“In tutto questo susseguirsi di violenza e mi chiedo se in fondo la violenza non stia tornando compagna della nostra vita come fossimo in guerra", commenta lo storico Andrea Riccardi, fondsatore della Comunità Sant'Egidio. "I nostri Paesi per anni e anni non hanno conosciuto la violenza se non quella del nostro terrorismo e delle mafie. Oggi una nuova e pesante violenza diventa compagna del nostro quotidiano”. La strage di Nizza è una grande tragedia che mostra la vulnerabilità della Francia e dell’Occidente rispetto a questo tipo di terrorismo”.
Che tipo di terrorismo è quello di Nizza?
“E’ un terrorismo nuovo, che ormai stiamo cominciando a comprendere come un fenomeno più pericoloso di tutti gli altri tipi di terrorismo, tradizionalmente legati a dei gruppi politici e a ideologie. Ormai abbiamo capito che emarginati, squilibrati, gente desiderosa di rivolta specialmente se di origini islamica, vogliono passare da zero a eroi e in questo senso gli si apre davanti il modello del terrorismo Isis. Questo è il punto. Se dietro questi episodi del terrore ci fosse una regia strategico-politica non dico che sarebbe meglio, ma sarebbe quanto meno più facile. Qui invece ci sono degli uomini che si auto-immolano e si proclamano tali”. L’islam moderato non dovrebbe prendere le distanze dall’estremismo terrorista e condannare pubblicamente questo genere di violenza proclamata in nome di Allah?
“Quella dell’Islam moderato è una categoria che ci siamo fatti noi occidentali e non aiuta a capire. Io parlerei di maggioranza di musulmani. E comunque le pubbliche condanne non mancano all’interno del mondo islamico. Penso al capo della moschea di Parigi dopo il Bataclan ma potrei fare molti altri esempi, anche in Italia”.
Come difendersi da questo nuovo tipo di terrorismo?
“C’è un grande lavoro di intelligence da fare per prevenire e presidiare le nostre società. Ma ci sono (parlo particolarmente della Francia) delle sacche immense di mondi disintegrati e pericolosi in cui nasce questo nuovo terrorismo. Qui non si tratta delle moschee estremiste, si tratta di gente che si radicalizza su Internet autonomamente, col fai-da-te. Questo è un grande rischio anche per l’Italia. Nella misura in cui si sviluppano periferie fuori controllo nascono situazioni umane disconnesse. E qui c’è una riflessione che noi dobbiamo fare: in questa mostra società globale, fatta di periferie e di individui isolati, c’è una potenzialità eversiva pericolosa e dolorosa. Io credo che sarebbe necessario fare una grande conferenza mondiale per porre le condizioni per un grande rilancio delle periferie, creando connessioni sociali, valorizzare le scuole, evitare gli isolamenti”.
Resta il fatto che l’orrore perpetrato nei quattro angoli del mondo si rifà a una ben precisa religione: l’Islam.
“Con questo terrorismo noi diciamo islam, ma l’islam c’entra fino a un certo punto, perché questo terrorismo è un frutto del mondo globale. Quando diciamo che a Nizza ci sono mille foreign fighters vuol dire che abbiamo a che fare con mondi fuori controllo. E allora la priorità è ricostruire una società civile che è a pezzi”.
Ci sono Stati che finanziano il terrorismo, magari gli stessi che si proclamano alleati dell’Occidente. Come l’Arabia o la Turchia…
“In tanti hanno giocato con l’Isis e si sono scottati. Il caso della Turchia è a sé. Sono rimasto colpito da quelli che a casa nostra inneggiavano al golpe e sa perché? Perché mi ricordavano quelli che volevano Pinochet per mandare via Allende. Non perché Erdogan sia Allende, ma un golpe non avrebbe mai potuto riuscire in Turchia”.
E perché?
“Perché i golpe non riescono nei moderni paesi democratici. Possono riuscire in Egitto che ha un analfabetismo che si aggira sul 30 per cento e si avvicina al 60 per le donne. Ma con Internet, i social media, al Tv, la cultura diffusa, come può riuscire un golpe, anche in Paesi che ne hanno avuti più di uno, come la Turchia? I fatti di Ankara sono il funerale del golpe come arma di cambiamento del potere. Alla fine questo golpe offre solo la giustificazione al presidente per una stretta maggiore, come si è visto con l’arresto di migliaia giudici".
C’è chi sospetta che il dietro il golpe fallito ci fosse lo stesso Erdogan, vista poi la piega che hanno preso gli avvenimenti…
“Lo hanno scritto in molti, ma mi pare che in quel video messaggio diffuso da una giornalista della Cnn turca Erdogan avesse un’aria veramente disperata. No, io non credo si sia trattato di teatro. Anche perché il golpe indebolisce per molti aspetti Erdogan sul piano del suo autoritarismo. Il popolo turco ha dimostrato di essere un Paese democratico. Quando vedo gente che affronta a mani nude i carrarmati non vedo dei fanatici ma dei democratici, anche se lo fanno a nome di Erdogan e dell’islam. Ora ci troviamo davanti a un futuro incerto".
Cosa farà Erdogan?
"Ci sarà una repubblica autocratica o un’apertura democratica? Questo è il grande punto. E’ stata una settimana così densa di interrogativi. A parte che sono assolutamente contrario all’uso dei golpe per cambiare da una politica all’altra, ma credo anche che il golpe se fosse riuscito avrebbe aperto al via a una vicenda sanguinosa, perché metà Turchia era con Erdogan”.