È un continuo rimando tra il presente e il passato questo film tratto dal romanzo La ragazza del KGB di Jennie Rooney, ispirato alla vera storia di Melita Norwood, che quando fu catturata nel 1999 fu definita dai media “nonna spia”. La protagonista è Joan Stanley, una tranquilla signora inglese di 80 anni dedita al giardinaggio. Ma i servizi segreti sono da tempo sulle sue tracce e hanno tutti gli elementi per accusarla di spionaggio. Mentre è incalzata dalle domande dei detective, con lo sguardo smarrito e perso nei ricordi, rievoca la sua giovinezza di studentessa di fisica a Cambridge nel 1938. L’amore per l’attivista Leo Galich l’aveva avvicinata alle idee del comunismo. Poi, durante la Seconda guerra mondiale, in virtù della laurea a pieni voti, viene arruolata dal segretissimo Tube Alloys Project, dove un gruppo di scienziati, tutti uomini, lavora alla realizzazione della bomba nucleare. Dopo l’orrore di Hiroshima e Nagasaki, Joan cede alle pressioni degli amici comunisti e trafuga i progetti dell’ordigno per passarli ai sovietici, non tanto per una fedeltà al regime di Stalin, quanto per mettere le due superpotenze in una situazione di parità ed evitare quindi una nuova tragedia per l’umanità. Intensa l’interpretazione di Judi Dench, un po’ didascalico il ricorso ai continui flashback.