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domenica 15 settembre 2024
 
Al voto
 

Referendum, ecco come votano i cattolici

02/12/2016  Un dibattito partecipato e appassionato che ricorda i tempi della Costituente, ma molto variegato e diviso su fronti opposti

Associazioni, movimenti, intellettuali, riviste, persino parrocchie. Il referendum costituzionale appassiona i cattolici come non si vedeva da tempo, rinverdendo gli anni della Costituente di La Pira, Moro e Dossetti. Ma non vi sarà un fronte schierato unanimemente per il sì o per il no. Il mondo cattolico infatti è diviso su visioni opposte, a testimonianza di quanto vi sia fermento su questo tema così complesso e spinoso, che la Conferenza episcopale italiana ha invitato ad approfondire, esortando i fedeli ad andare a votare, ma senza schierarsi e lasciando spazio alle diverse voci pro o contro. In questi ultimi giorni che hanno preceduto il referendum gli appelli per il sì e per il no si sono moltiplicati, come quello a favore della riforma dei docenti cattolici della Lumsa Marco Olivetti, Giuseppe Ignesti e Angelo Rinella, della costituzionalista Lorenza Violini, del vicepresidente dei Laureati cattolici Luigi D’Andrea o dello storico Franco Malgeri. Quasi tutti i movimenti e le associazioni entrano nel merito di questa riforma (che peraltro porta la ˆfirma di due esponenti cattolici quali Matteo Renzi e Maria Elena Boschi). Il presidente dell’Ac Matteo Truffelli ha invitato ad approfondire, poiché «come cittadini dobbiamo avvertire la responsabilità di votare al referendum in maniera consapevole», ma non prende posizione pro o contro e lo stesso fa Comunione e liberazione di don Julian Carron, che chiede di andare «oltre la logica del disimpegno e dello schieramento». Anche il Forum famiglie guidato da Gianluigi De Palo ha invitato a partecipare alla consultazione senza però voler parteggiare per l’uno o per l’altro schieramento. Lo stesso vale per il Movimento dei Focolari, che ha stigmatizzato lo scontro ideologico tra le fazioni in campo.

DERIVA CENTRALISTA

Per il no «fermo e deciso» si è schierato Carlo Costalli, a nome del Movimento cristiano lavoratori: «Tutti noi riteniamo che questa riforma costituisca una pericolosa deriva centralista che annullerebbe di fatto la voce e la presenza dei corpi intermedi e allontanerebbe la partecipazione del popolo alle decisioni che lo riguardano».
Per Costalli «con la riforma, che sancisce un Parlamento di fatto monocamerale e controllato da un solo partito, il Governo avrà il potere assoluto di smantellare ogni legge basata sul diritto naturale, senza dover tener conto del necessario dibattimento tra le forze politiche e sociali». Il presidente dell’Mcl giudica inoltre la riforma che trasforma il Senato in «Camera delle Regioni» troppo frammentaria, senza una “logica di insieme”. Per il no si è schierato anche Massimo Gandolfini, già animatore del Family Day del gennaio scorso contro il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili (il medico bresciano ha costituito anche un Comitato famiglie per il no). Il fronte del no è particolarmente variegato: si va dai Comitati Dossetti di Raniero La Valle al Comitato cattolici del no di cui fanno parte, tra gli altri, il costituzionalista Valerio Onida e il missionario comboniano padre Alex Zanotelli. Dalla parte del no anche l’ex presidente della Consulta ed ex ministro guardasigilli Giovanni Maria Flick, secondo il quale «la riforma introduce una serie di errori che la rendono un’insalata russa andata a male».

UNA STAGIONE DI CAMBIAMENTI

  

Sull’altro versante, il presidente delle Acli Roberto Rossini invita a votare sì «per non fermare una stagione di riforme», che ritiene «positive e condivisibili». Con i cambiamenti costituzionali in atto infatti si supererebbe una buona volta il bicameralismo paritario. Secondo Rossini questo sistema ha impedito al Parlamento di esercitare con effiˆcienza la sua funzione legislativa, «consegnandola al Governo con la decretazione d’urgenza». Il presidente delle Acli è favorevole anche al nuovo Senato, che verrebbe trasformato in sede di Camera delle Regioni (come era stato concepito in sede costituente), svolgendo un ruolo di raccordo con le autonomie locali e l’Unione europea. Inoltre il nuovo testo «rivede le competenze legislative tra Stato e Regioni con il ˆfine di eliminare o per lo meno di ridurre i contenziosi». Rossini appare più scettico sulla composizione dei nuovi senatori (che avrebbero dovuto essere scelti tra i presidenti delle giunte e i sindaci).
Anche Civiltà Cattolica, la storica rivista dei Gesuiti, diretta da padre Antonio Spadaro, ha deˆfinito “auspicabile” l’esito positivo del referendum, attraverso un articolo di padre Francesco Occhetta, ˆfirma politica del periodico. Giudizi variegati, contrastanti, ma anche appassionati. Sintomo di un mondo cattolico che non ha preso sotto gamba la riforma di Renzi. E che il prossimo 4 dicembre potrebbe fare la differenza.

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