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lunedì 24 marzo 2025
 
Caso Regeni
 

Quei cento giorni che ci hanno fatto capire tante cose

14/05/2016  Era il 3 febbraio quando usciva la notizia della morte del giovane ricercatore. Da allora abbiamo scoperto almeno dieci verità. Purtroppo la più importante, l'ultima, è anche la più amara.

Sono trascorsi cento giorni dalla scoperta del corpo martoriato di Giulio Regeni sul ciglio di una strada alla periferia del Cairo. Era il 3 febbraio scorso quando la notizia ha raggiunto l’Italia, Fiumicello, il suo paese natale in Friuli, la sua famiglia, gli amici. Ed è rimbalzata sui social network e sui media di mezzo mondo.
   Da allora il “caso Regeni” è ancora… il “caso Regeni”.
In questi cento giorni abbiamo scoperto, però, almeno dieci verità: 

1. Che le autorità egiziane di polizia prima, la locale magistratura poi, il governo di Al Sisi infine, ci hanno raccontato solo bugie e hanno messo in scena maldestri depistaggi.

2. Che Regeni è stato l’ennesima vittima di un regime e di un sistema di polizia che elimina sistematicamente oppositori politici, sindacalisti e giornalisti non allineati.

3. Che il governo italiano, pur avendo alzato la voce con quello di Al Sisi, non ha cavato un ragno dal buco, evidenziando ancora una volta la nostra debolezza politico-diplomatica.

4. Che la realpolitik richiede di ricucire lo strappo con l’Egitto per via della “questione libica”. Così dopo aver richiamato l’ambasciatore italiano al Cairo per fare pressione sul caso Regeni, il governo ne nomina uno di nuovo, dopo poche settimane. La soluzione del caso può attendere.

5. Che la dignità e la risolutezza di due genitori può mobilitare un Paese intero.

6. Che c’è ancora bisogno di una “madre-coraggio” perché non venga insabbiato velocemente un delitto efferato e inconfessabile.

7. Che i social network hanno la forza di contro-informare un Paese che tiene la stampa imbavagliata (leggi Egitto).

8. Che stavolta, finalmente, il partito del “ma se l’è andata a cercare” non ha fatto proseliti.

9. Che lo Stato italiano, il quale reclama giustizia per la morte di un suo cittadino torturato barbaramente, non ha, a sua volta, ancora introdotto nel codice penale, come la grande maggioranza dei Paesi europei, il reato di tortura. E quest’anno ricorrono i 15 anni dai fatti del “G8” di Genova.

10. Soprattutto che dopo cento giorni non sappiamo cosa sia accaduto realmente a Giulio e chi siano i responsabili della sua orribile morte.

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