Il primo discorso di Matteo Renzi presidente del semestre europeo è in perfetto stile Renzi: una mistura di classicismi e modi di dire mutuati dalla nuova era dei social network. Cita il mito di Telemaco alludendo alla sua generazione, ovvero del figlio di Ulisse e Penelope che si è preso sulle spalle la responsabilità di salvare la sua famiglia e la sua civiltà. Dice che “non ci sarà spazio per l’Europa se accetteremo solo di restare un puntino su google map”. Aggiunge che la vera sfida è “ritrovare l’anima dell’Europa”. Conclude che “se L’Europa oggi si facesse un selfie emergerebbe il volto della stanchezza”.
Il premier italiano mette al centro le persone e i valori, oltre le cifre. Con “coraggio e orgoglio” parla di Asia Bibi, delle liceali rapite da Boko Haram e di Meriam. “Se di fronte a una donna, Asia Bibi, che è ferma in carcere da quattro anni perché cristiana non c'è l'Europa che non si indigna, vuol dire che non stiamo rispondendo al nostro destino, se di fronte alle ragazze rapite in Nigeria da un gruppo fondamentalista perché educate ai valori occidentali, se non c'è la vostra, la nostra reazione, non possiamo definirci degni della grande responsabilità che abbiamo, se di fronte a donna, Myriam, che partorisce in carcere o alle ragazze del Medio Oriente, se diciamo solo slogan vuoti o parole retoriche e continuamo a rinchiuderci nelle nostre frontiere anzichè riaffermare i nostri valori, perderemo la capacità di essere politici europei".
Uno dei passaggi cruciali è che l'Europa non può rinchiudersi nelle proprie frontiere e alzare muri, deve dare più peso all'Africa. "L'Africa", dice, "deve vedere un protagonismo maggiore dell'Europa, non solo investimenti d'azienda, il tentativo di andare ad affrontare la questione energetica, ma anche nella dimensione umana: voi rappresentate, quale vertigine, un faro di cività, la globalizzazione della civilizzazione". Il ruolo che l’Italia avrà sarà quello di spingere per questo cambiamento. "Prima di tutto dobbiamo chiedere a noi stessi la forza di cambiare per essere credibili. L’Italia non viene in Europa per chiedere ma per dare". Il premier italiano poi esortato la Ue a riprendere il ruolo di "avanguardia" sull’innovazione, sul cambiamento climatico, sul capitale umano.
Infine un richiamo forte all'accoglienza dei migranti, alla luce anche dei drammatici fatti degli ultimi giorni. Non sono mancati i temi economici, la richiesta portata avanti da mesi di rispettare le regole ma al tempo stesso di puntare sulla crescita. Parole forti che indicano la rotta della nuova Europa, assolutamente condivisibili. Ma sapranno lasciare un segno nel Parlamento di Strasburgo e Bruxelles, dove si prendono le decisioni che contano? Olanda e Germania già lanciano segnali di rigore, contrapposto alla flessibilità necessaria alle economie del resto degli Stati membri dell'Unione. Nonostante le immani tragedie del mare che si susseguono a un ritmo quasi quotidiano dai Paesi del Nord Europa non è stata spesa una sola sillaba per risolvere il problema e tutto viene lasciato alla nostra umanità e alle nostre capacità. I prossimi giorni ci diranno se le parole di Renzi cadranno nel vuoto o segneranno davvero un cambio di passo per ridare anima e sangue all'Europa. Altrimenti il Vecchio Continente sarà davvero un'espressione geografica, o, per dirla con Renzi, un puntino su google map.