“L'Italia contribuisce al dovere di solidarietà, assistenza e accoglienza nei confronti di quanti, costretti a fuggire dalle proprie terre, inseguono la speranza di un futuro migliore per sé e per i propri figli”. Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel messaggio in occasione della giornata mondiale del rifugiato. Il monito di Mattarella non è peregirno dato il suo ruolo primario di garante della Costiruzione. E l’articolo 10 della nostra Carta recita testualmente:
"L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.
La condizione giuridica dello straniero è regolata dalla legge in conformità delle norme e dei trattati internazionali.
Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l'effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d'asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.
Non è ammessa l'estradizione dello straniero per reati politici".
Non è un caso che Mattarella ricordi che “nel sollecitare la comunità internazionale e l'Unione europea a compiere passi crescenti su questo terreno, la Repubblica Italiana si conforma alle norme sancite dal diritto internazionale relative all'accoglienza di coloro che hanno diritto a protezione”.
Ma le parole del capo dello Stato si rivelano pregne di umanità, all’indomani delle parole durissime del vicepremier Salvini sui rifugiati e sull’annuncio della schedatura dell’etnia rom. Annuncio cui segue, il giorno dopo, l’abbattimento di una baracca dei sinti da parte del sindaco di Carmagnola. Impossibile non notare - fattele debite proporzioni col passato - delle analogie con un inquietante e tragico precedente storico: il censimento del Governo Mussolini compiuto il 22 agosto 1938 nei confronti dei 58.412 italiani con almeno un genitore ebreo, preludio al rastrellamento del 16 ottobre del 1943 del ghetto di Roma da parte dei nazisti.
Ancora una volta il Colle si rivela una stella polare della Repubblica italiana. Questo non significa che il presidente non abbia ben presente l’isolamento in cui si ritrova l’Italia nella gestione dei rifugiati. “La tragedia dei rifugiati - donne, uomini e bambini costretti ad abbandonare le proprie case in cerca di un luogo dove poter vivere - è oggi sempre più drammaticamente attuale, come hanno sottolineato anche le Nazioni Unite”, prosegue infatti il messaggio del capo dello Stato, secondo il quale "la comunità internazionale deve operare con scelte politiche condivise e lungimiranti per gestire un fenomeno che interessa il globo intero. L'Unione europea, in particolare, deve saper intervenire nel suo insieme, non delegando solamente ai Paesi di primo ingresso l'onere di affrontare le emergenze”.
Per Mattarella, inoltre, "la gestione attuale dei fenomeni migratori deve lasciare il posto a interventi strutturali che rimuovano le cause politiche, climatiche, economiche e sociali che alimentano tante tristi vicende.Per governare i grandi spostamenti di esseri umani occorre prevenire i conflitti e mettere fine a quelli in corso, sostenere i Paesi di origine dei flussi aiutandoli a combattere carestie e malnutrizione, fornire adeguato sostegno ai Paesi limitrofi”. Soluzioni complesse a problemi complessi. E non proclami propagandistici.