Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
giovedì 10 ottobre 2024
 
 

Reddito da lavoro, male gli stranieri

27/12/2011  L'Istat rivela che gli immigrati hanno un tasso di occupazione più elevato degli italiani ma sono malpagati: guadagnano infatti di meno.

Quanto lavorano gli stranieri e come si differenziano dagli italiani? L’Istat, l’Istituto nazionale di statistica, e il Ministero del lavoro hanno pubblicato poco prima di Natale alcune cifre interessanti tratte dalla ricerca compiuta congiuntamente e intitolata “I redditi delle famiglie con stranieri”. Cifre che offrono uno specchio attendibile della situazione. Dalla relazione innanzitutto emerge che i lavoratori immigrati lavorano di più degli italiani guadagnando però di meno dei nostri connazionali: il 52,5% di stranieri (contro il 32,1% degli italiani) tra i 15 e i 24 anni ha infatti un reddito da lavoro (+ 20,4%); nella fascia di età più alta (55-64 anni) il 67,8% degli stranieri lavora, contro solo il 47,3% dei loro coetanei italiani (+ 20,5%). In controtendenza il dato femminile: tra le donne straniere che vivono in coppia con figli solo il 47,5% lavora, contro il 57,3% delle italiane (-9,8%).

I lavoratori stranieri però, se lavorano di più, guadagnano decisamente di meno degli italiani: la metà degli stranieri guadagna infatti circa 960 euro al mese, gli italiani in media 1.360 euro. Questi ultimi, poi, registrano una differenza di reddito tra laureati e lavoratori con la licenza elementare pari al 75% in favore, ovviamente, dei primi; tra gli stranieri la differenza è solo all’8%, segno del livellamento verso il basso delle mansioni occupate da questi ultimi nel mondo del lavoro. Altro dato interessante riguarda la percentuale del reddito derivante dal lavoro: il 90,6% per le famiglie con soli stranieri, il 63,8% degli italiani (+ 26,8%), conseguenza del loro recente arrivo nel nostro Paese, che ancora non garantisce redditi da capitale o da affitti o fondiario.   Un altro dato attuale, anche per chi deve organizzare le politiche sociali, è quello che riguarda il rischio povertà: se la media è del 49,1% per i nuclei con soli stranieri, la percentuale scende al 32,7% per le famiglie con un coniuge straniero (+ 16,4%) e crolla al 17,4% (+ 31,7%) per le famiglie italiane. Un dato che, secondo Cecilia Guerra, sottosegretario al Welfare del ministero del Lavoro, «colpisce molto, come del resto l’ indicatore sulla grave deprivazione, che riguarda il 19,7% delle famiglie con soli stranieri e solo il 6% delle famiglie italiane». I lavoratori stranieri che hanno redditi più confrontabili con quelli italiani sono, nell’ordine, i polacchi (guadagnano in media il 65,4% degli italiani), i peruviani (64,7%), i filippini (59,2%). Fanalini di coda gli ucraini (42,9%), gli indiani (48%) e i marocchini (50,3%). Interessanti, infine, anche le prime proiezioni sul dato fornito dalla permanenza in Italia dei lavoratori immigrati: chi è arrivato da noi da 12 anni e più, guadagna il 40% in più di chi è arrivato da meno di 2 anni.    

I vostri commenti
1

Stai visualizzando  dei 1 commenti

    Vedi altri 20 commenti
    Policy sulla pubblicazione dei commenti
    I commenti del sito di Famiglia Cristiana sono premoderati. E non saranno pubblicati qualora:

    • - contengano contenuti ingiuriosi, calunniosi, pornografici verso le persone di cui si parla
    • - siano discriminatori o incitino alla violenza in termini razziali, di genere, di religione, di disabilità
    • - contengano offese all’autore di un articolo o alla testata in generale
    • - la firma sia palesemente una appropriazione di identità altrui (personaggi famosi o di Chiesa)
    • - quando sia offensivo o irrispettoso di un altro lettore o di un suo commento

    Ogni commento lascia la responsabilità individuale in capo a chi lo ha esteso. L’editore si riserva il diritto di cancellare i messaggi che, anche in seguito a una prima pubblicazione, appaiano  - a suo insindacabile giudizio - inaccettabili per la linea editoriale del sito o lesivi della dignità delle persone.
     
     
    Pubblicità
    Edicola San Paolo