Siamo genitori separati,
ma abbiamo un ottimo
rapporto. Quando nostro
figlio Ivan di 13 anni passa
il fine settimana con il papà
non va a Messa, mentre io ci vado
regolarmente. Ultimamente Ivan
non vuole più venirci con me. Mi dice
che si annoia e che è tempo perso.
La sera non dice più le preghiere,
anche se mi garantisce che continua
a dirle da solo. Io insisto ma è una
lotta, e se l’ho vinta, riesce comunque
a farmi arrivare in ritardo.
LORETTA
— Cara Loretta, la messa in
discussione di ciò che si è imparato da
bambini è uno dei segnali più tipici
dell’adolescenza. Ciò che andava bene
fino a ieri, oggi è inaccettabile.
Il rifiuto della pratica religiosa
diventa così un modo per affrancarsi
dall’infanzia e affermare la propria
autonomia. È meglio però non farsi
trascinare nella sfida e nella lotta per
vincerla. Già la sola preoccupazione
della mamma per Ivan segnala la sua
attenzione e diviene testimonianza
della sua fede, con cui il ragazzo
dovrà fare i conti. Per il resto, non c’è
una regola fissa di comportamento.
Ognuno conosce il proprio figlio
e capisce se è opportuno insistere,
sapendo che, magari brontolando,
il ragazzo seguirà le indicazioni dei
genitori, oppure, ed è la maggioranza
dei casi, l’irrigidimento della mamma
o del papà genera solo una forza uguale
e contraria, di opposizione e netto
rifiuto.
Piuttosto, se abbiamo a cuore
la frequenza domenicale alla Messa,
facciamo in modo che il ragazzo si leghi
affettivamente all’ambiente della
parrocchia, magari frequentando
l’oratorio o praticando sport in esso, o
allo scoutismo cattolico. La compagnia
può facilitare la permanenza in un
contesto di fede e la circolazione di
riflessioni di natura religiosa. Anche
noi adulti, accanto alla partecipazione
all’Eucaristia, possiamo di tanto
in tanto proporre qualche pensiero
o qualche esperienza legata alla fede.
Spesso si prova imbarazzo a parlarne,
perché è una dimensione intima
e personale. Ma questo non significa che
sia un’esperienza individuale. La fede
cristiana ha necessità della condivisione
con una comunità di persone come
noi in cammino, come avviene alla
Messa. E, in quanto fede, si fonda sul
riconoscimento che è Dio che, anche
attraverso il nostro agire ma non solo,
opera nella vita di ciascuno. Possiamo
allora confidare che Dio stesso troverà
il modo di rendersi presente nella vita
dei nostri ragazzi. Non dimentichiamoci
che i nostri figli, come ogni altra
creatura, appartengono in primo
luogo a Lui, poi a sé stessi, e solo
in terza battuta a noi.
FABRIZIO FANTONI