Se il voto alle Nazioni unite servirà davvero ad arrivare al riconoscimento di uno Stato Palestinese e a far marciare il processo di pace o se si dimostrerà solo una vittoria simbolica, visto il potere di veto che gli Stati uniti hanno dichiarato di voler usare nel necessario voto del Consiglio di sicurezza lo vedremo nel prossimo futuro. Intanto però, dopo il massacro del 7 ottobre da parte di Hamas che ha causato, secondo Times of Israel, 1.133 morti (274 militari, 57 agenti della polizia israeliana, 38 agenti della sicurezza locale e 764 civili) e la spropositata risposta del Governo di Netanyahu che ha causato finora, secondo i dati del ministero della sanità di Hamas, oltre 32mila vittime civili palestinesi, la comunità internazionale prova a darsi da fare. La risoluzione con la quale si riconosce la Palestina come qualificata per diventare membro Onu a tutti gli effetti ha ottenuto 143 voti a favore, 9 contrari e 25 astensioni.
A favore, tra gli altri, si sono espressi Cina, Russia e Francia (tutti e tre Paesi con diritto di veto). Contrari, oltre agli Usa, Israele (il cui rappresentante ha distrutto in un tritacarte alcuni fogli della Carta dell’Onu) l’Ungheria, la Repubblica Ceca e l’Argentina. L'Italia si è astenuta assieme a Regno Unito (che ha diritto di veto) e Germania.
Il rappresentante palestinese, l'ambasciatore Riyad Mansour, ha ricordato che «mentre parliamo - ha aggiunto - 1,4 milioni di palestinesi a Rafah si chiedono se oggi resteranno vivi».
Il nostro ambasciatore, Maurizio Massari, ha spiegato la posizione italiana che vuole arrivare alla soluzione dei sue popoli due Stati, ma al termine di negoziati diretti. «L'Italia», ha dichiarato, «è un convinto sostenitore del principio "due popoli, due Stati" e condivide l'obiettivo di una pace globale e duratura che potrebbe essere raggiunta solo, e sottolineo solo, sulla base di una soluzione a due Stati con Israele e Palestina che vivono fianco a fianco in pace e sicurezza all'interno di confini riconosciuti e concordati. Riteniamo che tale obiettivo debba essere raggiunto attraverso negoziati diretti tra le parti. Dubitiamo che l'approvazione odierna della risoluzione possa contribuire all'obiettivo di raggiungere una soluzione duratura del conflitto. Per questo motivo abbiamo deciso di astenerci».
Il nostro rappresentante ha comunque sottolineato che «con i brutali attacchi perpetrati da Hamas il 7 ottobre e il conseguente conflitto nella Striscia di Gaza, il raggiungimento dell'obiettivo della soluzione dei due Stati è diventato più urgente che mai. È l'unico modo per evitare gli eterni cicli di azione e reazione che hanno avvelenato generazioni di israeliani e palestinesi. Non ci sarà sicurezza per Israele senza l'esistenza di uno Stato palestinese sovrano e vitale. Uno Stato palestinese il cui territorio dovrebbe coprire sia la Cisgiordania che Gaza e che dovrebbe essere effettivamente governato da un'Autorità palestinese rinnovata. L'importanza di ripristinare un orizzonte politico per rispondere alle legittime aspirazioni del popolo palestinese dovrebbe guidare la nostra azione nel medio termine».