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martedì 22 aprile 2025
 
 

Zampa: «Confermo, c’erano anche i renziani»

22/01/2015  La deputata del Pd ed ex portavoce di Romano Prodi: «Anche i renziani, ma non solo loro, giocarono un ruolo fondamentale nell’affossamento del Professore». Bersani al Colle come pacificatore? «Potrebbe anche essere, l'importante che il partito non si spacchi di nuovo come nel 2013»

Onorevole Sandra Zampa, il capo della minoranza del Pd Fassina sostiene che è stato Renzi il capo dei 101 che nel 2013 tradirono Prodi durante le votazioni per il Colle.
«Si fermi un attimo».

Prego…
«Fassina non ha detto così, gliel’hanno un po’ messe in bocca quelle parole».

È colpa dei giornalisti?
«Non ha detto che Renzi è il capo dei 101. Immagino che intendesse dire che anche la componente renziana, o meglio alcuni renziani, hanno partecipato all’affossamento».

Il vero capo dei 101 chi è?
«Non ce n’è stato uno solo, erano diversi. Alcuni addirittura pensavano che dopo l’affossamento dei 101 la candidatura di Prodi sarebbe rimasta ancora in piedi. Ma il Professore, giustamente, si fece subito da parte».

Sandra Zampa, deputato e vicepresidente dell’Assemblea nazionale del Partito democratico, già portavoce di Romano Prodi, ha scritto un libro, I tre giorni che sconvolsero il Pd, in cui ricostruisce il caos che nell'aprile 2013 bruciò il Professore sulla strada del Quirinale.

Renzi quindi è da assolvere.
«Non dico che non c’entrasse, però non credo che lui avesse dato indicazioni ai suoi per non votare Prodi. Di alcuni renziani sicuramente c’è stata la regia, anche Bersani è stato tradito dai suoi. Poi hanno partecipato quelli che erano arrabbiati per la vicenda Marini».

Todos traditores, quindi.  
«Tutte le componenti hanno partecipato, altrimenti non si arrivava a 101. Renzi ne aveva 50-60 all’epoca e non aveva incarichi nel partito. Dopo sono diventati tutti renziani».

La spaccatura nel Pd sull’Italicum avrà ripercussioni sulle votazioni per il Quirinale?
«Il mio auspicio è che questo non accada. Nel 2013 il Pd ha dato una prova abominevole che ha danneggiato anzitutto il partito stesso e ci ha fatto fare una figuraccia internazionale».

L’idea di Bersani al Colle come pacificatore è fantapolitica?

«No, potrebbe anche essere. Però fare nomi non mi piace. Il Paese ha bisogno di una personalità del tutto autonoma, e del tutto lo scriva a caratteri cubitali, con importanti relazioni internazionali e rispettato all’estero. Ognuno in cuor suo sa che deve scegliere la persona più adatta per il Paese, spero che non prevalgano altre logiche».    

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