Si riparte. Mai come quest’anno, l’inizio della scuola è un evento atteso, voluto, dovuto (si veda l’inchiesta all’interno del giornale). Mentre la politica nazionale brancola in mezzo a incertezze e litigi, lo scenario che si prospetta a livello locale e regionale è alquanto variegato. Alcune Regioni hanno già posticipato la prima campanella alla fine del mese, altre sono tuttora incerte. I genitori premono perché i figli tornino in classe in sicurezza e in presenza. Docenti e presidi hanno ancora dubbi e paure sulle condizioni in cui questo dovrà avvenire. Si teme un secondo lockdown, anche alla luce della crescita esponenziale dei nuovi casi. Se tutto sembra ancora nebuloso e incerto, famiglie e docenti qualche punto fermo devono però darselo.
A noi genitori viene chiesto di portare a scuola i figli solo se senza febbre e asintomatici. Mamme e papà devono anche riallenare i propri figli ai ritmi della giornata scolastica. Da mesi, bambini e ragazzi conducono vite in cui gli orari sono stati flessibili: risvegli rallentati al mattino e alla sera orari dilatati. Bisognerà tornare a presidiare l’ora della nanna per i più piccoli e chiedere ai più grandi di anticipare l’ora della ritirata, imparando a sconnettersi da pc, tablet e smartphone. L’iperconnessione: anche su questo bisognerà riprendere in mano le redini. Che la relazione reale torni al centro, integrata, ma non sostituita, da quella virtuale. Se l’estate non è servita per un digital detox – quanto mai necessario – ora noi genitori abbiamo ottimi motivi per chiedere loro di spegnere tutto: bisogna rimettere la testa sui libri, rinunciando alla modalità multitasking, che tanto ha imperato negli ultimi mesi.
Cercheremo di fare in modo che i nostri figli siano pronti per una ripartenza coi fiocchi. Ai docenti chiediamo di entrare in aula con la consueta passione e dedizione. Forse, ne servirà ancora più del solito. Bisognerà vincere la paura del contagio che, contaminerà ogni momento condiviso nelle aule. Si dovrà resistere alla nevrosi di tenere tutto sotto controllo, sempre: “non avvicinarti, metti la mascherina, non toccare il tuo compagno, non bere dalla sua bottiglietta, non dargli un pezzetto della tua merenda”. Il rischio di trasformare il tempo di classe in tempo di controllo ossessivo è altissimo e la deriva ansiogena è una minaccia che ogni mattina busserà alla porta di ogni aula. Urgerà recuperare i programmi, ma senza trascurare l’accoglienza emotiva di ogni alunno, impresa quest’anno quanto mai necessaria. Si dovrà puntare sulla cooperazione molto più che sulla competizione. “Normalità” dovrà essere la parola d’ordine, di cui, chi sta crescendo, ha da mesi un disperato bisogno. Sarà l’unione a fare la forza. E anche a darne. Mai come quest’anno, l’alleanza scuola-famiglia risulterà cruciale per attraversare un anno scolastico che parte pieno di fragilità e punti di domanda. Coi volti coperti dalle mascherine, dovremo tornare a guardarci in faccia. Non per litigare, ma per fare squadra. Se ci riusciremo questa grande crisi, si trasformerà in una opportunità rivoluzionaria.
E, adesso, pronti partenza via. Zaini in spalla: che la scuola cominci.