In questa e nella foto di copertina il dottor Scopelliti con alcuni bambini da operare, durante una missione di Operation Smile in Guatemala.
– Dottor Scopelliti le patologie trattate chirurgicamente da “Operation Smile” da cosa sono originate?
«Perlopiù da malformazioni congenite, determinate da un errore di trascrizione di alcuni geni che codificano per la formazione delle strutture del volto; si tratta quindi di malattie genetiche, non necessariamente ereditarie, rilevabili in associazione ad alcuni quadri sindromici, che colpiscono in modo maggiore alcune razze (asiatica ed africana). Vi sono poi alcuni fattori che amplificano l’incidenza di tali patologie quali la carenza di acido folico e fattori ambientali (sostanze chimiche e radiazioni)».
‒ Quali sono i rischi per i pazienti che non hanno l'opportunità di accedere alle cure?
«I pazienti che nascono con queste patologie hanno evidentemente problemi ad alimentarsi in modo corretto, oltre agli evidenti problemi respiratori e fonatori che conseguirebbero se non sottoposti, nei modi e nei tempi adeguati, alla chirurgia ricostruttiva funzionale ed estetica del labbro, del palato e del naso».
Il chirurgo in sala operatoria.
– In quali Paesi l’incidenza di queste malattie è più alta?
«Asia ed Africa (1 bambino su 400/500 è affetto da labio-palatoschisi), ma anche il Sudamerica ha numeri importanti».
– Dunque parliamo di Paesi del Sud del mondo con inadeguate condizioni socio-economiche, che rispetto ad altri Paesi non dispongono di risorse idonee alla cura di queste malattie?
«Esistono due ordini di fattori in tali regioni: la prima è senz’altro determinata da una maggiore incidenza e quindi da un maggior numero di casi da trattare; l’altro dalla minore assistenza gratuita per queste patologie offerta in questi Paesi, sia perché le poche risorse interne (ma anche gli aiuti umanitari) sono rivolti all’emergenza sanitaria, sia per un minor numero di specialisti debitamente formati al trattamento delle malformazioni del volto. Questo aspetto della formazione super-specialistica è fondamentale poiché se non opportunamente trattati questi bambini hanno il rischio di passare da una malformazione a problemi causati da un trattamento inadeguato o scorretto che determina a volte deformità ben più gravi della malformazione stessa. Noi stessi molto spesso siamo chiamati a rioperare pazienti che hanno problemi causati da altri chirurghi e organizzazioni che, in totale buona fede, non hanno però applicato tecniche e protocolli adeguati».
Missione ad Haiti (Foto di Guido Sancilio).
– Quali sono le discriminanti sociali e culturali che subiscono in questi Paesi i bambini e i ragazzi con un volto deforme, motivo di un disagio psichico e di gravi conseguenze sul loro sviluppo emotivo, cognitivo e fisico?
«Una deformità del volto non è nascondibile, mai, neanche se copri il volto. Perché colpisce lo spirito e la psiche ancor prima del viso. Il disagio lo leggi negli occhi di quei bambini, ormai diventati ragazzi o adulti, che hanno preso coscienza della loro diversità. Credenze popolari, culti religiosi e stregonerie varie amplificano ancor di più l’emarginazione che già naturalmente li circonda».
– Può fornirci un numero orientativo di bambini attualmente non ancora operati, in attesa di un gesto di solidarietà?
«No. Sono tanti, tantissimi. In India ogni 5 minuti nasce un bimbo con una labio-palatoschisi. Le capacità di dare assistenza non superano il 25%».
– Quali sono le ragioni che l’hanno spinta a impegnarsi nel volontariato?
«Chi ancora oggi dice o pensa di fare il medico per ragioni economiche sbaglia. Ormai, in Italia, la classe medica ospedaliera, dopo la riforma del Sistema Sanitario, è asseverata alla classe impiegatizia dello Stato ed è sempre più gravata di compiti e responsabilità amministrative, o costretta alla pratica di una medicina difensiva per ridurre il fenomeno del contenzioso. Per molti di noi il volontariato è il “malox” che ci permette di resistere, la medicina che ci fa recuperare la passione cresciuta nel corso dei lunghi anni di studio della medicina e della specializzazione, forse ormai l’unico rifugio che fa riemergere la vocazione. Il volontariato si traduce in un bene per il prossimo, ma perché spesso è un bene primario per la nostra anima. Si può semplificare dicendo che nel donare la nostra professione al prossimo noi spesso riceviamo di ritorno molto di più».
Il dottor Domenico Scopelliti è primario di chirurgia maxillo-facciale presso l'ospedale Santo Spirito di Roma e vicepresidente scientifico della Fondazione onlus “Operation Smile” Italia.
– Il bene riguarda anche la salute, gli stessi latini con il termine salus indicavano sia la salvezza spirituale che la salute fisica, essendo il bene il fondamento della bontà e quindi del benessere dello spirito e del corpo. Secondo Lei, è l’assenza del bene che porta al caos e quindi alla malattia?
«Adesso lei vuole trascinarmi sul filosofico. Se devo essere sintetico penso che il senso – etico e religioso – della vita sta nel lottare per l’essenza a cui apparteniamo, nell’aderirvi tenacemente contro le avverse condizioni di esistenza. Il male dovrebbe essere il rovescio della medaglia del bene. Nei viventi, negli uomini, a cui vogliamo qui limitare il discorso, le due cose, una esistente e l’altra non esistente in Dio, sono entrambe esistenti e indistricabilmente intrecciate nelle creature, con infinite modulazioni e contemperamenti. Ciò non toglie l’appartenenza di tutte le creature all’Essere divino, con la sua assoluta e beatificante positività. Oscilliamo costantemente tra il caso e la necessità, lasciando che il dubbio ci spinga avanti nella ricerca della verità e della conoscenza dei fenomeni che generano il caos (mi ha provocato lei…)».
Scopelliti insieme a un bambino kenyano in attesa dell'intervento.
‒ Il sorriso rappresenta uno dei più importanti mezzi a disposizione dell’uomo per esprimere le proprie emozioni. Che cosa significa per lei riaccendere un sorriso luminoso sul volto dei bambini e dei ragazzi operati?
«Le farei vedere certi sorrisi sgraziati che lacerano il cuore non per la disfigurazione, piuttosto per la gioia incosciente che traspare, segno di un attaccamento alla vita senza uguali. Il sorriso lo restituiamo materialmente a quei bambini ormai adulti che riescono a percepire il senso della loro diversità nei tratti anatomici. Loro non ci chiedono di essere più belli degli altri, ma di restituire loro la dignità di un volto umano nella sua integrità anatomica. Questo spesso ci fa pensare e sorridere (o arrabbiare), quando nel nostro quotidiano ci viene chiesto di fare una chirurgia per rendere le persone più belle o migliori di altre. Non è un fatto etico, né sminuisce o dissacra quest’altro tipo di lavoro. Facendo entrambi i mestieri però, non possiamo fare a meno di vivere dentro noi stessi questa apparente contraddizione che appare sia nella nostra professione, sia nelle aspettative delle persone a cui rivolgiamo il nostro operato».
Kenya, gennaio 2014.
Scheda su Operation Smile
È una organizzazione umanitaria internazionale nata negli Stati Uniti nel 1982 che, in virtù dell’impegno e della generosità dei suoi operatori umanitari, realizza missioni umanitarie in oltre 60 Paesi del mondo.
Gli operatori sanitari volontari (medici e paramedici) della Fondazione Operation Smile Italia Onlus si prendono cura dei bambini bisognosi di assistenza sanitaria partecipando attivamente alle missioni umanitarie internazionali e locali organizzate ogni anno dalla casa madre in diversi Paesi in via di sviluppo.
La mission è la prestazione, a titolo gratuito, di cure mediche specialistiche d’avanguardia, a bambini affetti da malformazioni congenite cranio-maxillo-facciali: labbro leporino, palatoschisi e da deformità del volto dovute a esiti di ustioni e traumi da guerra, che impediscono loro di condurre una vita normale. Il trattamento medico a cui questi bambini vengono sottoposti è chirurgico e non mira esclusivamente a ripristinare un aspetto estetico gradevole, ma anche e soprattutto a garantire una corretta funzionalità degli organi a causa della difficoltà di questi bambini a parlare, a mangiare, a nutrirsi e della facilità di questi ultimi a contrarre delle infezioni alle vie respiratorie e al canale uditivo. Inoltre i problemi dentali e i problemi al linguaggio conseguenti a queste malattie portano anche a disturbi psicologici, primo fra tutti quello dell'adattamento, che precludono a questi bambini la possibilità di sorridere.
A questo progetto di cura i medici della Fondazione “Operation Smile” affiancano anche un’attività formativa dedicata al personale medico locale allo scopo di renderlo autonomo e sostenerne lo sviluppo.
In Kenya, nel gennaio 2014.
La Fondazione Onlus “Operation Smile” sorta legalmente in Italia nel 2000, vanta prestigiosi riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale tra i quali il premio per la Filantropia conseguito al XXXVI Gala del Niaf “National Italian American Foundation” a Washington il 29 Ottobre 2011, il premio “Pride in the Profession Award” conferito dall’American Medical Association nell’anno 2000 al Fondatore dell’organizzazione internazionale (Dott. William Magee), l’Attestazione al Merito della Sanità Pubblica consegnata al Vice Presidente Scientifico della Fondazione (Dott. Domenico Scopelliti) dal Ministro della Salute (On. Prof. Ferruccio Fazio) il 18 Marzo 2010; degna di nota è l’udienza papale concessa ai Fondatori dell’organizzazione internazionale da San Giovanni Paolo II nel 1998.