Una scena del film Arance e martello
Se i talk show sono in crisi ce n'è uno che forse andrà in controtendenza perché è più show che talk: si tratta di Gazebo, che riparte il 28 settembre e che andrà in onda alla domenica e al lunedì, condotto da Diego Bianchi, in arte Zoro. Lo show è quello che ogni giorno crea l’arrivo delle auto blu dei politici, le corse delle carovane di giornalisti per fare per primi le domande all’onorevole di turno, gli spintoni dei fotografi alle conferenze stampa, gli striscioni colorati dei manifestanti e gli attriti con le forze dell’ordine. Tutto questo viene ripreso dalla telecamera di Zoro con ritmo e umorismo e analizzato poi in studio insieme a ospiti fissi e non, con leggerezza.
Basti pensare che per la prima puntata Gazebo ha chiesto agli spettatori italiani che vivono negli Stati Uniti di riprendere il Presidente del Consiglio Matteo Renzi con i propri cellulari durante la sua trasferta americana, chiamando l’operazione “Renzi in a day”, dal titolo del recente film di Gabriele Salvatores. Abbiamo incontrato Diego Bianchi in occasione della presentazione del suo primo film da regista Arance e Martello al Festival del Cinema di Venezia. La pellicola, ora nelle sale, è ambientata nell'estate del 2011, prima delle dimissioni di Silvio Berlusconi alla presidenza del Consiglio, e descrive con divertimento il microcosmo di un mercato del quartiere San Giovanni a Roma , attraverso la vita degli ambulanti e dei militanti di una sezione del Pd che sono legati da una reciproca diffidenza e che si trovano invece, loro malgrado, a collaborare.
E’ vero che sei davvero cresciuto in una sezione del Pci?
" Sono cresciuto a casa…ma politicamente sì, vengo da una famiglia di sinistra, che militava nel Pci. La sezione è proprio quella di porta San Giovanni che si vede nel film. Lì ho militato fin da giovanissimo, accompagnando i miei genitori a diffondere l’Unità, a portare il panino con la mortadella agli scrutatori durante le elezioni, segnando i voti di ogni seggio su un enorme foglio, perché all’epoca non esistevano ancora i computer. So che tutte queste cose puzzano terribilmente di vecchio o di romantico, ma è la verità".
Hai nostalgia di quel periodo?
"Sì, perché allora c'era davvero la sensazione di mettersi al servizio di una causa comune, che non era quella del comunismo nel mondo: sentivamo tutto in chiave italiana, pensando che il nostro potesse diventare un Paese più giusto. Provo nostalgia proprio per quelle sensazioni e non me ne vergogno. Trovo che fare attività politica, sia a destra che a sinistra, sia una grande palestra di vita".
Fra i giovani che conosci c’è chi ha ancora la passione che avevi tu?
"Secondo me di passione politica ce n’è ancora tanta, ma sta conoscendo diverse forme di espressione. Il Movimento 5 Stelle ha moltissimi giovani che fanno politica credendoci, ma dal punto di vista dell’organizzazione è tutto molto diverso. Va detto che quando ho fatto politica io avevamo riferimenti identitari molto più chiari e forti. Sentirsi rappresentare da Berlinguer era facile".
Adesso riparti con Gazebo. Quali saranno le novità?
"Sono previste alcune incursioni in prima serata, che potrebbero variare di numero a seconda degli eventi legati all'attualità".
Chi segue Gazebo?
"C’è un pubblico giovane legato ai social network di cui facciamo un ampio uso, ma anche uno maturo, forse per quell’effetto nostalgia di cui parlavamo prima e che un po' si respira anche nel programma".