relazioni nella storia tra Congo e Belgio: poter «scrivere insieme un nuovo capitolo» di questa storia, ispirato da sentimenti e iniziative di collaborazione, aiuto reciproco, convivialità e fratellanza, armonia di vita e soprattutto rispetto dei diritti umani e impegno comune per la cessazione delle guerre. Aggiungeva: «Sebbene molti belgi fossero sinceramente coinvolti, amassero profondamente il Congo e i suoi abitanti, il regime coloniale in quanto tale era basato sullo sfruttamento e sul dominio: un rapporto ineguale, ingiustificato, segnato da paternalismo, discriminazione e razzismo. Il regime coloniale belga in Congo ha dato origine a abusi e umiliazioni […]. Ribadisco il mio più profondo rammarico per queste ferite del passato nei confronti del popolo congolese e di coloro che ancora oggi ne soffrono le conseguenze […]. Permane motivo di grande preoccupazione per tutti noi l’instabilità nell’Est del Paese, dove troppo spesso regnano violenza e impunità disumane. Questa situazione non può continuare! Quindi, il Belgio sosterrà iniziative di stabilità e sviluppo armonioso dell’Africa dei grandi laghi».
(Foto in alto: l'arrivo dei reali del Belgio all'aeroporto presidenziale di Kinshasa)