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giovedì 19 settembre 2024
 
 

Renne, il branco è decimato

29/12/2011  Dopo le fatiche natalizie con Babbo Natale, nel nord del Canada il branco più numeroso al mondo risulta di gran lunga ridotto. Molti esemplari muoiono. L'allarme di Survival.

      Il branco di renne più grande del mondo, quello del fiume George, che si sposta nella vasta tundra del Quebec e del Labrador, nel Canada orientale, va riducendosi in maniera preoccupante. Secondo gli indigeni del posto, la colpa è da imputare all’aumento di progetti industriali su larga scala in quel territorio.
 
     Il branco, che prima contava 800/900 mila renne, è composto oggi a malapena di 74 mila esemplari: un crollo impressionante di circa meno il 92 per cento. Conosciuti nell’America Settentrionale come caribù, questi animali sono fondamentali per la cultura dei popoli Innu e Cree. Tuttavia, negli ultimi decenni, una vasta porzione del territorio delle renne è stata sconvolta dal punto di vista ecologico. Secondo gli Innu, le miniere di ferro, gli allagamenti provocati dai complessi idroelettrici e la costruzione di strade hanno causato infatti la scomparsa di molte renne. 

    «Viviamo e cacciamo da millenni nella nostra terra natale, la Nitassinan, (ndr. la penisola del Labrador-Quebec)», ha raccontato a Survival Georges-Ernest Gregoire, capo anziano degli Innu. «Pertanto i caribù occupano un ruolo centrale nella nostra cultura, nella nostra vita spirituale e nella nostra società. Ma tutti gli enormi progetti cosiddetti "di sviluppo" che sono stati portati avanti sulla nostra terra negli ultimi quarant’anni hanno sicuramente avuto un impatto crescente e nefasto sulla vita dei caribù. È per questo che abbiamo bisogno di controllare direttamente i nostri territori e le nostre risorse, e che dobbiamo essere coinvolti con pari diritti nelle decisioni che riguardano le nostre terre e gli animali che ci vivono». Un altro membro degli Innu, Alex Andrew, ha commentato: «Secondo i nostri anziani, gli animali saranno i primi a patire gli effetti di tutti questi danni. La catena alimentare si spezzerà e molti finiranno col soffrire. I programmi di sviluppo, come quelli idroelettrici, minerari, stradali e di deforestazione, creeranno solo altri problemi alla sopravvivenza degli animali». 

     «Se siamo davvero preoccupati dell’impatto che il mondo naturale ha sulle nostre vite e viceversa», è stato infine il commento di  Stephen Corry, direttore generale di Survival International (www.survival.it), organizzazione mondiale che aiuta a sostenere i popoli tribali di ogni continente attraverso campagne di mobilitazione dell’opinione pubblica, «anziché limitarci a osservare la natura nei documentari in tivù, dovremmo cominciare ad ascoltare davvero i popoli tribali».

     In questo caso, sicuramente, gli Innu sono da ascoltare. Per loro le renne non vengono solo nella notte di Natale...

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