Ora
il Centrafrica ha anche un nuovo Primo ministro, André
Nzapyeké, ex segretario generale della Banca di sviluppo africana e
con una lunga esperienza nella finanza. Nzapyeké si è già messo
all'opera per formare il governo di transizione. “La sicurezza
sarà la mia priorità. Il futuro esecutivo avrà anche come
mandato l’organizzazione delle elezioni in tempi accettabili. Ma
ciò non sarà possibile senza sicurezza”, ha detto durante la
conferenza stampa congiunta con la neo presidente di transizione
Catherine Samba-Panza.
I due massimi dirigenti del Paese hanno
insistito sull’urgenza di “dialogare con tutte le fazioni rivali
per porre fine alle atrocità, ristabilire l’ordine pubblico, la
pace e la riconciliazione nazionale” in un Paese profondamente
ferito dalle violenze.
Una dichiarazione di
intenti e allo stesso tempo un appello, rimasto per ora inascoltato.
Dopo alcuni giorni di ‘tregua’ la scorsa settimana, sulla scia
delle speranze suscitate dall’elezione della nuova presidente,
attacchi, rappresaglie e saccheggi si sono verificati nella capitale
e in diverse località dell’Ovest e del Nord fra gli ex ribelli
Seleka (in maggioranza islamici) e le milizie anti-balaka (in gran
parte formate da cristiani).
Da settimane le
autorità religiose musulmane come quelle cattoliche e protestanti
sono impegnate in mediazioni e dialogo all’interno delle comunità
per bloccare la spirale di vendette incrociate. “Cerchiamo di
calmare gli animi ma siamo giunti a un punto in cui temiamo di non
poter più controllare le reazioni dei giovani musulmani in risposta
alle provocazioni e future violenze”, ha avvertito l’imam Modibo.
Anche l’organizzazione
Amnesty International ha criticato le forze internazionali per “la
mancata protezione dei civili musulmani, pur sapendo che sarebbero
stati facili vittime degli anti-balaka”. Lo stesso comandante della
Misca, il generale Mokoko, ha riconosciuto di trovarsi “in una fase
difficile, nella quale non riusciamo a proteggere la popolazione in
una città grande come Bangui con soli 5.000 uomini a disposizione,
senza poliziotti né gendarmi”.
Fuori dalla capitale la
situazione è altrettanto caotica, con vaste proporzioni di
territorio sotto il controllo dei capi delle due fazioni rivali. Il
conflitto in corso dallo scorso marzo ha già causato più di 2.000
vittime, costringendo alla fuga metà della popolazione
centrafricana.
Situazione pre-genocidaria
Intanto,
giungono altre notizie drammatiche sulla situazione della Repubblica
centrafricana: negli ultimi mesi altri 6.000 ragazzi sono
stati reclutati come bambini soldato dai diversi gruppi armati che si
affrontano nel Paese.
La denuncia viene da Pax Christi International
che definisce “illegale e immorale” coinvolgere i bambini nei
combattimenti. “I bambini devono essere liberati e affidati a
organismi per la protezione dell’infanzia”, sottolinea
l'associazione pacifista.
“La crisi politica
verificatasi dopo il colpo di Stato del marzo 2013 ha scatenato una
violenza terribile provocando una catastrofe umanitaria, che è stata
persino definita pre genocidaria".
Pax Christi
International lancia un appello ai donatori internazionali "perché
accrescano gli aiuti al Paese africano, permettendo alla neo-eletta
Samba-Panza di avviare il suo programma, nel quale l’emergenza
umanitaria e la riconciliazione nazionale sono tra i punti salienti".
Oltre due milioni e mezzo di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria
Sul fronte umanitario
il Programma Alimentare Mondiale dell'Onu (WFP), intanto, è riuscito
a far arrivare nella capitale Bangui il primo convoglio di urgenti
rifornimenti alimentari.
Dieci camion con cibo
del WFP - 250 tonnellate di riso e farina di mais - sono arrivati il
27 gennaio dopo un viaggio di 600 chilometri dal confine con il
Camerun. I camion facevano parte di un convoglio di 60 veicoli
scortati dalle truppe della Missione Internazionale di Sostegno nella
Repubblica Centrafricana (MISCA), guidata dall’Unione Africana. Il
convoglio è stato rallentato da frequenti ed improvvisati posti di
blocco da parte di gruppi armati.
Altri 41 camion che
trasportano cereali del WFP sono ancora bloccati alla frontiera
camerunese, insieme a centinaia di altri veicoli. Nonostante
l’offerta di scorte militari lungo la strada per Bangui, gli
autisti sono riluttanti ad attraversare il confine. L’impatto
sull’approvvigionamento alimentare nella capitale e nel resto del
Paese è disastroso.
“Non possiamo
permetterci di interrompere il flusso di cibo dal quale dipendono i
tanti sfollati che sono dovuti fuggire a causa del conflitto. Stiamo
lavorando con tutte le parti per cercare di sbloccare la situazione
alla frontiera e poter inviare più cibo mentre stiamo anche
considerando, come ultima risorsa visto l’eventuale aumento
sostanziale dei costi, la possibilità di farlo arrivare via aerea
dal Camerun”, ha detto il Direttore Regionale del WFP per l’Africa
occidentale, Denise Brown.
Il WFP continua a
sollecitare tutte le parti in conflitto affinché consentano un
accesso sicuro e senza ostacoli al personale umanitario e la consegna
tempestiva dell’assistenza umanitaria a chi ha bisogno. Le
distribuzioni di cibo sono state sospese nelle città
Nord-occidentali di Bouar e Bozoum a causa dei combattimenti.
Prima
della sospensione, quasi 10.000 persone avevano ricevuto razioni
alimentari di cereali, legumi, olio vegetale e sale a Bouar.
Dall’inizio
dell’anno, il WFP ha fornito assistenza alimentare a 193.000
persone a Bangui, Bossangoa e Bouar, inclusi quasi 50.000 sfollati
nel campo improvvisato all’aeroporto di Bangui. Anche altri 25.000
sfollati, raccolti in campi più piccoli nella capitale, hanno
ricevuto aiuto alimentare nel corso di gennaio.
L'agenzia Onu ha
lanciato un appello per quasi 107 milioni di dollari per assistere
1,25 milioni di persone in Centrafrica nei prossimi sei mesi.
Secondo una valutazione
umanitaria rapida effettuata tra il 24 e il 28 dicembre in 86
comunità, comprese quelle delle aree urbane di Bangui e Bossangoa,
sono 2,6 milioni le persone che, attualmente, necessitano di
assistenza umanitaria. Per le donne, i bisogni prioritari sono la
protezione e il cibo.