Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
martedì 15 ottobre 2024
 
dossier
 

Reclutati altri 6 mila bambini soldato

29/01/2014  Dopo qualche giorno di pausa, sono ripresi gli attacchi, i saccheggi, le rappresaglie fra i gruppi ex ribelli del movimento Seleka, a maggioranza musulmana, e gli anti-balaka, in prevalenza cristiani. Aumentano i ragazzi costretti a prendere le armi. E anche il rischio di un nuovo genocidio.

Ora il Centrafrica ha anche un nuovo Primo ministro, André Nzapyeké, ex segretario generale della Banca di sviluppo africana e con una lunga esperienza nella finanza. Nzapyeké si è già messo all'opera per formare il governo di transizione. “La sicurezza sarà la mia priorità. Il futuro esecutivo avrà anche come mandato l’organizzazione delle elezioni in tempi accettabili. Ma ciò non sarà possibile senza sicurezza”, ha detto durante la conferenza stampa congiunta con la neo presidente di transizione Catherine Samba-Panza.

I due massimi dirigenti del Paese hanno insistito sull’urgenza di “dialogare con tutte le fazioni rivali per porre fine alle atrocità, ristabilire l’ordine pubblico, la pace e la riconciliazione nazionale” in un Paese profondamente ferito dalle violenze.

Una dichiarazione di intenti e allo stesso tempo un appello, rimasto per ora inascoltato. Dopo alcuni giorni di ‘tregua’ la scorsa settimana, sulla scia delle speranze suscitate dall’elezione della nuova presidente, attacchi, rappresaglie e saccheggi si sono verificati nella capitale e in diverse località dell’Ovest e del Nord fra gli ex ribelli Seleka (in maggioranza islamici) e le milizie anti-balaka (in gran parte formate da cristiani).

Da settimane le autorità religiose musulmane come quelle cattoliche e protestanti sono impegnate in mediazioni e dialogo all’interno delle comunità per bloccare la spirale di vendette incrociate. “Cerchiamo di calmare gli animi ma siamo giunti a un punto in cui temiamo di non poter più controllare le reazioni dei giovani musulmani in risposta alle provocazioni e future violenze”, ha avvertito l’imam Modibo.

Anche l’organizzazione Amnesty International ha criticato le forze internazionali per “la mancata protezione dei civili musulmani, pur sapendo che sarebbero stati facili vittime degli anti-balaka”. Lo stesso comandante della Misca, il generale Mokoko, ha riconosciuto di trovarsi “in una fase difficile, nella quale non riusciamo a proteggere la popolazione in una città grande come Bangui con soli 5.000 uomini a disposizione, senza poliziotti né gendarmi”.

Fuori dalla capitale la situazione è altrettanto caotica, con vaste proporzioni di territorio sotto il controllo dei capi delle due fazioni rivali. Il conflitto in corso dallo scorso marzo ha già causato più di 2.000 vittime, costringendo alla fuga metà della popolazione centrafricana.

Situazione pre-genocidaria

Intanto, giungono altre notizie drammatiche sulla situazione della Repubblica centrafricana: negli ultimi mesi altri 6.000 ragazzi sono stati reclutati come bambini soldato dai diversi gruppi armati che si affrontano nel Paese.

La denuncia viene da Pax Christi International che definisce “illegale e immorale” coinvolgere i bambini nei combattimenti. “I bambini devono essere liberati e affidati a organismi per la protezione dell’infanzia”, sottolinea l'associazione pacifista.

“La crisi politica verificatasi dopo il colpo di Stato del marzo 2013 ha scatenato una violenza terribile provocando una catastrofe umanitaria, che è stata persino definita pre genocidaria". Pax Christi International lancia un appello ai donatori internazionali "perché accrescano gli aiuti al Paese africano, permettendo alla neo-eletta Samba-Panza di avviare il suo programma, nel quale l’emergenza umanitaria e la riconciliazione nazionale sono tra i punti salienti".

Oltre due milioni e mezzo di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria

  

Sul fronte umanitario il Programma Alimentare Mondiale dell'Onu (WFP), intanto, è riuscito a far arrivare nella capitale Bangui il primo convoglio di urgenti rifornimenti alimentari. Dieci camion con cibo del WFP - 250 tonnellate di riso e farina di mais - sono arrivati il 27 gennaio dopo un viaggio di 600 chilometri dal confine con il Camerun. I camion facevano parte di un convoglio di 60 veicoli scortati dalle truppe della Missione Internazionale di Sostegno nella Repubblica Centrafricana (MISCA), guidata dall’Unione Africana. Il convoglio è stato rallentato da frequenti ed improvvisati posti di blocco da parte di gruppi armati.

Altri 41 camion che trasportano cereali del WFP sono ancora bloccati alla frontiera camerunese, insieme a centinaia di altri veicoli. Nonostante l’offerta di scorte militari lungo la strada per Bangui, gli autisti sono riluttanti ad attraversare il confine. L’impatto sull’approvvigionamento alimentare nella capitale e nel resto del Paese è disastroso.

“Non possiamo permetterci di interrompere il flusso di cibo dal quale dipendono i tanti sfollati che sono dovuti fuggire a causa del conflitto. Stiamo lavorando con tutte le parti per cercare di sbloccare la situazione alla frontiera e poter inviare più cibo mentre stiamo anche considerando, come ultima risorsa visto l’eventuale aumento sostanziale dei costi, la possibilità di farlo arrivare via aerea dal Camerun”, ha detto il Direttore Regionale del WFP per l’Africa occidentale, Denise Brown.

Il WFP continua a sollecitare tutte le parti in conflitto affinché consentano un accesso sicuro e senza ostacoli al personale umanitario e la consegna tempestiva dell’assistenza umanitaria a chi ha bisogno. Le distribuzioni di cibo sono state sospese nelle città Nord-occidentali di Bouar e Bozoum a causa dei combattimenti.

Prima della sospensione, quasi 10.000 persone avevano ricevuto razioni alimentari di cereali, legumi, olio vegetale e sale a Bouar. Dall’inizio dell’anno, il WFP ha fornito assistenza alimentare a 193.000 persone a Bangui, Bossangoa e Bouar, inclusi quasi 50.000 sfollati nel campo improvvisato all’aeroporto di Bangui. Anche altri 25.000 sfollati, raccolti in campi più piccoli nella capitale, hanno ricevuto aiuto alimentare nel corso di gennaio.

L'agenzia Onu ha lanciato un appello per quasi 107 milioni di dollari per assistere 1,25 milioni di persone in Centrafrica nei prossimi sei mesi. Secondo una valutazione umanitaria rapida effettuata tra il 24 e il 28 dicembre in 86 comunità, comprese quelle delle aree urbane di Bangui e Bossangoa, sono 2,6 milioni le persone che, attualmente, necessitano di assistenza umanitaria. Per le donne, i bisogni prioritari sono la protezione e il cibo.

Multimedia
Centrafrica, Medici Senza Frontiere sotto il fuoco
Correlati
Centrafrica, Medici Senza Frontiere sotto il fuoco
Correlati
Centrafrica, I leader religiosi: «Occorre l’intervento dell’Onu»
Correlati
 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo