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giovedì 20 marzo 2025
 
 

Remo Girone: la preghiera mi ha salvato

04/05/2012  L'attore racconta come l'esperienza della malattia l'abbia portato a riscoprire il dialogo con Dio, tema del nuovo libro della Biblioteca universale di Famiglia Cristiana.

Il male che si presenta sotto forma di una brutta malattia che sconvolge tutto e contro la quale ci si sente impotenti. Pregare per vivere, è il titolo del libro del teologo René Voillaume, il volume proposto dal numero in edicola di Famiglia Cristiana per la Biblioteca universale cristiana (Buc). Questo ha fatto Remo Girone quando, vent’anni fa, gli fu diagnosticato un cancro alla prostata che gli lasciava poche speranze. «Prima di entrare in sala operatoria per l’intervento che mi avrebbe salvato, mi ricordai delle preghiere che avevo imparato da bambino, quelle più semplici che non si dimenticano mai, nemmeno quando, come nel mio caso, non si ripetono da molti anni: il Padre nostro, l’Ave Maria e la preghiera del cuore: “Signore Gesù Cristo, figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”».

– Che rapporto aveva avuto fino a quel momento con la fede?

«Ho ricevuto una tradizionale educazione cattolica. Sono nato ad Asmara in Eritrea e lì ho frequentato l’asilo dalle suore combonia ne e poi l’ultimo anno delle elementari e le medie dai Fratelli delle Scuole cristiane. Ovviamente, pregavo spesso in quel periodo ma, crescendo, mi sono gradualmente allontanato dalla pratica religiosa».

– La malattia l’ha riavvicinata alla fede?

«La prima cosa che ho fatto una volta guarito è stata sposare in chiesa mia moglie, con la quale mi ero unito solo civilmente dodici anni prima. Da allora non sono diventato un cattolico molto praticante, ma la consuetudine con la preghiera mi è rimasta: vi trovo molta consolazione. In più, ora prego non solo quando mi trovo in difficoltà, ma anche per ringraziare Dio delle cose belle che mi dona ogni giorno, a iniziare dalle più semplici come una bella giornata di sole. Prima, le davo per scontate».

– Quindi la malattia ha cambiato anche la sua disposizione verso la vita?
«Mi ha dato una prospettiva diversa: ora di fronte a qualcosa che non va come avrei sperato reagisco con più distacco. Ma a questo diverso atteggiamento credo contribuisca anche il fatto che, più banalmente, sto invecchiando. E tuttavia non ho perso la mia inquietudine di fondo: resto un uomo tormentato dai dubbi e che vorrebbe sempre essere migliore».

– Nella recente fiction Maria di Nazaret trasmessa da Rai 1 ha interpretato Ponzio Pilato, l’emblema dell’uomo tormentato dai dubbi. La preghiera può aiutare a dissiparli? «Forse no, ma sicuramente mi aiuta ad affrontare la vita con più umiltà, a staccarmi dall’illusione di poter avere sempre il controllo su tutto».

– Ma si è chiesto come si sarebbe comportato se si fosse trovato al suo posto?
«Pilato, anche se in cuor suo sapeva benissimo che Gesù non aveva colpe, ha preferito liberare Barabba per paura di provocare un’insurrezione. Quindi ha fatto prevalere la ragion di Stato sulla giustizia. Non a questi livelli, però cerco il più possibile di evitare contatti con persone che detengono un potere, perché ho paura di essere costretto a fingere di approvare qualcosa che in realtà non condivido affatto».

– La preghiera può servire a discernere con maggior chiarezza il bene dal male? «Pochi mesi fa ho letto in teatro “Il Grande Inquisitore” di Dostoevskij. Il protagonista rimprovera Gesù di aver portato sulla Terra la libertà di coscienza, mentre gli esseri umani secondo lui hanno bisogno di essere guidati, di avere regole certe su cui contare. La preghiera aiuta, ma non ci esime dal dovere di fare continuamente i conti con la nostra coscienza: non può essere uno strumento per autoassolverci con leggerezza. Però è anche vero il contrario: spesso solo pregando ci si rende davvero conto di aver fatto del male a qualcuno e al tempo stesso ci si rende più disponibili al perdono. La preghiera ti apre il cuore».

Per informazioni sulle uscite della Biblioteca universale cristiana (Buc): www.famigliacristiana.it/iniziative/buc/

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