(Foto sopra: Ansa. In copertina, foto Reuters: migranti in un centro di detenzione libico)
Ai fedeli riuniti in piazza San Pietro per la recita del Regina coeli, papa Francesco ha ricordato il racconto del Vangelo di Giovanni: «Il giorno di Pasqua Gesù appare ai suoi discepoli nel Cenacolo, portando tre doni: la pace, la gioia, la missione apostolica. Le prime parole che Egli dice sono: “Pace a voi”. Il Risorto reca l’autentica pace, perché mediante il suo sacrificio sulla croce ha realizzato la riconciliazione tra Dio e l’umanità e ha vinto il peccato e la morte».
Continua il Pontefice: «Gesù si presenta vivo in mezzo a loro e, mostrando le sue piaghe nel corpo glorioso, dona la pace come frutto della sua vittoria. Ma quella sera non era presente l’apostolo Tommaso. Informato di questo straordinario avvenimento, egli, incredulo dinanzi alla testimonianza degli altri apostoli, pretende di verificare di persona la verità di quanto essi affermano. Otto giorni dopo, cioè proprio come oggi,si ripete l’apparizione: Gesù viene incontro all’incredulità di Tommaso, invitandolo a toccare le sue piaghe. Esse costituiscono la fonte della pace, perché sono il segno dell’amore immenso di Gesù che ha sconfitto le forze ostili all’uomo, cioè il peccato, il male e la morte».
Le piaghe di Gesù, spiega papa Francesco, sono i problemi, le difficoltà, le persecuzioni, le malattie di tanta gente: «Se tu non sei in pace vai a visitare qualcuno che è il simbolo della piaga di Gesù». Dalle piaghe, sottolinea il Pontefice, scaturisce la Misericordia, di cui oggi ricorre la celebrazione. E ancora un’esortazione: «Avviciniamoci a Gesù e tocchiamo le sue piaghe. Le piaghe di Gesù sono un tesoro, da cui esce la misericordia». Il Papa ricorda poi il secondo dono di Cristo, che è la gioia. E infine il terzo dono: la missione. «La risurrezione di Gesù è l’inizio di un dinamismo nuovo di amore, capace di trasformare il mondo con la potenza dello Spirito Santo».
Dopo la recita della preghiera del Regina coeli, Francesco ha ricordato i nuovi Beati proclamati ieri a La Rioja, in Argentina: «Enrique Angel Angelelli, vescovo diocesano, Carlos de Dios Murias, francescano conventuale, Gabriel Longueville, sacerdote fidei donum, e Wenceslao Pedernera, catechista e padre di famiglia», martiri della fede, perseguitati per causa della giustizia e della carità evangelica.
Ha poi rivolto il suo pensiero e la sua preghiera ai «profughi che si trovano nei centri di detenzione in Libia, la cui situazione, già molto grave, è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso. Faccio appello perché specialmente le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari». E una preghiera anche «per quanti hanno perso la vita o hanno subito gravi danni per le recenti alluvioni in Sudafrica. Anche a questi nostri fratelli non manchi la nostra solidarietà e il concreto sostegno della comunità internazionale». Francesco ha infine rivolto i suoi auguri ai fratelli e le sorelle delle Chiese orientali, che oggi, secondo il calendario giuliano, celebrano la Pasqua, e ha chiesto ai fedeli di piazza San Pietro di unirsi a lui in un applauso.