Gentile dottor Fantoni, vogliamo sottoporle questo problema che ci fa soffrire. Abbiamo una nipote, Maria, che frequenta la quarta liceo scientifico. Ha una famiglia regolare, con mamma e papà impiegati e una sorella più grande che lavora. È ben inserita a scuola, stimata dai professori per il suo impegno e con ottimi rapporti con gli amici; da metà novembre, per una difficoltà oggettiva su due materie, sta cercando in tutti i modi di smettere la scuola, accampando malesseri non meglio specificati. Ora ha sospeso la frequenza a scuola.
La psicologa che la segue dice ai genitori che è giusto assecondare la ragazza per farla stare bene. Di parere diverso, invece, uno psichiatra consultato, il quale ha prescritto qualche farmaco e gli ha consigliato di continuare la scuola.
Alla ripresa dopo Natale si è ripresentato lo stesso problema di frequenza e i genitori non riescono a gestire la situazione. Oltretutto, lei è libera di andare a divertirsi con gli amici, in palestra e dormire fino a tardi senza che i genitori riescano a controllarla. Come nonni, ci chiediamo: dove va a finire la funzione e il ruolo dei genitori che devono essere una guida per una creatura che sta crescendo e che dovrà poi rapportarsi con le dure leggi del lavoro e della società?
DUE NONNI ANGOSCIATI E IMPOTENTI
Cari Nonni, forse potreste partire da Maria, chiedendovi come mai una ragazza impegnata e responsabile, con buoni rapporti con insegnanti e compagni, all’improvviso decida di lasciare la scuola. Non per capriccio, vista la descrizione che ne fate, anzi probabilmente con una certa sofferenza, malgrado il piacevole uso del tempo libero.
Perché l’impotenza che voi e i genitori state provando, magari è la stessa impotenza che la ragazza sta provando di fronte alle “dure leggi” della società che voi ricordate. Non sappiamo i motivi profondi di questo suo comportamento, e spesso sono nascosti.
Quello che appare è un senso di incapacità e di inutilità che provoca la fuga: fuga dagli impegni, dalle prestazioni scolastiche, in ultima analisi dal rapporto con la realtà. Si tratta di situazioni oggi non infrequenti.
Per superarle, occorre guardare con attenzione le risorse che l’adolescente ha. Nel caso di Maria, per fortuna, non tutto è crollato: la ragazza non si è chiusa nella sua camera, come fanno molti, ma ha mantenuto le relazioni e il costante impegno della palestra.
È necessario che la sua vita e il suo percorso di crescita proseguano e che non butti via gli anni di scuola fatti.
Per farla ripartire, forse si potrebbe fare leva sui rapporti che ha nella scuola: un’apertura di dialogo da parte dei docenti, un coinvolgimento da parte dei compagni, magari una graduale ripresa di contatto con la vita di classe. E da parte di voi nonni, ci può essere la disponibilità ad accoglierla nella fragilità che sta mostrando: qualche giorno con voi, senza prediche, ma col piacere di stare insieme e il segnale che voi credete in lei, malgrado le difficoltà. In modo che si rafforzi per affrontare quelle sfide della vita che voi ben conoscete