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mercoledì 11 settembre 2024
 
Primi Vespri/Te Deum
 

Riscattare dalla schiavitù

31/12/2018  Al termine dell'anno papa Francesco, nell'omelia dei primi Vespri ricorda le oltre diecimila persone che a Roma vivono senza dimora. «D’inverno la loro situazione è particolarmente dura. . Sono tutti figli e figlie di Dio, ma diverse forme di schiavitù, a volte molto complesse, li hanno portati a vivere al limite della dignità umana». Poi la recita del Te Deum

«Dobbiamo fermarci, fermarci a riflettere con dolore e pentimento perché, anche durante quest’anno che volge al termine, tanti uomini e donne hanno vissuto e vivono in condizioni di schiavitù, indegne di persone umane». Papa Francesco, nell’omelia dei primi Vespri nella solennità di Maria Santissima, ferma l’attenzione sulla situazione dei tanti, che anche a Roma, vivono nella sofferenza. «Penso, in particolare, a quanti vivono senza una dimora. Sono più di diecimila. D’inverno la loro situazione è particolarmente dura. Sono tutti figli e figlie di Dio, ma diverse forme di schiavitù, a volte molto complesse, li hanno portati a vivere al limite della dignità umana», spiega Bergoglio. Ma Dio si è fatto uomo proprio per riscattare dalla schiavitù. Da quella materiale e da quella del peccato. «Gesù è nato in una condizione simile, ma non per caso, o per un incidente: ha voluto nascere così, per manifestare l’amore di Dio per i piccoli e i poveri, e così gettare nel mondo il seme del Regno di Dio, Regno di giustizia, di amore e di pace, dove nessuno è schiavo, ma tutti sono fratelli, figli dell’unico Padre», insiste il Papa incoraggiando la Chiesa di Roma a stare dentro queste situazioni di povertà. Non semplicemente osservandole e assistendole, ma esprimendo quella che Francesco chiama «vicinanza materna», «amore», che poi è ciò che dà senso alla vita. Il Papa aveva ricordato l’espressione del Vangelo  «pienezza del tempo» spiegando che «essa assume una risonanza particolare in queste ore finali di un anno solare, in cui ancora di più sentiamo il bisogno di qualcosa che riempia di significato lo scorrere del tempo. Qualcosa o, meglio, qualcuno. E questo “qualcuno” è venuto, Dio lo ha mandato: è “il suo Figlio”, Gesù». È ancora un bambino, « per il momento è quasi invisibile e insignificante, ma nel giro di poco più di trent’anni, quel Gesù sprigionerà una forza inaudita, che dura ancora e durerà per tutta la storia. Questa forza si chiama Amore. È l’amore che dà pienezza a tutto, anche al tempo; e Gesù è il “concentrato” di tutto l’amore di Dio in un essere umano». E San Paolo «dice chiaramente perché il Figlio di Dio è nato nel tempo, qual è la missione che il Padre gli ha dato da compiere: è nato “per riscattare”» cioè, spiega Francesco, per «far uscire da una condizione di schiavitù e restituire alla libertà, alla dignità e alla libertà propria dei figli».  Dio «ha mandato nel mondo il suo Figlio Unigenito per sradicare dal cuore dell’uomo la schiavitù antica del peccato e così restituirgli la sua dignità».

 
 
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