Contribuisci a mantenere questo sito gratuito

Riusciamo a fornire informazione gratuita grazie alla pubblicità erogata dai nostri partner.
Accettando i consensi richiesti permetti ad i nostri partner di creare un'esperienza personalizzata ed offrirti un miglior servizio.
Avrai comunque la possibilità di revocare il consenso in qualunque momento.

Selezionando 'Accetta tutto', vedrai più spesso annunci su argomenti che ti interessano.
Selezionando 'Accetta solo cookie necessari', vedrai annunci generici non necessariamente attinenti ai tuoi interessi.

logo san paolo
venerdì 04 ottobre 2024
 
dossier
 

Regione occidentale, migliora la situazione sanitaria

11/02/2014  Grazie ai contributi occidentali, a Herat le condizioni di salute della popolazione migliorano. Ma la tossicodipenza resta una piaga diffusa.

Dissenteria, cancro allo stomaco, problemi polmonari, brucellosi, pressione alta, diabete sono malattie ben presenti in Afghanistan, che detiene anche il primato di essere uno dei 4 Paesi al mondo (insieme a Pakistan, India e Nigeria), dove la poliomelite è considerata endemica. Tuttavia, la situazione sanitaria nella regione ovest dell'Afghanistan sta migliorando. Nella provincia di Herat, l'80% della popolazione ha accesso all'assistenza sanitaria di base; nelle zone rurali, ci sono 102 centri sanitari.

C'è maggior attenzione alle donne in gravidanza, tanto che sono state formate 360 levatrici. Questa attenzione c'è anche a livello nazionale, infatti il ministero della Salute pubblica ha alle dipendenze 1.650 ostetriche professionali, il che ha contribuito a ridurre la mortalità infantile del 23%, salvando 80 mila neonati ogni anno.Sempre nella provincia di Herat, per una popolazione di circa 3 milioni di abitanti, operano 450 medici e 700 infermieri. La spesa pubblica assegnata al settore sanitario è poca cosa, il 4 per cento del bilancio nazionale.

Vengono in aiuto i donatori - Comunità europea, Banca Mondiale, Usaid -, con 9 milioni di dollari all'anno, di cui 5 vanno agli ospedali e 3 al settore amministrativo. A preoccupare maggiormente il dottor Gholam Saied Rashid, capo del Dipartimento Sanità di Herat, è l'alto numero di chi fa uso di droghe: circa 70 mila tossicodipendenti nella provincia di Herat, di cui l'8% nella sola città capoluogo (1,6 milioni in tutto l'Afghanistan, ovvero il 5,3 per cento della popolazione; un terzo sono donne, spesso costrette dai mariti, oppure che assumono eroina come “anestetico” a una vita senza prospettive, e bambini che, in ambienti ristretti, inalano i fumi dei genitori).

Se a livello nazionale, un nucleo familiare urbano su 10 ha almeno un componente che fa uso di droga, nella città di Herat questa percentuale sale a uno su cinque. E, come se non bastasse, il 18 per cento dei 70mila è affetto da Hiv. «La droga è un regalo che viene dall'Iran - dice il dottor Rashid -. Negli anni passati, la disoccupazione ha spinto molti afghani a cercare lavoro come operai in Iran e Pakistan, dove venivano incoraggiati all'uso di sostanze stupefacenti. Dal 2003, più di 50mila profughi, sono rientrati in Afghanistan tossicodipendenti. Oggi qui la droga ha gioco facile perché i prezzi sono popolari: meno di 5 euro al grammo». Prezzi bassi ma sufficienti a trascinare famiglie, già povere, nella miseria, senza contare che con l'uomo tossicodipendente aumenta la violenza domestica. Il carcere femminile di Herat è pieno di casi di donne scappate da casa perché malmenate da mariti in preda all'ira a seguito dell'uso di sostanze psicotrope.

I fondi messi a disposizione dal governo di Kabul per il trattamento dei tossicodipendenti ammontano a meno di 4 milioni di dollari l'anno, ai quali vanno aggiunti i circa 12 milioni della Comunità internazionale (dati del Bureau of International Narcotics and Law Enforcement Affairs del Dipartimento di Stato Usa). I centri di recupero sono tutti finanziati dall'Onu e da organizzazioni straniere. L'Afghanistan produce il 90 per cento dell'eroina mondiale, destinata soprattutto al mercato europeo e russo.

Le campagne di sostituzione del papavero con altre coltivazioni sono fallite, perché i guadagni derivanti dell'oppio sono decisamente maggiori (dalla produzione di oppio deriva fra il 4 e il 7 per cento del prodotto interno lordo). «La droga è perfino più distruttiva della guerra - mi disse Malalai Joya, ex parlamentare, espulsa per aver denunciato la presenza in parlamento di “criminali di guerra”, incontrata un paio d'anni fa in gran segreto, a Kabul -. Il denaro della droga nutre la corruzione e coinvolge tutti i livelli dello Stato. Molti di coloro che oggi siedono in parlamento, gestiscono direttamente il traffico nelle province che governano».

(Foto di copertina di Romina Gobbo)

 
 
Pubblicità
Edicola San Paolo