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lunedì 23 giugno 2025
 
 

Rifiuti, Roma teme di finire sommersa

27/05/2012  La nuova discarica non sarà più aperta a Corcolle. Non si sa però ancora dove sorgerà. Nel frattempo, comunque, si deve far fronte al problema della raccolta e dello smaltimento.

«Roma è una delle poche capitali europee che ancora non ha un sistema integrato di gestione dei rifiuti. Abbiamo poco tempo per affrontare e risolvere il problema e dobbiamo lavorare in fretta perché si può ancora fare». Parola del ministro dell'Ambiente Corrado Clini, che insieme a suoi colleghi, come il ministro per i Beni culturali, Lorenzo Ornaghi, ha vinto la battaglia che vedeva lui e gli altri contrari alla scelta di Corcolle come sito della nuova discarica romana.


Una scelta che era sostenuta, invece, dalla Governatrice del Lazio, Renata Polverini, e dal prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, il quale a seguito della decisione del Governo si è dimesso dall'incarico di Commissario delegato per l'emergenza rifiuti a Roma. Al suo posto il Consiglio dei ministri ha deciso di conferire al prefetto Goffredo Sottile l'incarico di procedere urgentemente “all'individuazione della discarica necessaria a dare soluzione al problema della gestione del ciclo integrato dei rifiuti della Capitale”.

Per arrivare davvero a un ciclo integrato di rifiuti occorrerebbe un deciso rafforzamento della raccolta differenziata, ma la presenza della più grande discarica d'Europa, Malagrotta, ha fatto sì che la differenziata non decollasse mai realmente ed oggi è ferma al 20-26%. «La via da seguire per risolvere il problema rifiuti della Capitale è già stata tracciata all'interno del Piano per Roma proposto dal ministro dell'Ambiente Clini, nel quale, giustamente, s'inverte completamente l'impostazione puntando innanzitutto all'aumento del riciclaggio da raccolta differenziata per poi utilizzare la discarica solo per le quantità residuali dopo il trattamento negli impianti esistenti in città ma mai entrati in funzione a regime», spiega il vicepresidente di Legambiente Stefano Ciafani. «In due anni, si può arrivare al 65%, come dimostrato in altre grandi città italiane a partire da Salerno, con investimenti adeguati ma soprattutto rapidi».

L'invito a guardare alla Germania «dove le discariche non si fanno più» arriva dal sottosegretario all'Ambiente Tullio Fanelli che ieri, intervistato dai giovani reporter di “Giornalisti nell'erba” ha detto: «Dobbiamo smettere di fare discariche, dovunque le si faccia è un danno. Serve tempo, organizzazione e sapere». Nel frattempo il tempo scarseggia perché entro il 30 giugno Malagrotta - la discarica provvisoria di Roma - deve chiudere, e sembra di assistere a un inverosimile e sconcertante gioco dell'oca, dove non si riesce mai ad arrivare alla fine, ma a un certo punto si ricomincia tutto daccapo. Così si rischia di assistere nei prossimi mesi a scenari già visti a Napoli e Palermo con cumuli di rifiuti per la strada oppure spediti all'estero a caro prezzo. Bocciato Corcolle, torna in campo l'ipotesi di Monte Carnevale, a un tiro di schioppo da Malagrotta. Il ministero dell'Ambiente l'aveva indicata come l'area più idonea per le positive caratteristiche idrogeologiche, ma un altro ministero, quello della Difesa, aveva opposto un veto perché il sito, un ex deposito di brecciolino, è troppo vicino al centro Intelligence delle Forze Armate. 

Un'altra possibilità è quella di Pian dell'Olmo, l'unica sostenuta in modo esplicito dal presidente della Provincia Nicola Zingaretti, ma qui vengono addotti - per opporsi - motivi archeologici, paesaggistici e di sicurezza. Ma soprattutto rischi per la salute pubblica, visto che il centro abitato di Riano dista poche centinaia di metri da quel luogo. A favore di Pian dell'Olmo si è espresso anche l'avvocato Manlio Cerroni, proprietario di Malagrotta, da decenni deus ex machina della politica dei rifiuti a Roma. Tre i siti alternativi che controlla: Pian dell'Olmo, Monti dell'Ortaccio, a poche centinaia di metri da Malagrotta,  distante chilometri dalle abitazioni intorno, e Quadro Alto, ovvero le cave nel Comune di Riano già scelte dal Commissario Pecoraro e poi scartate in favore di Corcolle.

Dopo 10 anni di proroghe la discarica provvisoria di Malagrotta continua ad accogliere ogni giorno quasi 5 tonnellate di rifiuti provenienti da Roma e dai Comuni limitrofi. «Non si sa esattamente neanche quanto sia estesa, 160 o forse 240 ettari», spiega Stefania Divertito, autrice di “Toghe Verdi” in cui si ricostruisce la vicenda giudiziaria di Malagrotta. «Il mostro si espande, si innalza, modifica l'orizzonte di giorno in giorno. Secondo le stime dagli anni Sessanta lì sarebbero state riversate 60 milioni di tonnellate di rifiuti, calcolando un uomo dal peso medio di 80 chili, l'equivalente dell'intera popolazione europea».


Il Consiglio di Stato ha recentemente disposto una nuova perizia sulla discarica, accogliendo il ricorso del Codici (Centro per i diritti del cittadino) contro la sentenza del Tar del Lazio. Quest'ultima accoglieva il ricorso della Giovi Srl, l'azienda di Manlio Cerroni, titolare della gestione della discarica di Malagrotta, annullando l’ordinanza del Comune di Roma che imponeva la messa in sicurezza della discarica. Il ricorso della Giovi Srl si basava sulla convinzione della non pericolosità per la salute pubblica delle acque sotterranee. Queste motivazioni non hanno convinto il Codici che ha fatto a sua volta ricorso per garantire a tutti i cittadini il diritto alla salute.

La nuova perizia, disposta dal Consiglio di Stato, sarà condotta dal Politecnico di Torino, in seguito alle critiche di cui era stata oggetto la precedente perizia predisposta dall’Università La Sapienza di Roma. Il collegio di verificazione dovrà valutare se è vero che a monte della discarica la falda non è inquinata e quindi l’acqua è potabile; se gli agenti inquinanti rinvenuti sono o meno conseguenza dell’inquinamento da discarica; se nell’area si registra un’alta concentrazione di metalli pesanti.

««Si festeggia per Villa Adriana di Tivoli, salvata dallo sfregio della discarica. Un risultato insperato raggiunto grazie ai cittadini, alla mobilitazione sul web e probabilmente anche all'intervento del Presidente della Repubblica. Anche le bottiglie di acqua andrebbero altrettanto bene per festeggiare, visto che da quelle parti passa anche l'acquedotto dell'Acqua Marcia, il terzo acquedotto di Roma antica, ancora utilizzato per l'acqua potabile e l'agricoltura, e che ora è al riparo da possibili minacce.


Villa Adriana fu costruita, a partire dal 117 d.C., dall'imperatore Adriano interessato a una residenza imperiale lontana dal caos di Roma. La villa accolse d'estate l’imperatore e i suoi migliori ricordi orientali, come le Cariatidi dell’Eretteo ateniese, il Canopo di Alessandria d'Egitto e celebri mosaici, accumulando un patrimonio di ricchezze cui in seguito avrebbe attinto lo stesso cardinale Ippolito II d’Este per adornare la vicina Villa d’Este, altro gioiello dell'Unesco. Personalissimo rifugio di Adriano era in particolare il teatro Marittimo, circondato da un portico circolare a colonne ioniche. Non manca un insieme di edifici termali – le Grandi e Piccole Terme – che si collegava al Pecile, il portico variopinto di stoica memoria, decorato con le opere dei più grandi pittori greci, meta prediletta dei viaggi e delle meditazioni di Adriano. 

L'imperatore realizzò quella che oggi è considerata la più importante e complessa Villa dell'antichità romana, se si pensa che il relativo parco archeologico è vasto quanto quello di Pompei. Tutti sperano non faccia però la fine di Pompei, visto che Villa Adriana - 120 ettari di residenze, giochi d’acqua e meravigliosi monumenti - rimane in una situazione precaria, non essendo mai arrivati i fondi necessari per il restauro e per la manutenzione delle zone che scontano una situazione di degrado. 

Patrimonio mondiale dell'Umanità per l'Unesco, la storica villa, salvata ora dall'alluvione di rifiuti, rischia di essere oggetto dell'ennesima colata di cemento. «La lottizzazione Nathan porterà 180.000 metri cubi di cemento a ridosso di uno dei monumenti più importanti della romanità, sviluppandosi in parte su terreni soggetti a rischio di esondazione», denuncia il Wwf di Tivoli. «È già stato costruito a spese del contribuente un lungo argine in cemento che ha orrendamente sfigurato un bellissimo monumento romano, il Mausoleo dei Plutii. I critici d'arte parlano di Ponte Lucano come “una sorta di luogo magico trasformato in un pezzo d’inferno”. Bisogna fermarsi finché siamo in tempo». Al momento l'unica barriera per salvare dal cemento le aree agricole immediatamente adiacenti a Villa Adriana sono i ricorsi al Tar presentati dal Wwf e da Italia Nostra. L'Adriano di cui narra Marguerite Yourcenar diceva: «Io sono il custode della bellezza del mondo». Oggi tra degrado, rischio crolli, discariche abusive e avanzata del cemento, ci sarebbe davvero bisogno di lui.

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