Si è dato spazio (troppo) alla richiesta di silenzio della figlia di Totò Riina. Il silenzio, invece, non può e non deve avere spazio e non solo per non dare spago alla retorica familiare del capo dei capi che ancora fa presa in certi contesti.
Non si può fare silenzio. Non possiamo farlo per le donne che hanno vissuto nel dolore e nelle macerie che Riina ha rovesciato sulle loro vite, non possiamo tacere perché dobbiamo raccontare a chi per età non può ricordare e a chi verrà dopo.
Non possiamo tacere per gli occhi verdi e fieri di Margherita Asta che chiedono di non dimenticare la sua mamma Barbara Rizzo e i suoi fratellini di sei anni Giuseppe e Salvatore uccisi sulla strada di Pizzolungo quando Margherita aveva solo dieci anni. Volevano colpire il giudice Carlo Palermo non si fecero scrupolo di uccidere loro che passavano di lì. Non possiamo tacere per il dolore schivo di Alba Terrasi che doveva sposare Rocco Dicillo, uno degli uomini di scorta di Giovanni Falcone, e non ha fatto in tempo.
Non possiamo tacere per Emanuela Loi che aveva 24 anni e faceva la scorta per mettere da parte il necessario per sposarsi: è morta con Paolo Borsellino il 19 luglio 1992. Non possiamo fare silenzio per Simona Dalla Chiesa l’ultima figlia del Generale Carlo Alberto Dalla Chiesa che oggi dice: «Se più persone rinunciassero alle scorciatoie e raggiungessero i propri obiettivi per le vie lineari dell’onestà, forse non avremmo più bisogno dei martiri». Non possiamo fare silenzio per Caterina, due mesi, e Nadia Nencioni, 9 anni, che avevano tutta la vita davanti e dalla notte dei Georgofili non l’hanno avuta più.
Non possiamo fare silenzio per le donne che chiedono voce per continuare a vivere nel ricordo degli altri e per quelle che chiedono di non spegnere la memoria delle persone che hanno amato e visto morire. Non possiamo fare silenzio per non farli morire di nuovo, non possiamo fare silenzio per non svuotare di senso tutto questo dolore riducendolo a un fatto privato.
Non passiamo fare silenzio per donne come Ilda Boccassini che hanno accettato anni di sacrifici per sé e per le proprie famiglie, per andare lontano a cercare di stanare gli assassini delle famiglie degli altri.
Non possiamo fare silenzio perché dobbiamo scegliere da che parte stare, non possiamo fare silenzio perché abbiamo il dovere di ricordare.
Ps. C’è una scelta soggettiva in questi nomi di donne. Donne perché una donna ha chiesto silenzio. Pochi nomi perché sarebbe troppo lungo citare tutti, ma esempi per ricordare anche gli altri. Proprio questi nomi perché: Caterina e Nadia non hanno fatto in tempo ad avere una storia da raccontare; Emanuela aveva una giovane storia ma non ha fatto in tempo a raccontarla; le altre hanno una storia che, in contesti pubblici o privati, ho potuto ascoltare.